Femminicidio o suicidio? Tra i più misteriosi casi di cronaca nera in Sicilia, c'è quello della giovane pittrice Ginevra Bacciarello. La sua tomba monumentale si trova nel cimitero di Acireale.
Una figura esile ed elegante. Capelli raccolti, e mani incrociate delicatamente sul ventre. È questa l’immagine che un blocco di marmo, scolpito su un sepolcro del cimitero di Acireale, ci restituisce oggi di Ginevra Bacciarello. Morta nel 1913, a soli ventitré anni, la scomparsa di questa giovane pittrice rimane tuttora avvolta nel mistero. Il velo di tristezza che traspare da quella scultura di donna, oramai costretta al silenzio, rivela tuttavia una vita ancor più sfortunata, una sorte che agli inizi del Novecento fu forse comune a più di una donna, in Sicilia e non solo.
La vicenda biografica di Ginevra Bacciarello è stata ricostruita, qualche anno fa, da Vincenzo Costanzo e raccontata in un libro intitolato “Ginevra Bacciarello: una vita, una morte, un mistero”. Pubblicato nel 1991 a seguito di un lungo lavoro di ricerca storica e di interviste ai discendenti della donna (di cui oggi non resta più nessuno), il libro non riuscì tuttavia a chiarire le dinamiche della morte della pittrice. Grazie alle informazioni contenute nel libro di Costanzo e all’aiuto di Milena Palermo, fondatrice della pagina Facebook Obiettivo Catania, proviamo qui a ricostruire brevemente la sua storia.
Terza di quattro figli, Ginevra Bacciarello nacque ad Ancona il 26 marzo 1890 da una famiglia benestante. Sua madre, Caterina Turco, morì quando Ginevra era ancora piccola, a causa di alcune complicazioni sopraggiunte dopo l’ultimo parto. Il padre, Michele, era un ingegnere e funzionario delle ferrovie. Per via delle esigenze lavorative di quest’ultimo, nel 1905, tutta la famiglia si trasferì a Roma e Ginevra scelse di dedicarsi all’arte. S’iscrisse all’Istituto di Belle Arti e si diplomò con successo nel 1910.
Allieva promettente e pittrice di grande talento, Ginevra divenne in poco tempo una delle promesse dell’arte italiana del tempo. Tuttavia, di lì a poco, la sua vita prese una direzione inaspettata: innamoratasi di Luciano Condorelli, giovane scultore di Acireale che aveva conosciuto a scuola, decise di sposarsi con un rito civile il 28 maggio del 1912. Determinata a seguire il marito, forse per allontanarsi da un padre troppo oppressivo, il giorno dopo il matrimonio partì alla volta di Acireale, dove lei e Condorelli si trasferirono definitivamente. L’unione di due giovani artisti liberi, indipendenti e provenienti dalla capitale non fu, tuttavia, così romantica come si immagina.
Sin dai primi giorni di trasferimento in Sicilia, le cose per Ginevra non furono semplici. Tra lei e il marito nacquero subito dei forti contrasti, che li portarono a vivere separati: l’uomo in casa della madre e la donna in una camera in affitto. Le divergenze iniziali sembrarono però appianarsi qualche mese dopo: i due tornarono a vivere insieme, in una casa di via Currò e così ebbe finalmente inizio la loro vita coniugale. Pieni di idee e intraprendenti, nonostante le difficoltà, i due condussero un’intensa vita sociale. Insieme al marito e al cognato, la giovane pittrice fondò anche un circolo culturale dedicato a Vincenzo Bellini.
Libera e anticonformista, Ginevra dovette ben presto confrontarsi con le difficoltà del vivere in un piccolo paese di provincia, come lo era Acireale in quegli anni. Cresciuta nella Roma di inizio secolo, fin dai primi giorni, la giovane soffrì gli usi e i costumi di una Sicilia fortemente patriarcale, che relegava le donne al ruolo di “angelo del focolare” e che mal tollerava il carattere indipendente di un’artista che indossava i pantaloni, si rifiutava di portare il velo in chiesa, che usciva spesso da sola e frequentava i bar. Lo scontro con una realtà soffocante, unito all’infedeltà del marito, che si dice Ginevra amasse profondamente, rese ben presto la donna infelice.
Poco più di un anno dopo il trasferimento in Sicilia, la tragedia. Il 9 luglio del 1913, a ventitré anni, Ginevra Bacciarello fu ritrovata morta nella sua casa di Acireale, al numero 13 di via Currò. La causa della morte un colpo di pistola al cuore. Il corpo della giovane, avvolto in una lunga veste bianca chiusa con degli spilli dal collo in giù, era stato ricoperto di fiori. Di fianco a lei, un biglietto recitava: “La luna e le stelle accoglieranno l’anima di Ginevra Bacciarello”. Le ipotesi sulla sua morte furono diverse: omicidio o suicidio? Nessuno si preoccupò di rispondere e il corpo della pittrice fu seppellito, in fretta e furia, dopo il funerale.
Né il padre, arrivato ad Acireale per il rito funebre e ripartito subito dopo, né il marito chiesero mai di aprire le indagini per sapere di più sulla sua morte. La tomba in cui oggi è seppellita Ginevra fu scolpita dal marito, che accanto al nome della donna scelse di incidere il suo cognome da sposata: Ginevra Condorelli. Luciano Condorelli, noto anche per scultura dedicata ai caduti nel sacrario della Chiesa di San Nicola l’Arena, dopo la morte della moglie, si trasferì nuovamente a Roma e divenne uno degli scultori più richiesti del ventennio fascista.
Quello che, invece, rimane oggi di Ginevra è un’opera custodita all’interno della cappella dell’Eremo di Sant’Anna: un bellissimo affresco intitolato “La Vergine dei cipressi”, dove sembra che la Madonna abbia le sembianze di Ginevra e uno dei frati, invece, il volto del marito. Che si sia trattato di un femminicidio o di un suicidio, quella di Ginevra Bacciarello rimane la storia di una donna che non ha soddisfatto le aspettative che la società aveva su di lei. Di un’artista che pagò a caro prezzo la propria indipendenza, ridotta al silenzio, in una Sicilia dove, non troppo lontano, due anni prima, un’altra giovane donna di nome Angelina Mioccio aveva deciso di togliersi la vita.
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