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Si può dire “Esci il cane”? Le precisazioni dell’Accademia della Crusca

giornata mondiale del cane
"Esci il cane" e "siedi il bambino": secondo i giornali, l'Accademia della Crusca ne avrebbe autorizzato l'uso transitivo. La smentita arriva poche ore dopo con alcune raccomandazioni.

“Da oggi si può dire esci il cane” e il web impazzisce. Alcuni festeggiano, altri si lamentano. Nel giro di ventiquattro ore la Crusca è passata dall’essere “il grande nemico dell’utilizzo dialettale dei verbi intransitivi” a “migliore amica”. Una trasformazione che è durata poco, e che già nel corso della giornata di ieri ha messo in discussione i non-titoli di giornale che annunciavano la svolta.

Facciamo un piccolo passo indietro. Nel corso del fine settimana, una nota pubblicata due settimane fa da Vittorio Coletti, membro dell’Accademia della Crusca, ha fatto il giro del web. La nota arrivava in risposta a un dubbio espresso da molti lettori sugli incriminati verbi intransitivi. Nella nota, Coletti analizza l’utilizzo del verbo sedere con funzione transitiva, soprattutto in casi di urgenza (e non solo al Sud).

Il passaggio che avrebbe creato dei fraintendimenti, e che è circolato maggiormente sul web, sarebbe: “È lecita allora la costruzione transitiva di sedere? Si può rispondere di sì, ormai è stata accolta nell’uso, anche se non ha paralleli in costrutti consolidati con l’oggetto interno come li hanno salire o scendere (le scale, un pendio). Non vedo il motivo per proibirla e neppure, a dire il vero, per sconsigliarla”.

Come spesso accade, gli utenti dei social si sono lasciati prendere dall’entusiasmo affidandosi a titoli sensazionalistici e notizie riportate per metà, senza controllare direttamente alla fonte. Per questo motivo la Crusca ha ribadito su Twitter l’importanza di leggere per intero la nota di Coletti, senza risparmiare ai siti di web qualche bacchettata per aver fatto passare per notizia qualcosa che in realtà non lo era.

Il presidente onorario dell’Accademia della Crusca, il professor Francesco Sabatini, è intervenuto ieri sera al Tg1 per spiegare che quelle forme esistono e sono diffuse, così come il loro utilizzo, e che una convivenza con le regole grammaticali che invece le negherebbero non è impossibile. Un ragionamento difficile da capire subito, ma che si fa forza dell’assenza di assoluti in una disciplina in continua evoluzione come la linguistica.

Questo significa che i professori dovranno continuare a correggere i vizi dei loro alunni, almeno finché sarà necessario a far capire loro la differenza tra colloquiale e grammaticalmente corretto.