Abolito l'esame di abilitazione per i laureati in Medicina. Ma cosa ne pensano gli studenti? LiveUnict lo ha chiesto ai laureandi dell'Università di Catania.
“Le bare, l’esercito a Bergamo, i medici e gli infermieri vestiti con tutti quei DPI, tutto sembra far parte di un film apocalittico in cui non siamo personaggi e protagonisti finché… Le sensazioni, le emozioni sono le più varie: paura, incredulità, ottimismo. Ognuno affronta come meglio può, cercando di mantenere un minimo di normalità in una situazione che è tutto tranne che normale”.
Sono queste le riflessioni di P. C., laureando in Medicina dell’Università di Catania che, negli ultimi giorni, come molti altri colleghi si è ritrovato al centro di una novità destabilizzante per molti: l’abolizione dell’esame di abilitazione. Incredulità, paura, incertezza trapelano dalle parole di chi ha scelto di studiare per essere come chi oggi, suo malgrado, si sta trovando a rischiare la propria vita per risparmiare quella di altri.
Risale proprio a pochi giorni fa la notizia dell’abolizione del famoso esame di abilitazione per i laureati n medicina. Con il nuovo decreto, è stato deciso che la laurea in medicina diventerà abilitante. Ci si è resi conto che in Italia vi è una carenza di medici e personale sanitario importante, lacuna da colmare il prima possibile e soprattutto a fronte di un’emergenza di tale portata.
“Oggi l’Esame di stato è diventato quasi una formalità – commenta P. C. –: prima tre mesi di tirocinio di cui uno in Area Medica, uno in Area Chirurgica e uno in MMG; poi una prova a risposta multipla con domande pescate da un DateBase già noto. Sicuramente ha senso continuare a mantenere il tirocinio pratico e assicurarsi che abbia una reale utilità in termini di apprendimento, ma la prova scritta era totalmente inutile e la sua eliminazione agevolerà l’inserimento nel mondo del lavoro”.
Si tratta, dunque, di una decisione che agevolerebbe l’inserimento dei neolaureati direttamente in corsia, senza la “perdita di tempo” di un esame considerato superfluo. Un altro studente dell’Università di Catania, A. B., infatti dichiara: “Sono d’accordo soprattutto perché non mi sembra sensato fare una selezione per una abilitazione che non è altro che un ‘permesso’ ad utilizzare la laurea che hai conseguito”.
Ma quanto è utile l’abolizione dell’esame di stato in un contesto emergenziale come quello in cui ci troviamo attualmente? Secondo il parere di un altro studente catanese, D. C., poco: “Dubito che il SSN possa avvalersi dell’aiuto di ragazzi freschi di laurea in una condizione di tale emergenza, al massimo potrebbero essere utili nello sgravare i medici specializzati da compiti facilmente svolgibili”.
Tale novità ha fatto muovere un’ulteriore critica in particolare tra gli studenti, riguardante il problema relativo alla mancanza di sufficienti borse di specializzazione, come infatti considera O. C.: “È una manovra sensata solo se accoppiata ad un consensuale ampliamento del numero di borse di specializzazione, che rimane sempre il punto più stretto e affannoso del collo di questo imbuto”.
Ma, in via più generale, come vedono gli studenti laureandi in Medicina la situazione nella quale si sta trovando il nostro Paese? Attualmente, ci si chiede in particolare se il nostro sistema sanitario sia in grado di dare risposte certe qualora l’emergenza che finora ha riguardato prevalentemente il Nord Italia dovesse arrivare anche al sud.
“Mi sento di esprimere a grandi linee – commenta O. C. – un dissenso in merito alle nostre potenzialità di gestione di un’eventuale emergenza di pari gravità a quella che al Nord stanno fronteggiando”. Inoltre, aggiunge D. C.: “Per sentito dire dai nostri professori, so che c’è carenza di dispositivi di protezione individuale e che gli stessi specializzandi ad oggi forse non possono andare in reparto proprio per questo motivo”.
La prospettiva non è dunque delle più felici, motivo in più questo per rispettare quelle misure di distanziamento sociale adottate dal Governo al fine di evitare un eventuale collasso che porterebbe conseguenze inevitabilmente infelici. Cosa fare per contribuire alla sconfitta di un virus che sta tenendo in ginocchio un intero Paese? Bisogna quanto più possibile fare la propria parte e rendersi utili nel proprio piccolo per sconfiggere un male che ci ha visti sì impreparati, spaventati ma, si spera, uniti.
“Come dice il virologo Burioni (magari un po’ a torto, ma in fondo non così tanto) – conclude P. C. – la scienza non è democratica” e proprio gli avvenimenti di questi giorni avvalorano la veridicità di questa frase e dovrebbero servire da monito in ambito e scientifico e non solo, affinché le bufale e la mala informazione possano essere ridotte e si lasci sempre la parola ultima a gente veramente competente nel proprio ambito”.
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