“Nel Terzo millennio sembra davvero anacronistico doverci ancora occupare di violenza sulle donne, invece purtroppo il problema è drammaticamente attuale e riguarda tutti noi. Dobbiamo parlarne e parlarne ancora, e mettere in campo strategie e azioni per la prevenzione. Non agire ci rende colpevoli o complici degli assassini.
L’Università di Catania non si volta dall’altra parte”. Il rettore Francesco Priolo ha introdotto così l’incontro dal titolo “Il ruolo del sistema universitario nel contrasto alla violenza di genere” che si è svolto questa mattina nell’aula magna del Palazzo centrale, in occasione della Giornata internazionale contro la Violenza sulle donne.
L’iniziativa è stata promossa dalla delegata alle Pari opportunità Adriana Di Stefano, in collaborazione con il Comitato unico di garanzia (Cug), presieduto dalla prof.ssa Germana Barone, con l’intento di avviare una discussione pubblica con i soggetti e le istituzioni coinvolte nei processi di contrasto della violenza contro le donne. “Dobbiamo essere in grado – ha spiegato la prof.ssa Di Stefano – di andare oltre gli stereotipi e i luoghi comuni, e confrontarci, innanzitutto con gli studenti e le studentesse, sulle misure di prevenzione da mettere in atto. Il nostro obiettivo è rendere l’ateneo un luogo protetto e sicuro, una ‘inclusive university’, sensibile attenta e attiva, anche sul piano delle pari opportunità”. “Il Cug non vuole limitarsi ad esercitare il ruolo di ascolto e di sentinella del malessere all’interno dell’ateneo – ha precisato la presidente Barone -, ma grazie anche al collegamento con la rete delle altre università, intende proporre piani d’azione e buone prassi, attivando processi virtuosi di prevenzione e tutela”.
Formazione, assistenza, prevenzione e repressione dei fenomeni di discriminazione e violenza di genere: questi i temi su cui è proseguito poi il nutrito confronto fra i relatori, tra cui la dottoressa Marisa Scavo, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Catania, il dott. Luigi Bonaventura, il prof. Giorgio De Guidi, la studentessa Marta Principato, l’ing. Giuliano Salerno, la dott.ssa Francesca Verzì (vice-presidente CUG), il direttore del Cof&p Carmelo Pappalardo.
Per la professoressa Marina Calloni, docente di Filosofia politica e responsabile del Centro di ricerca dipartimentale Adv – Against Domestic Violence dell’Università di Milano-Bicocca, la violenza di genere è da considerare al pari di una ‘pandemia’, un “fenomeno interculturale e interclassista che va esaminato nelle sue dimensioni privata, sociale, istituzionale e politica”. “Diciannove omicidi su 20 sono prevedibili ed evitabili, e sono frutto di relazioni inique basate sul dominio e la persecuzione – ha aggiunto -. È perciò necessaria un’alleanza tra gli uomini e le donne e tra le diverse generazioni, perché va spezzato quel meccanismo di riproposizione di ciò che si è purtroppo subito nel corso dell’infanzia. In questo senso, le università, oltre che a delle battaglie culturali, educative e scientifiche, sono chiamate a una nuova sfida, attraverso i propri strumenti della formazione, della ricerca, della terza missione e dell’internazionalizzazione, ricorrendo a un nuovo approccio olistico, grazie all’ascolto e al dialogo tra saperi differenti ma interagenti”.
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