Un nuovo docufilm ripercorrerà l'arte del grande artista olandese, analizzato sotto un nuovo, particolarissimo punto di vista: quello dell'arte giapponese.
Si apre una nuova stagione della Grande Arte al Cinema di NexoDigital: a inaugurarla, sarà nientemeno che la figura di Vincent Van Gogh, analizzato, in un nuovo docufilm, sotto un punto di vista diverso, ovvero il legame dell’artista con l‘arte giapponese. L’artista olandese, infatti, visse nel pieno periodo del japonisme, ovvero il tempo in cui, terminato il periodo Edo, l’Oriente si aprì all’Occidente, inondando letteralmente Parigi di arte giapponese, dagli oggetti decorativi alle stampe colorate impresse con matrici di legno (ukiyo-e, “immagini del mondo fluttuante).
Van Gogh rimase affascinato da quella nuova cultura ed impressionato da quell’arte particolare, dalla purezza compositiva. Acquistò numerose stampe che finirono per tappezzare la sua stanza: egli studiò ogni singolo dettaglio, dai fiori, alberi e rami contorti, ad ogni figura femminile nei giardini o sui bagnasciuga. Vincent rimase letteralmente stordito dagli elementi componenti questa cultura visiva e dal modo in cui essi potevano essere adattati alla ricerca di un nuovo modo di vedere.
Successivamente, nel 1888, Van Gogh lasciò Parigi, troppo caotica ormai, per andare a ritirarsi in Provenza, alla ricerca di nuovi spunti artistici. E lì, in effetti, vi trovò un paesaggio magnifico, una luce potente, una popolazione dai costumi tradizionali e per certi versi “esotici”: trovò il perfetto dialogo con la sua visione idealizzata del Giappone e con il suo “sogno” giapponese. In quegli anni, si susseguirono alcune delle opere più famose dell’artista, dai celebri ritratti, fino ai Girasoli.
Ed è su questo viaggio che il docufilm si baserà: un’esperienza innovativa, in un nuovo modo di vedere il già conosciuto. Secondo il regista, David Bickerstaff “la cosa stupefacente nel lavorare a un film su Van Gogh è la ricchezza delle intuizioni che emergono dalle sue lettere o anche solo osservando da vicino le sue opere. Pensi di conoscerle, perché sono famosissime, ma ogni “visione” rivela qualcosa di nuovo. L’intensità del sentire di Van Gogh mentre lotta con la sua arte è messa a nudo con ogni segno che marca sulle tele”, continua, concludendo definendola “la ricerca di una semplicità potente che ha attratto Vincent van Gogh verso l’arte del Giappone”.
Van Gogh e Il Giappone si baserà sullo slow looking: bisogna “assaporare” appieno il senso e la bellezza di ogni opera, dedicandole il giusto tempo all’interno dei nostri percorsi museali. “Questo approccio si basa sull’idea che, se vogliamo veramente conoscere un’opera d’arte, dobbiamo concentrarci su di essa”, si legge sul sito della casa produttrice Nexo Digital, che continua ricordando come bisogna “passare del tempo in sua compagnia, senza farci prendere dall’ansia di scoprire il capolavoro rinomato collocato proprio nella sala accanto a quella in cui ci troviamo”. Il docufilm sarà proiettato nei cinema il 16, 17 e 18 settembre prossimi. A Catania, sarà possibile vederlo all’Alfieri, all’UCI Cinemas, al The Space e al Cinestar dei Portali.
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