Libero Grassi: la lotta dell’imprenditore catanese contro la mafia

Con la giustizia come valore fondamentale nella vita, Libero Grassi è una delle tante vittime della mafia con la colpa di aver voluto svolgere il proprio onesto lavoro: ecco la sua storia raccontata nell'anniversario della scomparsa.

È risaputo che nel mondo del lavoro ogni giorno ci siano diverse difficoltà da affrontare. Non importa di che impiego si tratti, o di quale ruolo si rivesta: gli ostacoli da superare sono sempre dietro l’angolo. Tuttavia, nella probabilmente utopica normalità della vita, le citate difficoltà non dovrebbero essere legate alla criminalità. Ma questo “capita”, e purtroppo anche abbastanza spesso: infatti, non pochi commercianti e imprenditori hanno avuto a che fare con malviventi che vivono lucrando sulle disgrazie degli onesti lavoratori, secondo non si sa quale legge. Questo è ciò che anche Libero Grassi ha dovuto passare, ed ecco la sua storia, raccontata in sua memoria nel giorno dell’anniversario della scomparsa.

Libero Grassi: una vita per la giustizia

Sebbene molti tendano a legare Libero Grassi a Palermo, città nella quale avvenne il suo assassinio, ad alcuni sfugge che l’imprenditore siciliano è in realtà nato a Catania nel luglio del 1924. Tuttavia, l’uomo ha passato solo i primi 8 anni della sua vita nella città etnea, prima di trasferirsi a Palermo con la famiglia. Successivamente, l’uomo ebbe modo di vivere in diverse parti d’Italia, tra le quali anche Roma e Gallarate, per poi fare ritorno a Palermo.

L’impegno per la giustizia è un punto fondamentale nella vita dell’imprenditore, già presente nel suo stesso nome: fu chiamato Libero dai genitori in memoria di Matteotti, assassinato poche settimane prima della nascita di Grassi. La famiglia dell’imprenditore aveva infatti una posizione fortemente anti-fascista e lo stesso Libero dovette entrare in seminario per evitare di partire in guerra con i fascisti durante il secondo conflitto mondiale.

E la giustizia avrà sempre una posizione rilevante nella vita dell’imprenditore siciliano, dato che l’uomo dapprima studierà Scienze Politiche a Roma e, dopo la parentesi in seminario, passerà alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo con l’aspirazione di diventare diplomatico. Sarà inoltre molto attivo a livello politico, trovandosi con la moglie tra i fondatori del Partito Radicale di Pannella ed entrando a far parte del Partito Repubblicano Italiano.

Lo scontro con la mafia

Il motivo per il quale Libero Grassi è passato alla storia è tuttavia davvero triste. Dopo essere diventato imprenditore e aver avviato la gestione di uno stabilimento tessile a Palermo, Libero inizia ad avere alcuni problemi con i mafiosi locali. La questione principale riguarda un male che molti commercianti hanno e devono ancora oggi affrontare: il pizzo. Infatti, anche a Libero Grassi venne chiesto di pagare la nota somma che può garantire “protezione” alla propria azienda.

Ma l’imprenditore fu fermo nella sua decisione di opporsi al pagamento del pizzo a Cosa Nostra, denunciando pubblicamente la situazione attraverso i principali media e rivolgendosi alle forze dell’ordine, sebbene decise di rifiutare la scorta personale. L’uomo pubblicò anche una lettera sul Giornale di Sicilia, dove spiegava le motivazioni del suo gesto. Inoltre, Libero Grassi denunciò i fratelli Avitabile in quanto estorsori e definì inaccettabile il comportamento del giudice catanese Luigi Russo, il quale aveva dichiarato lecito il pagamento del pizzo alla mafia per avere protezione.

Purtroppo, la sua lotta infaticabile che mise allo scoperto l’illegalità del pizzo di fronte all’intero Paese, non garantì un bell’epilogo. La mattina del 29 agosto 1991 Libero Grassi fu ucciso da quattro colpi di pistola mentre andava al lavoro, trasformandolo in un’icona della lotta alla criminalità organizzata, ma anche in una sua vittima.

La memoria

La moglie di Libero, Pina Maisano Grassi, non fu affatto fermata dal triste destino riservato al marito, né dalle intimidazioni subite. Quindi la donna prese le redini della situazione e continuò il lavoro di Libero Grassi combattendo la mafia, insieme ad istituzioni e società dedite a questo scopo e giungendo persino a diventare senatrice tra le fila dei Verdi per ben due anni.

Al funerale dell’imprenditore partecipò anche Cossiga, al tempo Presidente della Repubblica, e il figlio del defunto imprenditore, Davide Grassi, fece in segno di sfida il gesto della vittoria mentre portava la bara del padre. Lo stesso anno dell’assassinio Libero Grassi venne insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile, per il suo esempio nella lotta contro la mafia. Ma quella che è forse la più importante eredità del sacrificio di Grassi è la legge anti-racket 172, secondo la quale venne istituito un fondo di sostegno e supporto alle vittime di estorsione.

Inoltre, negli anni diverse trasmissioni, docu-film e fiction sono stati dedicati a Grassi, in modo da rendere nota la sua storia a chi non la conoscesse e omaggiare un esempio di giustizia e integrità come fu l’imprenditore siciliano per il Paese. Infatti, l’eredità più grande di Libero Grassi sarà proprio la lezione di vita e di civiltà che ha saputo fornire agli occhi degli altri, dimostrando un coraggio che ha certamente spinto molti altri a seguire la sua condotta e a denunciare le azioni illegali della malavita nei confronti dei lavoratori onesti. D’altro canto, come dichiarò lui stesso durante un’intervista a Samarcanda,: Se tutti si comportano come me si distruggono gli estorsori”. E di certo il suo esempio non sarà stato vano.

Martina Bianchi

Giornalista pubblicista con una laurea magistrale in Global Politics and Euro-Mediterranean Relations e una triennale in Scienze e Lingue per la Comunicazione, coltiva l'interesse per il giornalismo scrivendo per LiveUnict dal 2018 e coordinando la redazione da maggio 2022. Appassionata di lingue straniere, fotografia, arte e viaggi, ama scrivere di attualità, con un particolare interesse per i diritti e la storia.

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