Previsti, nel Decreto Rilancio, fondi per risollevare le Università italiane e fornire supporti economici agli studenti. In percentuale, uno studente su due beneficerà di una borsa di studio o avrà diritto a uno sconto sulle tasse universitarie. Previsto anche un piano di assunzioni per nuovi giovani ricercatori.
Questa la conferma che viene da un’intervista per il Sole 24 ore del ministro per l’Università e la Ricerca Gaetano Manfredi, che ha fornito maggiori informazioni e chiarimenti in merito alla manovra di ripartenza. “Siamo davanti a una svolta rispetto agli ultimi anni. Evidentemente la situazione di emergenza che stiamo vivendo ha aiutato a capire quanto sia importante per il Paese investire nell’università e nella ricerca“, ha dichiarato.
Università: gli incentivi per gli studenti
Predisposto un fondo di 290 milioni per evitare il palesarsi di un digital divide, così da scongiurare la partenza delle giovani matricole. Bisogna infatti neutralizzare il “rischio che la crisi possa ridurre l’accesso all’università. Per evitarlo abbiamo messo a punto un intervento integrato che riduce le tasse e aumenta le borse di studio oltre a prevedere una serie di incentivi di contrasto al digital divide e di sostegno alle famiglie colpite dalla crisi“.
“Contiamo di portare da 300mila a 500mila gli studenti che beneficiano della no tax area e di assicurare uno sconto sulle tasse ad altri 250 mila – spiega -. In totale 750mila studenti avranno un beneficio economico dal decreto. In pratica un iscritto all’università su due“. Non confermata, invece, l’ipotesi di un bonus regionale per incentivare il rientro dei fuorisede.
Università: più assunzioni per i ricercatori
Inoltre, il decreto governativo prevede anche un piano di assunzioni per 3mila nuovi ricercatori universitari, ma quest’ultima manovra partirà dal 2021 piuttosto che dal 2020 “perché i concorsi partiranno subito ma si concluderanno l’anno prossimo. È un piano che abbiamo voluto fortemente per partire dai giovani. Dobbiamo cercare di non perdere i nostri talenti migliori, come purtroppo è accaduto dopo la crisi del 2008, e se possibile di convincere a tornare quelli che sono andati all’estero. Il nostro è un segnale politico che guarda al futuro. Guardando avanti mi aspetto un’università più dinamica, capace di rapportarsi a un mondo più dinamico, ma anche più innovativa e con una capacità maggiore di incidere nella società“.
Nella fase 3, ci si aspetta di ripartire con un’università in presenza, anche se “è chiaro che gli atenei si adegueranno in base all’andamento della situazione sanitaria. Immagino che davanti a un miglioramento alcuni atenei possano decidere, tra giugno e luglio, di ricominciare a fare qualche seduta di laurea in presenza. Mentre per settembre mi aspetto un’università che torni in presenza, organizzata per garantire il distanziamento sociale“. In fase di elaborazione un piano per “ammorbidire” la procedura di reclutamento universitario, ritenuto restrittivo.