Arrivata una notizia che rende orgogliosa la comunità accademica catanese: Adriano Napoli, 24enne di Aci Sant’Antonio, laureando del corso magistrale in Storia dell’Arte e Beni culturali e della Scuola Superiore di Catania, è entrato alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Il 24enne ha partecipato al concorso d’ammissione per il dottorato di ricerca in Storia dell’Arte della Normale, riuscendo a classificarsi secondo (con 84 punti), conquistando una delle sei posizioni aperte.
Una soddisfazione enorme, se si pensa che il giovane talento etneo non ha ancora nemmeno discusso la tesi magistrale. “Lo farò tra pochi giorni – spiega Adriano –, la tesi che ho scritto sotto la guida della prof.ssa Claudia Guastella è un argomento di Storia dell’arte medievale: il monachesimo italo-greco d’età normanna e, in particolare, una delle sue espressioni monumentali, cioè la chiesa di Santa Maria di Mili, qualche chilometro a sud di Messina. Con la ricristianizzazione normanna della Sicilia, dall’XI secolo, cominciò infatti una febbrile edificazione non soltanto di chiese latine, espressione della cultura dei nuovi arrivati, ma anche e soprattutto di monasteri di rito ortodosso, perché il tessuto culturale e religioso con cui i conquistatori latini dovettero confrontarsi era appunto greco, sia in Calabria sia in alcune aree della Sicilia che hanno resistito meglio all’islamizzazione, come il messinese. A questo preciso contesto appartiene anche Santa Maria di Mili“.
A parlare dello studente catanese è la relatrice, la prof. Guastella: “Nel corso della sua carriera universitaria ha potuto conoscere, dialogare e farsi apprezzare da alcuni dei protagonisti degli studi sulle tematiche interculturali che si intrecciano tra Oriente e Occidente nel Mediterraneo medievale e che vedono la loro espressione più ricca e complessa proprio nel Regno meridionale e soprattutto in Sicilia: i bizantinisti Antonio Iacobini e Alessandra Guiglia dalla Sapienza, Marina Falla dell’Università del Salento e l’islamista Jeremy Johns di Oxford“. Ciò, come dice la relatrice, testimonia l’impegno dello studente, il rigore e l’originalità del lavoro svolto.
“Solo nel mese di giugno – racconta Napoli – ho cominciato a pensare al dottorato a Pisa, tentando un po’ la sorte. L’esame di ammissione consisteva, in primo luogo, nella valutazione dei titoli, cioè curriculum, progetto di ricerca, tesi di laurea magistrale, lettere di referenze, certificazioni linguistiche. Superata questa prima fase era previsto un colloquio orale, di un’ora, in cui ho discusso il mio percorso accademico, ho esposto più puntualmente il progetto di ricerca, mi sono state sottoposte le fotografie di alcuni dipinti perché le riconoscessi, ho letto e tradotto parte di un saggio in lingua inglese“.
Adriano Napoli si è diplomato al Liceo classico Gulli e Pennisi di Acireale, ottenendo poi il massimo nel conseguimento della laurea triennale in Beni Culturali all’Università di Catania. “Credo che – dichiara Napoli gli anni dell’Università siano formativi in ogni caso, ma Catania, dove devi misurarti, anche se attraverso il filtro delle mura del monastero dei Benedettini, con una realtà socioeconomica non certo aurea, è occasione di crescita, più ancora che accademica, umana e, oserei dire, emotiva. Forse suona retorico ma è vero: ai giovani dico di studiare con scrupolo e passione fin dal liceo, perché esistono ancora, sia qui, sia altrove e nonostante la disillusione serpeggiante, spazi per chi non è figlio di nessuno ma ‘solamente’ bravo“, conclude lo studente 24enne, pronto a laurearsi e a partire con una nuova avventura, come quella della Normale di Pisa.