Ripartono le assunzioni da parte della Regione Siciliana: tra pensionamenti e quota 100, infatti, si rischiano numerose posizioni scoperte. Da qui, l'annuncio della Regione, che sta già lavorando ai primi bandi da pubblicare entro la fine dell'anno.
A breve, la Regione Siciliana potrebbe ricominciare ad assumere. Sono queste le notizie che trapelano, dopo i dati non troppo promettenti pubblicati dal centro studi Pio La Torre, e confermati dalla stessa Presidenza al giornale La Sicilia, secondo i quali entro tre anni molteplici posizioni potrebbero rimanere scoperte a causa dei pensionamenti naturali e quelli ai quali si ricorrerà tramite la quota 100. Ma non ci si ferma qui: la Corte dei Conti ha denunciato, nuovamente, come vi siano posizioni impiegate da personale impreparato, assunto non secondo i criteri prestabiliti.
L’indagine de La Sicilia è partita proprio dalla Corte dei Conti, seguendo i dati della Relazione 2019 sulla spesa per il personale degli enti territoriali. E, per quanto i numeri possano sembrare promettenti, sono le competenze che lasciano a desiderare. Come, infatti, dichiarato al giornale dall’economista Franco Garufi, alla fine del 2017 “gli impiegati erano 14.921, un esercito più numeroso dell’intera area Nord che ne contava 14.418. La denuncia, mai ascoltata: assunzioni clientelari e non di merito. Risultato: uffici pieni e inefficienti“. Sebbene il numero di impiegati sia sceso negli anni a venire, e con loro le spese per il personale, si conta un surplus di dipendenti regionali ogni 1000 abitanti: 2,97 contro gli 0,33 della Lombardia.
Un vero e proprio “esercito”, quindi, ma non preparato abbastanza da venire incontro ai bisogni di chi vi si rivolge. I numeri non finiscono qui, però, in quanto, se si conta solamente la media dei dipendenti pubblici, e non regionali, si arriva ad un perfetto equilibrio con le altre regioni: 54 ogni mille abitanti, seguendo le statistiche del Mezzogiorno e (54,4) e del Nord (53,2). Se poi, però, si va più in profondità con i dati, ci si renderà conto che vi è un’incidenza di dipendenti regionali di venti punti più alta rispetto alla media nazionale (108,2 contro 88,6), ma una povertà impressionante nei campi dell’università (11,4 contro 16 ogni mille abitanti) e della sanità (88,6 contro 107).
Una distorsione dovuta, come riportato nel dossier della Corte dei Conti, all’uso “distorto delle politiche assunzionali”, dalla quale “ne è derivata la chiusura alle opportunità di reclutamento attraverso le ordinarie procedure concorsuali e meritocratiche, sostituite da lunghi e complessi percorsi di stabilizzazione del personale precario, […] con il conseguente innalzamento dell’età anagrafica del personale in servizio e l’inevitabile creazione di una vera e propria frattura generazionale”. Da qui, la risposta del Presidente della Regione Musumeci non si fa attendere: conferma, infatti, come “a settembre ci dedicheremo alla pianta organica. […] Alcuni giorni fa abbiamo sbloccato i concorsi”.
E proprio sui concorsi, Musumeci parla di come si stiano già “valutando di quante risorse finanziarie disponiamo per mettere a bando alcune centinaia di posti per figure professionali qualificate: ingegneri, architetti, geologi, avvocati, agronomi, commercialisti”, pianificando che “entro l’anno pubblicheremo il primo bando”. Musumeci, inoltre, dichiara come siano state “sbloccate le assunzioni al Corpo delle guardie forestali, che si è ridotto a poche centinaia di unità, quasi tutte anziane, mentre nelle campagne c’è bisogno di energie fresche”, stimando, infine, “di assumere 200/300 guardie fra laureati e diplomati, per la tutela ambientale e come deterrenti alla criminalità rurale”.
Per avere una stima più precisa delle future assunzioni, basti consultare il DEFR (documento di economia e finanza regionale): già dal prossimo anno, infatti, saranno utilizzati 793mila euro per le assumere nuovi dirigenti, ovvero circa 35 assunzioni sui 110 che andranno in pensione nel 2019, mentre vi sarà una spesa di circa due milioni per l’arrivo di circa 300 nuovi dipendenti, contro i 400 in uscita. Lo stesso modus operandi dovrebbe valere anche per il 2021 e per il 2022: per quest’ultimo anno si pensa ad una spesa con un’ipotesi di spesa di 3,1 milioni utilizzati per le assunzioni del medesimo numero di dipendenti del comparto in pensione relativo all’anno precedente e, infine, saranno utilizzati 1,3 milioni per andare a coprire il 50% delle posizioni dirigenziali, uscite nel 2021.
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