Il Covid-19 sviluppa gli anticorpi? Una volta guariti, è possibile incedere in delle ricadute? Come si può saper se un infetto da Coronavirus, dopo la guarigione, è diventato immune? Sono numerosi gli interrogativi dei ricercatori, impegnati nello studio del nuovo virus. Tra questi, uno dei dubbi riguarda proprio la modalità per verificare se un paziente guarito dal Coronavirus abbia sviluppato l’immunità. Il primo vero passo, come riportato dal “Corriere della Sera”, arriva dal Policlinico San Matteo di Pavia con il gruppo DiaSorin, che ha sviluppato un test sierologico che permetterà di analizzare la produzione degli anticorpi.
Covid-19: il problema dell’immunità e il test rapido
Il test arriva dopo lunghe settimane di sperimentazioni in vitro al Policlinico San Matteo di Pavia. Il team, composto da 50 ricercatori, ha prodotto e testato un primo esame made in Italy, che, attraverso l’analisi del sangue, permetterà di verificare chi ha sviluppato gli anticorpi contro il Covid-19.
Il test dovrebbe ottenere entro le prossime settimane la certificazione CE, che permetterà l’inizio della somministrazione e sperimentazione sulla popolazione. Il test sierologico rapido avrà un costo di appena cinque euro e rappresenterà un vero passo avanti della ricerca, considerato che nessuno dei kit prodotti dai ricercatori cinesi ha ottenuto la certificazione di validità e sicurezza. In effetti, non tutti sarebbero in grado si fornire una certezza su chi abbia sviluppato gli anticorpi e sia diventato, pertanto, non contagioso.
Covid-19: come funziona il test rapido
Dopo i due tamponi negativi, eseguiti a distanza di qualche giorno, i pazienti infetti da Coronavirus possono essere dichiarati guariti. A quel punto sarà possibile accertare che quest’ultimi abbiamo sviluppato gli anticorpi contro il virus, ottenendo la “patente d’immunità“, che permetterebbe loro di non ammalarsi né contagiare più. Questi test sono assolutamente indispensabili per permettere alla popolazione di tornare, via via, alla vita di tutti i giorni, consentendo al Paese di ripartire.
Il funzionamento del test sierologico rapido, prodotto a Pavia, è molto semplice. Occorre un prelievo del sangue, inserito poi in un apposito macchinario che lo mette a contatto con la proteina sintetizzata dai laboratori DiaSorin utilizzando un pezzo del Sars-Cov2 (il nuovo Coronavirus). Il kit, a quel punto, evidenzia il legame tra la proteina e l’anticorpo neutralizzate, mediante un segnale luminoso.
Il prototipo del test è stato creato analizzando, nelle varie fasi, campioni di sangue di pazienti ricoverati, dalla terapia intensiva alla guarigione. È stato così possibile individuare la quantità degli anticorpi, detti neutralizzanti, che permetteranno di allontanare la malattia. Con il test, quindi, si potrà sapere quanti dei contagiati avranno, infine, raggiunto l’immunità, mentre, ripetendo periodicamente l’esame, si potrà sapere quanto duri questa immunità.
Covid-19: asintomatici e test sierologico
Anche gli asintomatici e coloro che hanno manifestato sintomi lievi potranno essere sottoposti al test. In questo caso, si potrà verificare il numero di anticorpi presenti, che variano tra i 7 e i 14 giorni dal contagio. Se si riscontrerà la presenza di anticorpi “killer” si potrà dichiarare l’immunità, anche se non si può accertare, con le conoscenze attuali, se il paziente non sarà più contagioso.
La soluzione più prudente, quindi, potrebbe essere quella di isolare preventivamente questi soggetti per una settimana, o imporre l’obbligo di mascherina e di distanziamento sociale sempre per 7 giorni.