La versione dello studio di JobPricing sull'area dell'istruzione per l'anno 2020 è stata pubblicata. Tra gli atenei analizzati è presente anche quello catanese: quali risultati ha ottenuto l'Università di Catania?
University Report 2020 è uno studio legato all’ambito dell’istruzione e valuta il titolo di studio rispetto alle caratteristiche del mercato del lavoro italiano. L’analisi prevede valutazioni generiche della situazione degli studenti italiani, ma anche alcune legate al singolo ateneo. Tra le università analizzate dallo studio è presente anche quella di Catania, la quale purtroppo non si posiziona nei punti migliori della classifica. Ecco quali sono i risultati ottenuti dall’Ateneo catanese nelle diverse categorie.
La prima classifica stilata nel report analizza la retribuzione media dei laureati a seconda dell’ateneo di appartenenza. In particolare, la fascia di età analizzata è quella tra i 25 e i 34 anni e nella seconda colonna è indicato l’indice di scostamento dalla media dei laureati.
In questo gruppo, l’Università di Catania si posiziona 32esima su 40 atenei analizzati. La retribuzione media è di 30.058 migliaia di euro e lo scostamento dalla media dei laureati è del -1,3%. Per dare uno sguardo alle altre università siciliane, Unict si posiziona decisamente peggio dell’ateneo di Palermo (15esimo posto) ma in una posizione migliore dell’Università di Messina, che invece è al 37esimo posto. Gli altri due atenei siciliani presentano rispettivamente una retribuzione media di 30.747 migliaia di euro e 1.0% di scostamento per Unipa e una retribuzione media di 29,514 migliaia di euro con scostamento del -3,1% per quanto riguarda Unime.
La seconda classifica presenta l’analisi della retribuzione media a seconda della fascia d’età e dell’ateneo. Le categorie indicate sono 3: dai 25 ai 34 anni, dai 35 ai 44 anni e dai 45 ai 54 anni, in modo da valutare la differenza con il passare del tempo. Infine è presente una colonna dedicata all’incremento della retribuzione nel corso della carriera e degli anni.
In questo inquadramento, l’Università di Catania si è posizionata 27esima. I dati riportati relativi agli studenti laureati Unict indicano una retribuzione media di 30,1 migliaia di euro per la prima fascia (25-34 anni), di 37,3 migliaia di euro per la fascia anagrafica 35-44 e infine 47,1 per l’ultima categoria (45-54 anni). Inoltre, risulta che la crescita retributiva è del 57% nel caso dell’Università di Catania.
In questa classifica, Unict si posiziona meglio delle altre università siciliane. Infatti, Palermo e Messina si trovano rispettivamente al 34esimo e al 36esimo posto in classifica.
Nella terza classifica stilata nel report viene analizzata la composizione dei profili per inquadramento e ateneo in percentuale. Nella lista si distinguono tre diverse categorie professionali, vale a dire dirigenti, quadri e impiegati. A seconda della quantità di laureati per ateneo inquadrati in una delle seguenti categorie, è stato dunque realizzato l’elenco.
Per quanto riguarda l’Università di Catania, si riscontra una maggiore percentuale di laureati inquadrati nel ruolo di impiegati 74% e un 21% nel ruolo di quadri. Il dato allarmante è quello dei dirigenti, ruolo ricoperto solo dal 5% dei laureati Unict, e ben differente dal 19% dei laureati della Bocconi, punto che le vale la prima posizione in classifica.
Nel confronto con gli altri atenei siciliani, l’Unict si posiziona 36esima su 40 università analizzate. Dati migliori per Palermo, che si trova al 26esimo posto con una parità del 5% di laureati inquadrati come dirigenti, 28% di quadri e 67% di impiegati. Invece Messina si posiziona 39esima rispettivamente con il 4% dei suoi laureati nel ruolo di dirigenti, il 23% nella categoria quadri e il 73% nel ruolo degli impiegati.
L’ultima classifica presente all’interno del report prevede l’analisi dell’ U_P_I per l’anno 2019. Si tratta della sigla per indicare l’University Payback Index, vale a dire il numero di anni necessari per ripagare gli investimenti sostenuti. Per questo analizzare questo dato vengono selezionati diversi criteri, quali il costo totale sostenuto nel corso degli studi e il beneficio economico ricavato dall’ottenimento di un titolo di studio universitario.
In questo elenco vengono differenziate due colonne: la prima calcolando le spese e il futuro beneficio degli studenti in sede, la seconda in riferimento ai fuori sede. La distinzione si dimostra necessaria, in quanto è normale che l’investimento di uno studente fuori sede è il più delle volte di gran lunga maggiore di un universitario residente nella stessa città in cui studia.
Per tornare all’Università di Catania, in questa classifica si posiziona 35esima su 40 atenei analizzati. Dalla tabella si evince dunque che gli universitari catanesi dovranno impiegare ben 16,8 anni per ripagare gli investimenti negli studi, mentre i fuori sede laureati a Catania impiegheranno 17,7 anni. Tuttavia, considerando i punti più alti della classifica, non si nota un grande distaccamento, sebbene la differenza sia evidente, dal Politecnico di Milano (1° posto), dove i laureati in sede impiegheranno 13 anni per rientrare degli investimenti negli studi e i fuori sede 14,2 anni.
Dando uno sguardo alle altre siciliane, Palermo si posiziona 28esima rispettivamente con il dato di 16 anni per i laureati in sede e 16,7 anni per i laureati all’Università di Palermo ma fuori sede. Per quanto riguarda l’Università di Messina, il risultato è anche peggiore: l’ateneo si trova infatti al 39esimo posto, ottenuto con i valori di 17,8 anni per gli studenti laureati in sede e 18,8 per i laureati all’Università di Messina ma fuori sede.
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