A volte un distributore può trasformarsi in uno strumento di civiltà e progresso. Grazie a quello installato all’interno del Dipartimento di Matematica dell’Università di Padova, oggi le donne ricevono assorbenti gratuitamente. Come vengono commentate altrove iniziative di questo genere? LiveUnict ha richiesto un parere ad alcune studentesse dell’ateneo di Catania, e non solo.
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Il cambiamento può prender corpo anche tra i corridoi degli atenei e se ciò accade davvero, forse, assume un valore altro.
Già a metà dicembre 2020, numerose testate avevano informato circa la decisione della Statale di Milano di installare per prima nei bagni distributori di assorbenti al prezzo calmierato di 20 centesimi l’uno. Risale a circa due mesi dopo, nello specifico al 15 febbraio 2021, una comunicazione ufficiale altrettanto rivoluzionaria. Anche il Dipartimento di Matematica “Tullio Levi-Civita” dell’Università di Padova da qualche settimana ha scelto di ospitare all’interno della propria sede un distributore automatico di assorbenti igienici. In questo caso, i prodotti sono stati messi a disposizione di studentesse e lavoratrici in forma completamente gratuita.
L’iniziativa, proposta dai rappresentanti e dalle rappresentanti degli studenti nella Commissione Pari Opportunità dello stesso Dipartimento, è stata presentata come un “piccolo segnale di attenzione nei confronti delle studentesse e di tutte le persone che lavorano nel Dipartimento, un gesto d’inclusione e cultura” e salutata con entusiasmo da studentesse e studenti.
“Fiera, orgogliosa e felicissima di aver frequentato questa università!”: scrive Meri sotto la notizia pubblicata anche sulla pagina Facebook dell’ateneo di Padova.
“Finalmente – commenta, invece, Paula – ! Speriamo che presto i distributori di assorbenti gratuiti siano presenti in tutti i Dipartimenti”.
Grazie ai social network, la notizia ha raggiunto diverse aree della Penisola e inevitabilmente attratto anche l’attenzione delle donne che hanno scelto di intraprendere il proprio percorso di studi altrove.
“Ho pensato fosse una cosa potente per vari motivi – commenta Vanessa, giovane studentessa dell’Università di Bologna (ateneo di Rimini) – è un segnale concreto, a fronte delle tante chiacchiere provenienti da più parti circa il tema; penso che l’iva al 22% sugli assorbenti sia folle dato che, così come non posso decidere se avere fame o meno, ma semplicemente accade, lo stesso vale per le mestruazioni. Inoltre, penso sia fondamentale che se ne parli soprattutto nelle università, perché è lì che giovani donne passano le loro vite e dove può nascere un dibattito interessante in merito, che coinvolga, possibilmente, anche i ragazzi e gli uomini”.
Oltre 1.200 chilometri separano Padova da Catania. Non abbastanza, tuttavia, per impedire ad un’iniziativa così significativa di superare qualsiasi distanza ed unire le giovani iscritte alle università delle due aree.
“Penso sia un’iniziativa a cui tutti gli atenei e i vari istituti scolastici dovrebbero guardare e prendere come esempio – ha commentato Giusi, studentessa del corso di laurea in Filologia Moderna dell’Università degli Studi di Catania – . Così si rende normale quel che da molti è ritenuto ancora un tabù ma che, in realtà, è qualcosa che riguarda la vita delle donne tutti i giorni e che continuerà a riguardarle sempre. Sarebbe opportuno, se non garantire la possibilità di acquistarli in modo gratuito, quanto meno a un prezzo non esorbitante, perché stiamo parlando di un diritto a tutti gli effetti”.
E non risulterebbe assurdo credere che da un pensiero comune a quello espresso dalla studentessa catanese sia nata la volontà della catena di supermercati Coop Italia di tassare gli assorbenti al 4% dal 6 al 13 marzo, in occasione della Festa della donna.
Buone idee come queste non temono il Coronavirus e la loro diffusione non è di certo ostacolata da alcuna misura di contenimento. Perché è doveroso che queste superino gli ingressi e si intrufolino all’interno delle aule universitarie, prima che da altre parti?
“L’università è intrinsecamente un luogo di dialogo e di confronto – ricorda Ausilia, giovane donna che studia Giurisprudenza presso lo stesso ateneo catanese -, soprattutto quando a parlare sono le voci dei giovani, molto spesso tenute lontane dai luoghi istituzionali”.
