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In Italia disoccupazione giovanile al 35%: “Quota 100” non ci salverà

reddito emergenza
È uno dei temi caldi della legge di bilancio, che sta pure causando scontri con l'Europa, si tratta della cosiddetta quota 100.

Era stata una delle tematiche più discusse della campagna elettorale della scorsa primavera – cioè l’abolizione della legge Fornero, che aveva alzato l’età pensionabile – e che ha fatto approvare al Governo Conte nella legge di bilancio per l’anno 2019 la quota 100, ovvero in presenza di determinati requisiti che verranno determinati nelle prossime settimane i lavoratori potranno avanzare richiesta di uscita anticipata dal mondo del lavoro.

C’è da dire che questo provvedimento, ha preoccupato le istituzioni europee, in quanto si rischia di aggravare ulteriormente il sistema previdenziale italiano, già in testa alle classifiche per incidenza sul Pil: questo è uno dei motivi per cui l’Italia sta rischiando la procedura di infrazione.

Ma analizzando i numeri, quello che emerge è che l’Italia è agli ultimi posti sia per occupazione senior – cioè dai 50 ai 64 anni – sia per occupazione giovanile, cioè dai 15 ai 24 anni, e i dati preoccupano, perché siamo in entrambi i casi al penultimo posto, a discapito dei Paesi scandinavi come Svezia, Danimarca che guidano le classifiche degli occupati senior, ma che hanno comunque, alti livelli di occupazione giovanile.

Secondo alcuni docenti e studiosi, la riduzione dell’età pensionabile con la quota 100, che dovrebbe scattare in presenza di un’età lavorativa di almeno 38 anni di contributi e 62 anni anagrafici, non porterà vantaggi ad un Paese in cui i giovani occupati sono pochi, e la disoccupazione è dilagante (secondo l’Eurostat si attesta al 34,7%, peggio di noi solo Grecia e Spagna).

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Il motivo secondo cui la sostituzione non avvantaggia i giovani è il fatto che non sia automatica la sostituzione con personale reclutato tra giovani leve, anzi specie nel settore pubblico col blocco del turnover spesso si finisce per affidare le mansioni lavorative di chi va in pensione ai colleghi rimasti, il cui carico lavorativo aumenta.

Secondo altri, la famigerata quota 100, sarebbe invece un incentivo per mandare a casa dei lavoratori in odore di pensione ed investire sui giovani talenti, che spesso, a causa di pochi sbocchi per la presenza di lavoratori anziani ma non in grado di andare in pensione, non riescono a trovare il giusto spazio. E, quindi, sarebbe il modo giusto per far muovere la catena del mercato del lavoro e abbassare la disoccupazione giovanile.

Anche se, in effetti, il problema italiano sembra il lavoro in tutte le categorie, sia senior che giovani, in quanto le classifiche Eurostat ci piazzano agli ultimi posti tra i peggiori dell’Europa a quasi pari merito con la Slovenia per occupazione senior (col 60,5%), al penultimo posto col 17,7% per occupazione giovanile e al terzultimo per disoccupazione giovanile col 34,7%.