Agenzia delle Entrate, terminata la pausa estiva, ritorna ad effettuare dettagliati controlliย a carico di contribuenti e aziende. L’emergenza sanitaria, infatti, ha solo bloccato momentaneamenteย lโinvio di oltre 8 milioni atti di accertamento, annunciati dal Direttore dellโAgenzia delle Entrate lo scorso aprile.
Agenzia delle Entrate: i controlli
L’Agenzia delle Entrate torna a verificare che accertamenti, rettifiche, liquidazioni e irrogazioni di sanzioniย in scadenza il 31 dicembre 2020 vengano ย emessiย entro tale data.
Secondo quanto indicato in un’apposita circolare della stessa Agenzia, l’avvenuta emissione sarร fornita dallaย firma digitale e dal protocollo informatico.
Ciรฒ vale anche se slitterร la notifica di tali atti: il Decreto Rilancio la rinvia, infatti, di un anno,ย spostando il termine al 31 dicembre 2021. Gli atti, dunque, saranno emessi entro la scadenza ma al contribuente arriveranno lโanno prossimo, in forma di plico cartaceo o di posta elettronica certificata.
La modalitร e i termini sono, tuttavia, ancora da definire nello specifico.
Agenzia delle Entrate: nessun rinvio per alcuni atti
Rappresentano un’eccezione i cosiddetti “atti indifferibili e urgentiโ di accertamento. Di cosa si tratta? Sono tutteย ย le contestazioni fiscali che assumono agli occhi dei verificatoriย rilevanza penale o mettono a rischio il credito per l’Erario.
Rientrano, per esempio, nella categoria, ย gli atti relativi alle verifiche in ordine a fatture inesistenti o sovrafatturazioni. Per questi, l’Agenzia delle Entrate ย non terrร conto di alcun rinvio, neanche della notifica.
Agenzia delle Entrate: l’obiettivo dei controlli
I controlli dell’Agenzia delle Entrate hanno un chiaro scopo: si punta a recuperare tutto l’imponibile possibile. Negli ultimi 20 anni, infatti, solo un’esigua parte delle somme calcolate รจ finita nelle casse dello Stato: secondo quanto indicato dalla Corte dei Conti, solo 133,4 miliardi a fronte degli “astratti” 1.002,8 miliardi.
Recentemente la Corte dei Conti ha fatto conoscere la realtร ย dei “crediti inesigibili”ย: si tratta di ben 954,7 miliardi di euro, presenti al 31 dicembre 2019 nel magazzino della Riscossione fiscale, impossibili da incassare ย in quanto le somme in questione sono dovute da soggetti falliti, deceduti, nullatenenti e societร ย cessate o residui di attivitร ย parziali di recupero.