Il 10 agosto 1860 la cittadina siciliana di Bronte fu protagonista di una strage che rappresenta una vera pagina oscura nella storia della spedizione garibaldina dei Mille.
La storia della spedizione dei Mille sotto la guida di Giuseppe Garibaldi è molto nota, non solo in Italia ma anche in giro per il mondo, data la fama del condottiero di origini genovesi. L’impresa dei Mille fu fondamentale per permettere la formazione di uno stato italiano, creato unendo tutti i regni e le province che componevano la penisola al tempo. A tal proposito, la Sicilia svolse un ruolo di grande importanza ma in pochi sono a conoscenza di fatti che possono essere indicati come pagine nere della spedizione dei Mille: un esempio è certo quello della cosiddetta “Strage di Bronte”, avvenuta il 10 agosto 1860.
Nel corso del 1860 si svolse uno dei più importanti eventi legati all’Unità d’Italia e fase iniziale che ha condotto ai “fatti di Bronte”. Si tratta della spedizione dei Mille, che ebbe inizio nella prima settimana di maggio coinvolgendo un migliaio di volontari per realizzare l’unificazione del territorio italiano. I mille partirono verso la Sicilia, al tempo parte del Regno delle Due Sicilie governato dalla dinastia dei Borbone.
Alla guida del gruppo si trovava Giuseppe Garibaldi, il quale liberato il sud del futuro Regno d’Italia, concluse la sua impresa consegnando le terre conquistate a Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia e appartenente alla famiglia dei Savoia. L’evento in questione è quello che è passato alla storia come “l’incontro di Teano” e che ha messo fine alla fase della spedizione dei Mille. Un ultimo particolare riguarda l’abbigliamento dei Mille: la maggior parte portava infatti una camicia rossa, e anche se prima della presa di Palermo erano in pochi a indossarla, ad oggi si tratta del simbolo di riconoscimento degli appartenenti al gruppo, rappresentato in ogni quadro o raffigurazione che li vede protagonisti.
Se Garibaldi è sicuramente tra i più noti personaggi della storia italiana in quanto eroe del Risorgimento, Nino Bixio non ricopre certo un ruolo di valore inferiore. Anch’egli infatti fu una delle figure principali che hanno portato l’Italia a diventare un’unico regno, sulla cui base si è poi formato lo stato odierno.
Si trattava di un generale che partecipò alla prima, alla seconda e alla terza guerra d’indipendenza d’Italia, e quindi prese anche parte alla spedizione dei Mille. Bixio svolse un ruolo fondamentale nel corso dell’impresa dei Mille, supportando Giuseppe Garibaldi nella gestione delle truppe volontarie impegnate nel comune obiettivo di realizzazione dell’Unità d’Italia. Dopo la spedizione fu sempre più coinvolto nella politica del Regno d’Italia, prendendo parte alla Destra Storica. Infine, pochi anni prima del decesso avvenuto in Indonesia a causa del colera, Bixio partecipò anche alla presa di Roma, datata 20 settembre 1870.
Tuttavia, gli eventi che portarono alla conquista dei territori da parte di Garibaldi e i Mille non furono sempre rose e fiori, e le truppe riscontrarono alcuni problemi nel corso della loro impresa, dovendo spesso fronteggiare delle rivolte che vennero necessariamente sedate per evitare l’instaurarsi di situazioni ancora più difficili da gestire in un momento delicato come quello della creazione di un Regno dall’unificazione di tanti altri.
Uno di questi eventi in particolare, è quello che è passato alla storia come “i fatti di Bronte”, vedendo come protagonista la cittadina siciliana, oggi in provincia di Catania. Il fattore scatenante fu una rivolta popolare contro i notabili del paese, sedici dei quali furono assassinati. In seguito a tale evento, fu ritenuto necessario un intervento da parte delle truppe garibaldine sotto la guida del generale Nino Bixio, in modo da poter ristabilire l’ordine.
Così, i portatori di libertà divennero in poco tempo i nuovi nemici per il popolo di Bronte e, nell’agosto del 1860, la repressione ebbe inizio. Dopo aver perpetrato diversi arresti tra la popolazione civile, fu sommariamente realizzato un processo che decretò la condanna a morte di ben cinque cittadini brontesi. Questi ultimi vennero quindi uccisi con la pratica dell’esecuzione per fucilazione nel corso della prima mattinata del 10 agosto 1860. All’evento prese parte lo stesso Nino Bixio, ed è per questo che, sebbene sia ricordato come uno degli eroi del Risorgimento italiano, il suo nome rimane sempre legato anche alla questione di Bronte.
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