Paesi fantasma in Sicilia: solitudine e fascino dei borghi abbandonati

I borghi fantasma in Sicilia custodiscono frammenti della storia dell’Isola, esercitando un enorme fascino e attirando curiosi e amanti dei luoghi dimenticati.

Visitando i bellissimi borghi abbandonati sparsi in Sicilia, è impossibile resistere alla sensazione di essere capitati in luoghi dimenticati dal tempo. Sospensione. È questa la percezione immediata, come se quelle strade deserte, i palazzi vuoti e in rovina, le case disabitate non appartenessero a questa dimensione ma a un’altra, a una realtà insensibile allo scorrere dei minuti.

Esistono numerosi paesi fantasma in tutta la Sicilia, cittadine che, ormai da decenni, restano disavvezze alla presenza quotidiana dell’uomo, caricandosi, ogni giorno di più, di solitudine e bellezza. Non a caso, questi borghi attirano l’interesse di molti curiosi e appassionati dei posti dimenticati, che li visitano alla ricerca di qualche scatto suggestivo o per il desiderio di entrare in contatto con la storia, più o meno remota, dell’Isola e con un passato rimasto cristallizzato tra le mura in rovina. Scopriamo, quindi, alcuni di questi deserti, eppure incantevoli, paesi fantasma della Sicilia.

Noto Antica – Siracusa

Come molti sapranno, nel gennaio del 1693 un sisma violentissimo si abbatté sulla Val Noto, facendo tremare letteralmente tutta la Sicilia sud-orientale e radendo al suolo le città e causando migliaia di morti. Noto Antica, situata sul monte Alveria a Siracusa, fu uno dei luoghi più prossimi all’epicentro e, di conseguenza, uno dei più martoriati. I pochi abitanti rimasti in vita, stremati da diversi giorni di scosse, scelsero di abbandonare le proprie case e sparpagliarsi nei territori circostanti, ricostruendo più a valle la città, l’attuale Noto.

Con i suoi millenni di storia sulle spalle, i primi insediamenti nel sito parrebbero risalire già all’età del bronzo, sebbene la sua edificazione si dovrebbe al re dei Siculi, Ducezio, che la rese una roccaforte inespugnabile contro i nemici. In effetti, nessun invasore riuscì mai a impadronirsi con la forza della città, piegata soltanto dal terremoto. Oggi Noto Antica costituisce un’area archeologica di grandissimo interesse e fascino, sebbene non adeguatamente valorizzata. Vi si possono, tutt’oggi, ammirare parte delle antiche mura di cinta, il Castello Reale (XI-XVII secolo), la Porta della Montagna (ingresso al sito) e numerosi altri resti risalenti a epoche diverse.

Noto Antica
Noto Antica

Gibellina e Poggioreale – Trapani

Un altro terribile sisma, stavolta quello della Valle del Belice del 15 gennaio 1968, è la causa del definitivo spopolamento di Gibellina, in provincia di Trapani. Il bilancio del terremoto fu di oltre mille morti e sei paesi distrutti, privando delle proprie abitazioni circa cento mila persone. Come spesso accade in occasione di eventi di tale portata, gli abitanti preferirono disperdersi nei paesi vicini, anziché imbarcarsi in una costosa e infinita ricostruzione. Oggi sui resti di Gibellina sorge una vera e propria opera d’arte diffusa. L’artista Albero Burri, infatti, ha realizzato sulle macerie il suo Grande Cretto, un’opera di land art, realizzata con una colata di cemento bianco che ricostruisce simbolicamente i vicoli dell’antica città. Il monumento, in memoria delle vittime, costituisce una delle opere d’arte contemporanea più grandi al mondo.

Tra i paesi distrutti dal terremoto del 1968 si trova anche Poggioreale. La violenza di quelle scosse resta immortalata nei ruderi, ancora visibili, del borgo, che venne abbandonato e ricostruito più a valle. Soprannominata da alcuni “la città fantasma”, oggi è meta di un turismo di passaggio, mentre nella vecchia Biblioteca Comunale è stato allestito un museo etno-antropologico di vita contadina.

Gibellina dall'alto. Fonte: Visit Sicily.
Gibellina
Gibellina
Poggioreale. Foto di Tiberio Frascari, Flickr.
Poggioreale. CC: Picasa.

