In Copertina UniversitĆ  di Catania

UNICT – Rapporto coi prof, gli studenti: “Servono piĆ¹ dialogo e progetti pratici”

Aula universitĆ 
ā€œOdi et amoā€. Con queste parole di Catullo potremmo riassumere il rapporto che lega studenti e docenti universitari. Gli anni dell'universitĆ  sono cruciali per la nostra formazione, ma che tipo di rapporto lega queste due figure allā€™apparenza cosƬ in antitesi? LiveUnict lo ha chiesto ad alcuni studenti di diversi dipartimenti dellā€™UniversitĆ  di Catania.

Bisogna riconoscere ai docenti il ruolo di educatori e formatori degli studenti, non soltanto in ambito accademico ma per esteso, nella vita. Un buon docente, o uno cattivo,Ā segna lo studente a livello umano, puĆ² influenzare il suo modo di pensare e le sue scelte di vita. Se ci pensiamo bene passiamo gran parte del tempo tra i banchi dellā€™universitĆ , e il nostro rapporto con i docenti non ĆØ quindi assolutamente qualcosa che passa in secondo piano, sono figure importanti nella nostra vita.Ā 

Che rapporto lega docenti e studenti?

Sin dalle scuole elementari, il rapporto studenti-docenti ĆØ sempre stato un punto centrale della vita scolastica di ciascuno di noi. Allā€™universitĆ , dove si frequenta una varietĆ  di corsi e spesso ci sono numeri da stadio, ĆØ ancora possibile instaurare un certo tipo di rapporto, fatto di dialogo e scambio, con i docenti?Ā  ā€œNei tre anni da frequentante il numero di studenti ĆØ sempre stato abbastanza elevato, circa 200 il primo anno, e 70/80 secondo e terzo anno. Non cā€™era quindi un rapporto confidenzialeĀ  dichiara una studentessa di Ingegneria elettronica – come quello che si puĆ² avere in una specialistica dove il numero di studenti ĆØ nettamente inferiore. Nonostante ciĆ², ci sono stati casi di professori che si sono mostrati sempre disponibili. Anche in questa situazione dovuta al Coronavirus mi ĆØ capitato di trovare professori propensi ad aiutarti in ogni modo, facendo ricevimenti in webcam ed a tu per tuā€.

Decisamente negativo, invece, il parere di una studentessa di giurisprudenza: ā€œil rapporto che, da cinque anni a questa parte, ho avuto con i docenti ĆØ sempre stato distaccato e rigido: da noi, a giurisprudenza, i numeri elevati di studenti non permettono sicuramente un tipo di rapporto differente. I docenti sono costretti a rapportarsi con classi numerose, che vanno in media da un numero di 30 a 100 persone (nelle lezioni piĆ¹ seguite)ā€.

I commenti tra i banchi

Tra i diversi dipartimenti della nostra universitĆ  spesso sono riscontrabili alcune differenze in merito alla tipologia delle lezioni. Una studentessa di economia aziendale riporta la sua esperienza: ā€œĆØ difficile definire le lezioni del mio corso di laurea con una sola parola, proprio perchĆ© variegate e differenti. In riferimento alla magistrale, non mancano le noiosissime lezioni durante la quale il prof si limita alla lettura delle stesse ma di contro altre sono molto dinamiche e pratiche grazie alla creazione di progettiā€.

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Cosa potrebbero fare, dunque, i docenti per migliorare la qualitĆ  dellā€™insegnamento? ā€œIntegrerei tali progetti anche alla triennale – commenta la ragazza -. Premetto che i libri sono l’essenziale, ma 1200 pagine studiate insieme ad altre materie restano ben poco nella mente dello studente, a meno che non si integrino con la pratica:Ā a quel punto si raggiunge la completezza. Inoltre, la pratica e/o i progetti dovrebbero essere seguiti dai professori che facciano sperimentare seriamente la realtĆ , senza sovraccaricare lo studente con unā€™eccessiva mole di studioā€.

Lā€™esperienza vissuta tra i banchi universitari varia da studente a studente e c’ĆØ certamente chi ha delle esperienze positive. A tal proposito, una studentessa di ingegneria parla di apertura e dialogo con gli insegnanti: ā€œcon tutti i professori incontrati nel mio percorso di studi le lezioni sono state sempre aperte, in qualsiasi momento era possibile interrompere il professore per qualsiasi tipo di domanda, si interagiva molto, spesso i professori chiamavano alla lavagna per far svolgere degli esercizi in modo da renderci ancora piĆ¹ partecipi e protagonisti, invece che sempre ascoltatoriā€.

Da giurisprudenza, invece, la voce ĆØ di tuttā€™altro avviso: ā€œe lezioni sono state tutte abbastanza simili in questi cinque anni: hanno sempre seguito lā€™impostazione classica, basata su spiegazione/appunti e lasciando gli eventuali interventi e/o domande degli studenti a fine lezione. Considerato lā€™elevato numero di studenti, sarebbe difficile pensare e suggerire modalitĆ  differenti di approccio tra professori e studenti. Personalmente preferirei una classe composta da meno persone che desse la possibilitĆ  agli studenti di fare piĆ¹ domande e colmare le proprie lacuneā€.

Le richieste degli studenti per una didattica migliore

ā€œSe fossi dallā€™altro lato della cattedraā€. SarĆ  sicuramente capitato almeno una volta nel proprio percorso di studi di pensare a cosa avremmo fatto se fossimo stati noi i professori, cosa avremmo migliorato nellā€™insegnamento impartito agli studenti. Cosa farei se fossi docente? Le voci a questo interrogativo danno quasi tutte la stessa risposta, a prescindere dal corso di laurea di appartenenza, sia che esso sia scientifico o umanistico: gli studenti reclamano una maggiore partecipazione possibile alle lezioni, un coinvolgimento che vada oltre il semplice schema spiegazione/ascolto. Interventi, dialoghi, progetti. Dal corso di laurea in lingue una studentessa chiede partecipazione attiva alle lezioni e corsi quanto piĆ¹ vicini possibile alla pratica. Ā 

Certamente ĆØ complesso pensare ad un coinvolgimento personale di ciascuno studente, specialmente allā€™interno di corsi di laurea che contano numeri elevati a lezione. ƈ perĆ² da tener conto questa voglia degli studenti di instaurare un rapporto personale, di confronto libero con i docenti, considerato profondamente stimolante e utile per il proprio percorso di crescita.Ā 

A proposito dell'autore

Serena Valastro

Laureata in Lingue e culture europee, amante di cinema, musica, arte, informazione, storie. Scrivere ĆØ entrare in nuovi spazi, conoscere qualcosa di nuovo, vivere situazioni e sensazioni sempre diverse per trasmetterle a chi vuole viverle.