La commissione dell’Ars approva la richiesta di istituire una giornata della memoria per l'eruzione dell'Etna del 1669. Ora tocca al Parlamento l’ultima parola.
Il disegno di legge presentato dall’On. Marano ha passato il vaglio della V commissione dell’Ars con il voto favorevole di Alberto Samonà, assessore dei Beni culturali. Sarà il Parlamento ora a dare il benestare finale: se dovesse votare a favore, verrebbe istituita una giornata in memoria della catastrofica eruzione dell’Etna che, nel 1669, devastò Catania e dintorni.
La legge mira anche a valorizzare la conoscenza e lo sviluppo del patrimonio culturale dei luoghi colpiti dall’evento eruttivo. È stata individuata la data dell’11 marzo poiché sarebbe quella in cui è avvenuta la prima colata lavica responsabile della distruzione del centro abitato di Mompilieri, attuale Belpasso.
L’eruzione è avvenuta 352 anni fa e ha lasciato delle cicatrici ancora visibili nel territorio etneo. L’evento fu preceduto da una serie di terremoti che hanno gradualmente generato l’apertura di 7 bocche dal piano di Monte San Leo e tra il Monte Frumento. Ulteriori scosse sul versante tra Monte Nucilla e Monte Fusara hanno provocato l’apertura di un’altra bocca nel quartiere “Guardia” di Malpasso e proprio da quest’ultima bocca si originò la colata lavica che seppellì Malpasso circondando Mon Pileri.
Il cumulo di piroclasti depositatisi nei pressi dei Monti Pileri formò dei coni gemelli inizialmente soprannominati Monti della Ruina che oggi prendono il nome di Monti Rossi. Nel corso di marzo la colata travolse anche Mascalucia e intorno al 23 marzo, secondo le narrazioni, se ne cercò di scongiurare l’inarrestabile avanzata tramite il Velo di Sant’Agata.
Il fiume di lava si ramificò in svariati bracci e presto arrivò anche in città dove si divise nuovamente. Un braccio si arrestò in mare il 28 aprile, l’altro, superato il Lago di Nicito, si sdoppiò ulteriormente: uno si arrese poco prima del Bastione degli Infetti, l’altro continuò il suo percorso vicino le mura della città. Dopo il 14 aprile circondò in poche ore il Castello Ursino. Il 23 aprile la lava cominciò a confluire in mare, dove percosse quasi un miglio tra le stesse acque marittime e si arrestò definitivamente l’11 luglio dello stesso anno.
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