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Violenza sulle donne, la psicologa: “Un partner violento mina la tua autostima”

In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, ecco un parere professionale sulle dinamiche di un rapporto malsano tra vittima e carnefice, come si instaura e come chiedere aiuto

Il 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite sin dal 1999 dedicata alla sensibilizzazione e informazione su fenomeno che prescinde dall’età, dalla condizione socio-economica e dalla posizione geografica.

Stando ai dati dell’Istat, nel 2017, 123 donne su 10000 sono state uccise dal partner, attuale o ex, mentre secondo l’inchiesta dell’associazione Sos Stalking, nei primi 6 mesi del 2018, sono state invece uccise già 44 donne, il 30% in più rispetto lo stesso periodo del 2017. Nonostante le notizie più eclatanti riguardano il femminicidio, la violenza sulle donne ha molti volti e sfaccettature, e molte donne arrivano a comprendere troppo tardi in quale pericolo si trovino. Spesso il partner violento si nasconde dietro una facciata premurosa e irreprensibile, ma è importante coglierne in tempo i segnali per allontanarsi in tempo. Per tale motivo abbiamo parlato con la dott.ssa Elisabetta Matano, psicoterapeuta presso l’ASP numero 3 di Catania, che ci ha aiutato a gettare luce sulle dinamiche di un rapporto malato.

Un partner violento ha spesso grossi problemi nel gestire la propria frustrazione. Non è mai una persona sana e appagata nel lavoro e negli affetti. Spesso l’origine del suo problema è un ambiente familiare malsano, dove ha appreso che l’unico linguaggio col quale affermarsi è quello della violenza”.

Una donna innamorata non è sempre in grado di riconoscere i segnali, perché la violenza domestica non comincia mai dal suo punto più violento. La frustrazione del partner, le proprie ansie lo stress sono sfogati attraverso la mania del controllo sulla propria compagna, dietro a una facciata affettuosa e innamorata. Gradualmente, passerebbe al minare l’autostima della propria partner allontanandola da amici e persone care, denigrando il suo modo d’essere e le sue scelte personali, e ribadendo di agire così spinto dall’amore. Quando il violento non ottiene ciò che vuole dal partner, diventano sempre più aggressivi, passando dalla violenza verbale a quella fisica, dagli schiaffi fino ai veri e propri pestaggi.

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La dott.ssa Matano ha spiegato come sia difficile per una donna uscire da una relazione violenta, perché entrano in gioco dei perniciosi meccanismi di dipendenza: “Il violento è molto attento a scegliersi la compagna ideale sul quale estendere il proprio controllo. Ne mina l’autostima e il rispetto di sé stessa facendole credere di non poter trovare di meglio, che lui solo l’ama e vuole il suo bene”.  Secondo questo circolo vizioso, il partner violento riesce a mantenere la presa con plateali dimostrazioni d’amore che convincano la compagna-vittima che dopotutto lui la ama.

Se molte donne non lasciano i loro partner quando di mezzo ci sono figli e i delicati equilibri familiari, la violenza domestica è assolutamente diffusa in relazioni tra persone di tutte le età, anche molto giovani, e anche qui si tratta di uscire da un circolo vizioso fatto da pressioni psicologiche e dipendenza, dove ci si vergogna di ammettere di vivere una relazione malata e si è perso il rispetto per sé stesse.

Secondo la dott.ssa Matano, quel che preoccupa una vittima che sa di avere un partner violento è vivere l’indomani di una relazione terminata, quando l’ex partner che non tollera di essere abbandonato, emerge come una minaccia all’incolumità della ex compagna e eventualmente di persone a lei vicine, un momento delicatissimo per il quale il supporto professionale non è mai troppo.

Tuttavia è possibile uscire dal cerchio della violenza. Gli ultimi anni hanno visto nascere in Italia una maggiore consapevolezza riguardo ai casi di violenza di genere, a come prevenirli o offrire assistenza a coloro che cercano aiuto. Il sistema di supporto prevede una sinergia tra forze dell’ordine, medici e psicologi, come percorso “Codice rosa” in atto in ogni Pronto Soccorso dell’ASP di Catania, che non solo assicura l’assistenza a vittime di violenze prevedendo l’intervento tempestivo di uno psicologo e di un assistente sociale del team medico-infermieristico del Pronto Soccorso, ma fa anche affidamento a procedure d’intervento condivise, tra Azienda Sanitaria Provinciale di Catania, Procura, Forze dell’ordine, Comuni e associazioni del Distretto ospedaliero.

Il percorso Codice rosa, insieme ad innumerevoli associazioni atte ad assistere vittime di violenza e a sensibilizzare i cittadini sul problema, lavorano senza sosta per fare un impatto positivo nell’offrire una via d’uscita a chi ne ha bisogno. A chiunque si trovi bloccato in una situazione di violenza e prevaricazione deve arrivare il messaggio che è possibile venirne fuori e chiedere aiuto, e che la legge nonché un vasto numero di figure professionali sono dalla loro parte, e che l’amore equivale al rispetto, per gli altri e per loro stessi, altrimenti è l’amore stesso a venir meno.