È il 15 marzo: la data segnata da qualsiasi calendario è quella riservata alla Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla. Per l’occasione, LiveUnict ha intervistato la Dottoressa Maria Rita Ursino, Biologo Nutrizionista, con lo scopo di porre l’attenzione sui disturbi del comportamento alimentare, problematica diffusa tra i più giovani ma spesso accantonata.
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Oggi, 15 marzo, ricorre la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata alla lotta ai Disturbi del comportamento alimentare, oltre che alla sensibilizzazione sul tema. Numerosi esperti sostengono che i casi siano notevolmente aumentati con l’avvento della pandemia ed i lockdown: di fronte a queste affermazioni, cresce l’esigenza di informarsi ed informare sulla tematica.
In primo luogo, per combatterli, è necessario conoscere quali siano i principali disturbi più comunemente noti come “alimentari”. Di fatto, risulterebbe riduttivo trattarne facendo riferimento solamente ad anoressia e bulimia. Sotto il titolo di Dca vanno collocate, oltre alla sindrome di alimentazione incontrollata, anche l’ortoressia, forma di attenzione abnorme alle regole alimentarti, la vigoressia (o bigoressia), che prevede una vera e propria ossessione per la propria massa muscolare.
Quella dei disturbi del comportamento alimentare è una problematica che, soprattutto nel corso degli ultimi anni, ha finito per colpire soggetti dalle caratteristiche diverse. Gli uomini, per esempio, non restano del tutto esclusi: tuttavia, il numero di casi tra donne sarebbe e resterebbe più elevato.
“Ad oggi seguo un uomo di diciannove anni ma, per il resto, riscontro più casi tra le donne, tutte di età compresa tra i 14 e i 30 anni – precisa la Dottoressa Maria Rita Ursino – . C’è una vasta scala a livello di età”.
Resta da chiedersi quali siano le ragioni di un fenomeno così diffuso.
“L’evento scatenante, per quanto si possa pensare spesso a fattori esterni, è solitamente interno alla famiglia – sostiene la nutrizionista – : per esempio, può trattarsi di una competizione nei confronti di una madre che lavora ed è poco presente, per via della quale nasce la volontà di farsi notare. O ancora la presenza di una madre che, a sua volta, è affetta da disturbi alimentari o è perennemente a dieta: una figura, dunque, che ha scaricato questa frustrazione per il cibo ai ragazzi.
Si scatenano vari disturbi – precisa la professionista – : non si tratta soltanto di allontanamento volontario dal cibo. A volte subentrano finte intolleranze alimentari o finto disordine gastrico che poi magari diventano reali a furia di convincersene. Poi, tutto questo è sicuramente supportato dai social e dal contesto sociale”.
Il soggetto che instaura un cattivo rapporto con il cibo, spesso non è fino in fondo consapevole della gravità del problema o determinato a risolverlo per mezzo di una terapia. Non tutti, poi, accettano che lo strumento necessario ad un ritorno al benessere non sia la solitudine, bensì il sostegno di un esperto che sa bene in che modo agire.
“Nel 90% dei casi queste ragazze sanno benissimo ciò che devono mangiare e hanno costruito autonomamente il proprio modus operandi: hanno schemi di allenamento serrati, quasi quotidiani, accompagnati da un’alimentazione molto rigida (a basso contenuto di carboidrati); seguono molto i social e vanno avanti a feat food.
Ovviamente mangiano in quantità ridotta e, per tale ragione, tendono a perder peso abbastanza velocemente. Il peggio subentra quando nascono problemi di salute – continua la Dottoressa Ursino – . La donna, per esempio, si rivolge al nutrizionista soprattutto nel caso di amenorrea: la mancanza del ciclo mestruale è anche il fenomeno che comporta la preoccupazione delle madri.
È fondamentale dare degli obiettivi, instaurare un rapporto di complicità ma rigoroso. Queste persone hanno bisogno di una figura (che magari non hanno trovato all’interno del nucleo familiare), che dicano loro cosa devono consumare. Tuttavia, non è difficile che queste persone sfuggano: è importante, dunque, saperle prendere”.
Tuttavia, la cura dei disturbi alimentari, spesso accompagnati da altre patologie psichiatrice, non sarebbe possibile con il solo lavoro del nutrizionista: secondo la dottoressa Ursino, è fondamentale anche quello di altri professionisti.
“Ci sono casi in cui chi è affetto da un disturbo alimentare non conta ancora sul supporto dello psicologo e, in quel caso, io premo affinché sia presente quest’ulteriore figura, che risulta davvero importante. È un lavoro che si fa in equipe. – dichiara la dottoressa – . È difficile per un nutrizionista seguire da soli certi casi. Così, alla terza o quarta seduta, le invito a rivolgersi a uno psicologo e di solito lavoriamo in sinergia”.
La ricerca di un corpo perfetto allo specchio, l’ossessione per la magrezza ed il continuo cambio di diete drastiche accomunano tanti, forse troppi giovani. Eppure, se ne parla poco, anche all’interno di luoghi in cui questi soggetti trascorrono la gran parte del proprio tempo.
“Si parta dal presupposto che anche gli studenti di Medicina non hanno basi di nutrizione a meno che non facciano specializzazioni di competenza – precisa la Dottoressa Maria Rita Ursino – . Di conseguenza, c’è una grande disinformazione che parte dalle scuole superiori e raggiunge le università. Sarebbe sicuramente necessario informare in maggior misura”.
Trasformare un disturbo del comportamento alimentare si può ma conoscendo i rischi e superando determinate tappe, contando su importanti punti di riferimento e seguendo alcuni preziosi consigli.
“La prima cosa da fare è informarsi con fonti accreditate: per esempio, con il medico di base o con il nutrizionista di turno. Il problema è che il ragazzo non si rende mai conto della gravità del problema, almeno non fino ad un evidente cambiamento. Occorre che il giovane non si affidi al primo schema alimentare trovato online o ai soli consigli del personal trainer di turno: serve rivolgersi a figure competenti.
Anche l’eccesso di sport, che comunque è un elisir di lunga vita, non è consigliato soprattutto a chi già presenta una magrezza costituzionale. Spesso capita semplicemente di dire loro di evitare di praticare quello sport così marcato per risollevare lo stato di salute.
Infine, tengo a precisare che una perdita di peso troppo repentina non solo comporta disturbi dal punto di vista del ciclo o, negli uomini, problemi intestinali – conclude la Dottoressa Ursino – , ma soprattutto disordini elettrolitici, dunque un maggior rischio di problemi di cuore, infarti, ictus e ischemia. Non solo. Un grande problema tra i giovani con disturbi alimentari è l’osteoporosi, una perdita rilevante di massa ossea già in giovane età, con tutte le conseguenze che si potrebbero riscontrare in età adulta”.
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