Da poco più di una settimana, chi abita in Sicilia prova a ricominciare, ancora una volta. Bollettini più rassicuranti hanno permesso l’istituzione della zona gialla che, a sua volta, ha comportato la riapertura dei luoghi di cultura.
Lo scorso 15 febbraio anche a Catania i gestori di musei, archivi, gallerie ed aree archeologiche hanno spalancato le porte al pubblico, ma non senza limitazioni. Di fatto, il cartello con su scritto “chiuso” verrà ancora appeso alle porte di questi siti nei giorni festivi: le attività sono consentite soltanto da lunedì a venerdì.
LiveUnict ha chiesto alla Direzione Cultura e Servizio Rete Museale del Comune di Catania di tracciare un bilancio di questi primi giorni all’insegna della ripresa delle attività.
Ripartire: i dati e gli obiettivi
Nel corso delle settimane precedenti, numerose voci hanno manifestato la propria indignazione di fronte alla decisione di porre i sigilli a questi ambienti; altrettanti cittadini hanno espresso il desiderio di tornare a godere della bellezza di un quadro o di una scultura. Ma cosa dicono i numeri registrati dal Museo Civico di Castello Ursino dopo la tanto attesa riapertura?
“Da lunedì 15 a venerdì 19 sono stati registrati 49 ingressi, tra cui una decina di stranieri – indica la Direzione Cultura e Servizio Rete Museale – . Una ripartenza molto lenta, ma in assenza di flussi turistici dimostra comunque il desiderio di tornare alla normalità“.
Sarebbero ancora poche, dunque, le persone che hanno scelto di varcare le porte del sito del capoluogo etneo e ricondurre questo fenomeno ad una sola ragione risulterebbe probabilmente riduttivo.
Certo è che lo scoppio della pandemia ha rivoluzionato le priorità e le abitudini individuali: vale la pena credere che questa abbia anche accresciuto la distanza tra fruitori e beni culturali?
“Non crediamo che la pandemia possa aver cambiato né in meglio né in peggio il rapporto del pubblico nei confronti dell’arte, anche se è auspicabile che una ritrovata o nuova sensibilità nei confronti della bellezza della cultura, in tutte le sue forme, possa generare nelle persone un sentimento di ottimismo e di speranza per il futuro – specificano – .
Certo, si sono moltiplicate le occasioni di fruizione dei beni culturali in modalità online, con il conseguente innalzamento della qualità dell’offerta da parte di Musei e luoghi della cultura, ma nulla può sostituire il contatto visivo e il rapporto fra i sensi e la bellezza delle opere d’arte“.
Fruizione dei beni culturali prima e dopo la pandemia
La verità è che anche prima di febbraio 2020, i numeri registrati apparivano tutt’altro che positivi. Basti pensare che, secondo le statistiche Istat riferite all’anno 2019 ma pubblicate a fine dicembre 2020, il ben 77% dei siciliani dai 6 anni in su non ha mai fruito delle attività dei Beni culturali siciliani. E l’Istituto nazionale di statistica prende in esame i ben 241 musei, gallerie, parchi archeologici e siti monumentali presenti all’interno dell’Isola.
Se è appurato che dietro queste percentuali non si cela soltanto il Coronavirus, è altrettanto vero che la sopravvivenza di questi siti è stata messa a dura prova soprattutto negli ultimi mesi, a colpi di Dpcm e sistema a colori. Scelte diverse avrebbero condotto ad identici risultati? È il quesito (lecito) che in tanti si pongono o rivolgono ad altri.
“I luoghi di cultura stati penalizzati, come tante altre realtà. C’è stato un inspiegabile accanimento contro Musei e spettacoli al chiuso, come nel caso del teatro e dei cinema – precisano – . Anche le generalizzazioni non hanno giovato: forse è complicato contingentare gli ingressi agli Uffizi di Firenze o ai Musei Vaticani, ma questo non vale per la stragrande maggioranza dei Musei Civici.
Non c’è stata per la cultura la stessa levata di scudi che abbiamo visto in altri campi: un’affluenza controllabile e le grandi sale avrebbero potuto scongiurare una chiusura tanto prolungata, pressoché ovunque – proseguono – Sicuramente non aiuta, e forse è anche illogico, mantenere la chiusura dei Musei nei fine settimana, soprattutto se pensiamo che restano aperti i negozi e che la gente nei giorni feriali lavora”.
L’importanza di una visita al museo
Le restrizioni, tuttavia, non impedirebbero alla speranza di riempire gli interni dei musei catanesi, insieme ad un prezioso patrimonio artistico.
“I lavoratori sono motivati – continuano – e auspicano, come tutti quelli che si occupano di cultura, una ripresa delle visite con la riapertura anche nei fine settimana e la possibilità di viaggiare fra regione e regione“.
La crisi sanitaria e le regole che scandiscono la quotidianità hanno inevitabilmente cambiato le persone e, con queste, le loro abitudini. Eppure qualcuno sente ancora forte la necessità di acquistare un biglietto e provare, almeno per qualche ora, un po’ di meraviglia. In questo clima di profonda incertezza, questi semplici gesti non possono che assumere un significato più profondo.
“Auspichiamo che la gente ricominci a riappropriarsi della propria libertà, con il giusto rapporto con l’emergenza e le misure di sicurezza – concludono – , iniziando proprio da una visita al museo, che è un luogo di cultura e bellezza, dove sono custoditi tesori che sono sopravvissuti alle intemperie del passato e che possano trasmettere un messaggio di speranza e bellezza per il futuro“.