Una rinnovata consapevolezza per i temi ambientali ha coinvolto il mondo in questi mesi. Dalle iniziative locali di tanti comuni che hanno detto no alla plastica al movimento ambientalista globale di Greta Thunberg sembra che il mondo abbia riscoperto l’importanza della discussione su inquinamento e ambiente. Nel concreto, le azioni e le iniziative in favore dell’ambiente si sono focalizzate particolarmente sul tema della “lotta alla plastica”. È così che ha preso lentamente il via una sorta di “rivoluzione” del Plastic Free.
A prendere parte a questa rivoluzione sembra oggi voglia esserci anche l’Ars. Il Parlamento siciliano, pare, infatti volere dire anch’esso no alla plastica. Domani, 20 marzo, avrà inizio l’iter legislativo per condurre la Sicilia ad un futuro plastic free. A promuovere il ddl “antiplastica” è la deputata regionale Giusy Savarino, secondo cui occorre vietare per legge le plastiche monouso ed incentivare il solo utilizzo di quelle compostabili e biodegradabili, in tutta l’Isola.
L’Ars non è però certo la prima istituzione pubblica ad aderire ad iniziative contro l’utilizzo della plastica. Sono infatti, sempre più numerosi oggi, i Comuni, gli enti pubblici, le università ma anche i privati cittadini e gli esercenti commerciali ad averne bandito l’utilizzo. In un mondo, dove la maggior parte degli oggetti di uso quotidiano sono fatti in plastica, la scelta dei sostenitori del plastic free è considerata per tale ragione rivoluzionaria. Si tratta di un vero e proprio cambiamento di stile di vita, ma è un cambiamento, oggi più che mai necessario.
La plastica è infatti, come ben sappiamo uno dei principali fattori di inquinamento per il nostro pianeta. A farne le spese sono soprattutto i nostri mari. Secondo un rapporto presentato l’anno scorso al Forum economico mondiale di Davos, almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni giorno. Partendo da simili dati, la prospettiva del futuro è ancora più inquietante. Inquietanti e terribili come le migliaia di immagini che ritraggono animali marini intrappolati nella plastica. L’ultimo caso risale appena a qualche giorno fa quando nelle Filippine è stata ritrovata una balena morta con 40 kg di plastica nello stomaco.
E’ proprio a partire dalla consapevolezza di tale aberrante scenario che sono nate e si stanno diffondendo numerose iniziative di contrasto all’utilizzo della plastica. Già l’Ue, attraverso la European Strategy for Plastic, ha elaborato una normativa, che se approvata in via definitiva, vieterà l’uso della plastica usa e getta a partire dal 2021. Il divieto in particolare dovrebbe riguardare piatti e posate monouso, cannucce e bastoncini cotonati.
Intanto, però, anche diversi Comuni italiani hanno dichiarato guerra alla plastica, aderendo alla rivoluzione del Plastic free. A oggi risultano, secondo alcune stime di Legambiente, essere 24 i Comuni che hanno bandito la plastica usa e getta. Tra questi, anche molti comuni siciliani. Noto, Siracusa, Avola, Pantelleria, Favignana, Lampedusa, Linosa, Capo d’Orlando, Augusta, Pachino, Capaci, Malfa (Salina – Isole Eolie) hanno già adottato un’apposita delibera per vietare l’uso della plastica monouso.
Oltre ai sindaci, a dire no alla plastica sono sempre più anche negozianti e proprietari di ristoranti, bar e bed and breakfast. Anche a Catania un ristretto numero di negozianti ha aderito alla “rivoluzione”. La stessa Università di Catania ha appena introdotto un’iniziativa che limiterà il consumo di bottiglie di plastica all’interno delle facoltà universitarie. Sono infatti, appena stati installati in tutti i dipartimenti dell’Ateneo di Catania degli erogatori di acqua, che permetteranno agli studenti di attingere quotidianamente ad una quantità di acqua pari a circa un litro e mezzo, consentendo di limitare il continuo consumo di bottigliette d’acqua usa e getta. L’iniziativa dell’Università di Catania in questo modo sembra anticipare la realizzazione della decisione della Crui di bandire l’uso di bicchierini e bottiglie di plastica in tutte le università italiane.
Una consapevolezza sempre più diffusa è quindi quella per il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente. A questa consapevolezza non può, però, come sottolineano in molti attivisti, non aggiungersi l’azione. Un’azione concreta, che deve partire dalle istituzioni, dai vertici politici e dai leader del sistema economico mondiale, ma che ha bisogno ogni giorno dell’impegno quotidiano di ciascuno di noi.