Villaggi Schisina – Messina

I Villaggi Schisina si trovano nelle vicinanze di Francavilla di Sicilia, in provincia di Messina. Si tratta di un agglomerato di piccoli paesi, fatti edificare negli anni Cinquanta dalla Regione Siciliana. In seguito all’esproprio di latifondi portato avanti dall’Ente per la Riforma Agraria in Sicilia, i contadini che ne avessero fatto richiesta avrebbero potuto acquistare le abitazioni con canoni agevolati.

Il progetto, tuttavia, non ebbe un grande successo e durò appena dieci anni, mentre, da quel momento in poi, i villaggi furono interessati da un progressivo e totale spopolamento. Le abitazioni, infatti, erano costituite da appena due locali, una cucina e una camera da letto, senza rete elettrica né acqua. Queste problematiche spinsero gli assegnatari a rinunciare. I villaggi, che oggi si presentano desolati e in stato di completo abbandono, sono: Schisina, Borgo San Giovanni, Bucceri-Monastero, Pietra Pizzuta, Malfìtana, Piano Torre, Morfia.

Cunziria – Catania

Non distante da Vizzini, in provincia di Catania, sorge un piccolo borgo settecentesco, che sembra essere stato tirato fuori da una cartolina. Cunziria, questo il nome del paese, è costituito da casupole in pietra disposte sulle colline. La sua antica vocazione era la concia delle pelli e, non a caso, vi si possono ancora ammirare diversi luoghi che erano adibiti proprio alla lavorazione del pellame. La disposizione del borgo, con ampi spazi aperti che consentivano l’essiccazione delle pelli, sommata alla presenza di un torrente, il Masera, e l’abbondanza di tannino, fondamentale per il lavoro di conceria, rendevano questo luogo adatto alla pratica della concia.

Per quanto teatro delle vicende di “Cavalleria Rusticana” di Giovanni Verga, lo scorrere impietoso del tempo e il progresso non hanno protetto il borgo dallo spopolamento. Tuttavia, negli anni dopo l’abbandono, Cunziria si è riscoperto set cinematografico, voluto da Franco Zeffirelli e, successivamente da Gabriele Lavia, che lo scelse per girare “La Lupa”.

Cunziria. Fonte: TripAdvisor.
Cunziria. Fonte: TripAdvisor.
Cunziria. Fonte: TripAdvisor.

Borgo Borzellino e Borgo Schirò – Palermo

Borgo Borzellino, insieme ad altri costruiti nella zona ma rimasti incompiuti, fa parte della tornata di costruzioni d’epoca fascista, che avrebbero dovuto risollevare l’agricoltura del Meridione. Sito a Monreale, in provincia di Palermo, e progettato da Giuseppe Caronia e Giovanni Puleo, lo sbarco degli Alleati mise fine ai lavori, ripresi e ultimati solo nel ’55. In realtà, però, nessuno si stabilì mai nel paese, in parte perché non esisteva più l’interesse per quel tipo di borghi e in parte a causa di problemi nella progettazione.

Borgo Borzellino, infatti, si trova a ridosso della SS624, un’autostrada molto trafficata che causa fastidiosi rumori nella cittadina abbandonata. A differenza di altri paesi fantasma, questo borgo si trova piuttosto vicino a un centro abitato, San Cipiriello. È, inoltre, attraversato da una linea ferroviaria, anch’essa fantasma, la Palermo-Camporeale.

Non distante da Corleone, infine, si trova un altro villaggio fantasma, Borgo Schirò, nato anch’esso dai progetti di bonifica delle aree paludose dell’Isola durante il regime fascista. L’alimentari, il laboratorio anti-malarico, lo studio medico restano in piedi tutt’oggi, con le insegne ancora visibili e la tipica architettura del Regime. Dopo gli anni di massimo splendore per questo borgo, avuto tra gli anni Quaranta e Cinquanta, già negli anni Settanta il paese appariva quasi spettrale, con una sola famiglia rimasta ad abitarvi, i proprietari dell’alimentari e della tabaccheria, che rifornivano i contadini che lavoravano nei campi vicini, e il prete. Oggi completamente disabitato, è meta di alcuni appassionati di storia locale e dei curiosi.

Borgo Borzellino

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Debora Guglielmino

Classe '94, la passione per l'informazione e il giornalismo mi accompagna sin da quando ero ancora una ragazzina. Studentessa di Scienze della Comunicazione, amo la lettura e le atmosfere patinate ed eleganti tratteggiate nei romanzi della Austen. Appassionata e ambiziosa, sogno di poter un giorno conoscere il mondo e di raccontarlo attraverso una penna e un taccuino.

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