A Catania quaranta realtà associative locali hanno aderito a una proposta di rinnovamento urbano. L'obiettivo è di dare nuova vita a edifici dismessi per uso sociale e culturale.
Si è tenuto il 31 marzo 2021 il secondo tavolo operativo del Cantiere Welfare culturale per gli edifici pubblici dismessi a Catania. Un incontro preliminare si era già svolto l’11 marzo nell’aula di Palazzo degli elefanti. Si tratta di un progetto importante per la città di Catania la cui proposta – nata dal basso – è stata lanciata da CDO Sicilia e Officine Culturali. Sottoscritta da oltre quaranta associazioni e organizzazioni catanesi, l’obiettivo è quello di riconvertire edifici e spazi pubblici dismessi del centro storico della città per uso culturale e sociale.
Una giornata di confronto ricco e partecipato quella di ieri, coordinata dagli Assessori alla Cultura, Barbara Mirabella, all’Urbanistica, Enrico Trantino, al Patrimonio, Roberto Bonaccorsi, i Presidenti delle Commissioni Urbanistica e Cultura, Manfredi Zammataro e Giovanni Grasso, i Direttori Biagio Bisignani (Urbanistica), Maurizio Trainiti (Patrimonio) e Paolo Di Caro (Cultura), con la presenza di Paolo La Greca, docente di Urbanistica dell’università di Catania.
Si tratta di un’iniziativa ambiziosa, che potrebbe però rivelarsi per la città di Catania un nuovo punto di partenza per valorizzare un tessuto urbano che – pur in un periodo storico non particolarmente edificante dal punto di vista sociale, umano ed educativo – rimane variegato e ricco di linfa vitale, grazie soprattutto alle numerose organizzazioni culturali in grado, da anni, di fare la differenza.
Come sottolineato da Francesco Mannino, presidente di Officine Culturali, nel corso della mattinata, “questo tavolo deve essere uno strumento per rafforzare l’impatto sociale del lavoro di operatori, operatrici e organizzazioni culturali a Catania. Grazie a questo tavolo si apre la possibilità che questo lavoro culturale abbia maggiore rilevanza e soprattutto possa avere maggiore ambizione di agire efficacemente sulle criticità e la fragilità sociale di questa città. È un piccolo contributo a fronte dell’enormità delle diseguaglianze e delle contraddizioni che vivono le nostre città, che dovrà fare parte di un approccio intersettoriale di welfare pubblico che potrà vedere la luce grazie alla necessità di aprire una nuova fase sociale di diritti, servizi e opportunità, una fase che superi una crisi longeva, che il Covid ha solo esasperato e resa ancora più evidente”.
Fondamentale in questo senso, sarebbe anche il coinvolgimento dei cittadini e delle cittadine e di chi già opera sul territorio. “È fondamentale – chiarisce il presidente di Trame di Quartiere, Luca Lo Re – che si produca un processo generativo, non solo per le associazioni interessate, ma anche e soprattutto per quelle realtà (cittadini compresi) che abitano il contesto. Il riuso degli spazi dismessi, in relazione alle forti diseguaglianze sociali e culturali che presentano i territori e i contesti, deve essere interpretato come leva e asset per abilitare abitanti, operatori economici e associazioni che quotidianamente vivono e lavorano all’interno dei quartieri interessati. Vorremmo evitare che si producano nuovi processi di espulsione degli abitanti dai loro contesti e dall’altro approfondire le conoscenze e le risorse sociali presenti”.
Anche il prof. Paolo La Greca ha sottolineato infatti che “un intervento di rigenerazione umana è un intervento in ipse legato all’idea di partecipazione. Significa intervenire su una parte viva della città che è totalmente di proprietà di qualcuno, anzi di una sommatoria di soggetti che la possiedono. Quindi è necessaria cooperazione. È un percorso non semplice da un punto di vista normativo, ma si può fare!”.
Dal canto suo, l’amministrazione comunale sembra raccogliere la sfida delle associazioni. L’assessora Barbara Mirabella ha rassicurato: “Oggi c’è un’amministrazione che abbraccia questa sfida! È un intervento di tutela sul nostro patrimonio culturale, una gestione condivisa di tutte le attività ricreative, artistiche, culturali”.
Nel corso dell’incontro di giorno 31 marzo, diverse associazioni hanno presentato la loro realtà, idee e proposte. “Se impostiamo bene il lavoro – chiarisce Francesco Mannino di Officine Culturali a LiveUnict –, alcune cose potrebbero avere delle chances maggiori di essere impattanti. Al Comune bisogna riconoscere di aver accettato di creare la condizione perché avvenisse questo confronto. Hanno colto molti stimoli sul come, sul quando e sul come. Tutte queste dimensioni sono emerse oggi e adesso il loro onere sarà quello di fare una sintesi”.
Tale sintesi sarà proposta dopo il 7 aprile, data fissata come termine ultimo per inviare le proposte. Officine Culturali e Compagnia delle Opere Sicilia hanno già inviato un documento in cui si riassumono sei punti fondamentali su cui porre attenzione dopo questa fase di ricognizione: definire la struttura ovvero “chi” farà “cosa”; definire cosa sarà il tavolo tecnico e quanta rilevanza avrà nei fatti, definire quali edifici possono essere utilizzati, definire cosa si intende per “welfare culturale”, definire le risorse, definire i tempi e le tappe.
Per quanto riguarda gli edifici da utilizzare, Rossana Leonardi della Cgil sottolinea che a Catania “sono troppi gli immobili abbandonati, in disuso e vandalizzati, che si affacciano nelle vie della città ed in molti quartieri. Cominciare ad intervenire su quelli pubblici è già una importante impegno che l’amministrazione, le associazioni e la comunità devono assumere per una reale rigenerazione urbana della città”. Resta tuttavia da stabilire quali sono questi edifici e su quali si può intervenire. In particolare, Mannino sottolinea l’importanza di affrontare la questione degli edifici regionali su cui il Comune ha competenza urbanistica o politica.
In merito alle risorse, infine, “esistono già delle risorse che potrebbero essere utilizzate – spiega il presidente di Officine Culturali a LiveUnict –. C’è un bando aperto sulla rigenerazione urbana, che mette a disposizione 20 milioni di euro per le città con più di 100 mila abitanti. Non sono tutti i soldi che servono ma si potrebbero fare cose molto interessanti. C’è anche il PON METRO con 90 milioni per la città di Catania con cui si potrebbero fare tantissime cose: energia, trasporto, mobilità sostenibile. A che punto siamo? Si possono spendere? Ancora, c’è il Piano Nazionale Ripartenza e Resilienza e la democrazia partecipata. Ci sono molte cose su cui si può ragionare. Quindi questo tavolo si deve dare delle tappe in cui via via si chiariscono alcune cose. Non bisogna avere fretta, ma è bene decidere i tempi. L’incontro di oggi ci avvicina alla possibilità che si ragioni in questi termini. È stata una bella occasione di confronto”.
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