Secondo il mito, l’alternare delle quattro stagioni avrebbe origine proprio in seguito al rapimento di Proserpina da parte di Plutone. Sulle sponde del lago di Pergusa, quindi, avrebbe inizio una delle leggende più famose di tutti i tempi.
Chi non ha mai sentito il racconto del rapimento della bella Proserpina e delle sue nozze con il dio degli Inferi Plutone? La cultura occidentale, infatti, ha reso immortale nei secoli il mito grazie al quale gli antichi Greci spiegavano l’alternarsi delle stagioni. Non tutti, però, sono forse a conoscenza del fatto che le vicende del mito si snodano proprio in Sicilia e, più precisamente, sulle sponde del Lago di Pergusa, in provincia di Enna.
Protagonista della vicenda è Proserpina, versione romana della greca Persefone, figlia della divinità agricola Cerere (Demetra in greco). Queste due figure mitologiche sin dall’inizio dei tempi sono strettamente legate al culto della terra, dell’agricoltura e dell’alternarsi delle stagioni, e, note come protagoniste dei “Misteri Eleusini”, sono altresì celebrate come “la coppia divina”.
Un giorno, mentre Proserpina si trovava intenta a raccogliere dei fiori sulle sponde del lago di Pergusa, nei pressi dell’odierna Enna, il dio degli Inferi Plutone, conosciuto dai Greci come Ade, s’invaghì di lei a tal punto che decise di rapire la fanciulla e portarla con sé nel regno dei morti.
Lo straziante grido di aiuto di Proserpina giunse sino alle orecchie della madre, che, in preda alla disperazione per la sorte della figlia, vagò nove giorni e nove notti, cercando Proserpina per tutta la Grecia e tenendo in mano due fiaccole accese. Finalmente Cerere venne a sapere da Elio di come la sua Proserpina fosse stata trascinata di forza da Plutone fino nell’aldilà, così, infuriata e in preda al dolore, minacciò di non occuparsi più delle sue funzioni divine fino a che la figlia non fosse ritornata sulla Terra. Si rifugiò, quindi, a Eleusi, dove fu accolta con grande calore e ospitalità.
Cerere e Plutone dovettero così cedere a un compromesso: la giovane avrebbe vissuto sei mesi sulla Terra insieme alla madre e i restanti sei mesi negli Inferi con Ade. Durante il periodo trascorso con Ade, da inizio autunno (tempo della semina) fino alla fine dell’inverno, sulla Terra avrebbe regnato il freddo e i campi non avrebbero dato i loro frutti. Allo sbocciare della primavera, invece, Proserpina sarebbe stata libera di tornare a casa e Cerere, felice di riavere con sé la figlia, avrebbe ridato nuova vita, la terra sarebbe stata fertile e avrebbe nutrito con le sue messi tutti gli uomini.
Il mito di Proserpina è stato narrato nei secoli da moltissimi pensatori, da Ovidio a Callimaco, da Livio a Cicerone fino allo stesso Aristotele, e ha continuato ad affascinare e incuriosire probabilmente per la semplicità e fantasia con le quali si spiega un fenomeno, a prima vista, banale e scontato come l’alternarsi delle stagioni. Lo stesso Bernini ne fu attratto, scolpendo la magnifica statua del ratto di Proserpina, contenuta oggi alla Galleria Borghese.
Due belle sculture raffiguranti il mito di Proserpina si possono ammirare anche in Sicilia. La prima si trova proprio sul belvedere di Enna, dove su una grande struttura in marmo spicca la statua bronzea del rapimento della dea. La seconda è, invece, una fontana collocata nei pressi della stazione centrale di Catania. Qui, tra spruzzi d’acqua e gli alberi, i visitatori possono ammirare la scultura, realizzata dall’artista Giulio Moschetti, che rappresenta il momento esatto in cui Plutone afferra Proserpina. Famosissima tra i catanesi, è uno dei monumenti più visitati e apprezzati anche dai turisti.
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