La questione della tampon tax si inserisce all’interno di un più ampio dibattito sulla parità di genere che da anni accende l’opinione pubblica e di fronte alla quale i Paesi occidentali hanno scelto di adottare soluzioni legislative differenti: è quanto ricordato da Ausilia. In Paesi come la Nuova Zelanda e la Francia, per esempio, prodotti per il ciclo mestruale distribuiti gratuitamente alle studentesse sono già una realtà diffusa. Ma quel che all’estero pare stia, pian piano, divenendo regola in Italia sembra rappresentare ancora un’eccezione.
“Possiamo considerare un pacco di assorbenti come prodotto di lusso? A guardare il prezzo forse è cosi, considerato che una confezione di assorbenti esterni costa tra i 3 e i 5 euro, mentre quelli interni costano tra i 5 e gli 8 euro – continua la studentessa – ! Ad aggravare la situazione c’è anche un dato, non irrilevante, che a fronte di un impoverimento generale dovuto alla crisi economica (quale importante conseguenza del Coronavirus) vede le donne come la categoria più fortemente colpita da licenziamenti o riduzione degli stipendi. Tutti questi fattori non sono stati sufficienti a giustificare un intervento del legislatore teso ad abbassare la tassazione, forse perché la classe dirigente è composta per la maggioranza da uomini o forse perché quello delle mestruazioni è ancora un tabù.
Quello che è importante però è che, dove non arriva la politica o la legge, ritroviamo spesso gesti spontanei di solidarietà tra la popolazione, non solo per porre rimedio a situazioni concrete ma anche per una maggiore sensibilizzazione sul tema: un esempio è l’’assorbente sospeso’, progetto organizzato da alcune associazioni (perlopiù studentesche) per donare assorbenti a chi non può permetterseli. Alla luce della attuale situazione in Italia – conclude Ausilia – è di fondamentale importanza che le Università si facciano promotrici di messaggi solidaristici e che pongano in essere queste iniziative per creare un dibattito costruttivo che contribuisca, seppur nel piccolo di una comunità, al benessere della popolazione studentesca”.
Il primo passo per distruggere falsi miti ed avvicinarsi ad un’idea migliore di futuro, forse, è usare le parole giuste, nominare con rigore. Questo articolo tratta di mestruazioni, e non delle “ proprie cose”. Inoltre, sarebbe riduttivo, oltre che errato, considerare quello della tampon tax un puro tema di carattere economico.
“Ci spostiamo su un problema profondo e di tipo culturale – indica Ester, che a Catania partecipa ad un Dottorato di ricerca – . Ricordo ancora quando a scuola nascondevo gli assorbenti prima di andare in bagno, e li nascondevo non tanto agli occhi delle mie compagne (con le quali si parlava liberamente di mestruazioni) ma agli occhi dei compagni maschi.
Mi rendo conto che sin da subito ho imparato a nascondere tutto ciò che ha a che fare con le mestruazioni come se fosse qualcosa di cui vergognarsi. Spesso nel corso della storia, a causa di credenze religiose e popolari, le mestruazioni sono state associate ad un senso di impurità. Per questo motivo, credo che parlare di assorbenti (gratuiti) sia utile a sdoganare questo tabù ma soprattutto a normalizzare le mestruazioni che sono parte integrante dell’essere donna”.
Le mestruazioni accomunano donne di etnia, lingua, età ed aspetto diversi. Ma davvero è funzionale credere che queste “riguardino soltanto loro”?
“Credo sia una problematica da estendere a tutti. Partendo sempre da riflessioni che riguardano la mia esperienza personale, credo che ci sia un motivo ben preciso se stavo ben attenta a non far vedere gli assorbenti ai compagni maschi mentre con le ragazze ne parlavo tranquillamente e liberamente. Quando parlo di normalizzazione delle mestruazioni, intendo dire che questa normalizzazione dovrebbe essere percepita soprattutto dagli uomini – conclude Ester -. Per le donne è già normale e, per questo motivo, per la maggior parte di noi è assurdo pensare agli assorbenti come dei beni di lusso.
Credo che soltanto nel momento in cui tutti riconosceranno l’importanza di questo tema, il tabù verrà sdoganato a tutti gli effetti e gli assorbenti potranno essere percepiti finalmente come un bene di prima necessità”.
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