Saranno tre i borghi rurali degli anni ’40 ad essere riqualificati e valorizzati: grazie, infatti, allo stanziamento di circa 14 milioni di euro da parte della Regione Siciliana, torneranno a vivere il Borgo Lupo, in provincia di Catania, il Borgo Bonsignore, nell’Agrigentino ed il Borgo Borzellino, in provincia di Palermo.
Questi sono tre degli otto borghi costruiti, su decisione del governo italiano, dall’Ente Siciliano Colonizzazione del Latifondo tra il 1939 ed il 1943; dall’epoca fascista ad oggi, questi borghi si trovano ormai in condizioni di quasi abbandono.
In particolare, per quanto riguarda il catanese, il Borgo Pietro Lupo, che si trova dalle parti di Mineo, fu costruito in soli sei mesi, dal dicembre 1940 al maggio 1941, con l’obiettivo di farne il vero e proprio centro di quello che sarebbe stato un futuro paese. Il nome venne dato in onore dell’eroe di guerra Pietro Lupo, catanese, che venne insignito della medaglia d’oro al valor militare.
Sfortunatamente, i progetti che vedevano il Borgo Pietro Lupo come una futura cittadina, non andarano come previsti. Al contrario, il luogo si cominciò a spopolare, fino ad arrivare, 78 anni dopo, ad oggi: il Borgo si trova in stato di abbandono, con soli 15 residenti. Non mancarono i tentativi per riqualificarlo, l’ultimo dei quali è stato molti anni fa, nel 2003; ma fu gettata la spugna a fronte dell’evidente stato di abbandono del luogo.
I finanziamenti proverranno da un fondo speciale, istituito dall’assessorato regionale ai Beni Culturali. Se per il Borgo Bonsignore sono destinati 2 milioni e 500mila euro, al Borgo Borzellino e al Borgo Lupo sono stati destinati più fondi, rispettivamente 5 milioni e 500mila euro per il primo e 5 milioni e 775mila per il secondo.
Soddisfattissimo il Presidente della Regione Siciliana Musumeci, che parla di questa iniziativa come il raggiungimento di “due obiettivi: anzitutto, il recupero di uno straordinario patrimonio di architettura rurale appartenente alla storia contadina della nostra Isola e che rischia di scomparire del tutto; e la restituzione a territori poveri dell’entroterra di tre strutture da destinare ad attività compatibili col contesto, a cominciare dall’agriturismo o dal turismo rurale”.
“I Borghi furono elementi centrali di un processo di trasformazione del mondo agricolo e oggi, per la loro ubicazione, per la loro concezione urbanistica e per le loro architetture, rappresentano una testimonianza storica e culturale unica“, conclude Musumeci, ricordando come i lavori mirino a “riqualificare e valorizzare queste aree rendendole disponibili ad ospitare strutture e iniziative che possano rivitalizzare e promuovere il territorio attraverso la creazione di centri per la conoscenza, la sperimentazione e la divulgazione di antiche lavorazioni e tradizioni contadine, associate a servizi di fruizione turistico-culturale”.