Università di Catania

Studentesse derubate a Giurisprudenza: ritrovano smartphone alla fiera

Un episodio di furto si è verificato ieri nei locali dell’Università di Catania. Due cellulari sono stati rubati a due ragazze nell’aula studio di via Roccaromana, frequentata ogni giorno da studenti e studentesse di Giurisprudenza e non.

Nella mattinata di ieri, nell’aula studio di via Roccaromana due studentesse hanno subito il furto dei loro telefoni cellulari. A raccontare l’episodio, è Alessio, studente di Giurisprudenza, amico delle due ragazze derubate.

Ieri stavamo studiando come tutti i giorni nell’aula studio di via Roccaromana – dichiara lo studente di Giurisprudenza ai microfoni di LiveUnict. – Io ero in un tavolo un po’ più distante da quello dei miei amici e amiche che hanno subito il furto. Loro si trovavano proprio nell’ultimo tavolo in fondo all’aula. Quindi, qualcuno deve essere entrato proprio con quell’obiettivo. Si sarà fatto un giro e avrà notato i telefoni incustoditi.”

Il tavolo dove si trovavano i ragazzi, come ci spiega Alessio, non era infatti un tavolo di passaggio. L’ipotesi più plausibile è quindi che, l’autore del furto lo abbia adocchiato a posta visto che era stato lasciato momentaneamente fuori dal controllo dei ragazzi.

“Ho visto i miei amici parecchio agitati e ho chiesto cosa era successo – prosegue lo studente – e loro mi hanno spiegato che erano spariti i due cellulari. Come prima cosa allora ci siamo fatti un giro lì a Roccaromana per vedere se c’era qualcuno di sospetto, siamo andati in guardiola a chiedere se avevano visto qualcuno o qualcosa di strano, ma loro non ci hanno saputo dire nulla.”

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Le telecamere dell’aula studio, infatti, come spesso accade, inquadrano soltanto gli ingressi. Da quelle immagini era pertanto impossibile capire chi, tra le persone che entrano ed escono continuamente dall’aula, avesse potuto prendere i cellulari.

Secondo il racconto del ragazzo testimone della vicenda, nella confusione generale un altro studente è venuto in soccorso dei ragazzi, suggerendo loro di utilizzare un’applicazione per Android, analoga a quella di Trova il tuo Iphone per iOs, però tramite Google, per geolocalizzare i telefoni.

I telefoni secondo la geolocalizzazione si stavano spostando verso piazza Stesicorospiega Alessio – si stavano allontanando, erano in movimento. Così ci siamo spostati anche noi, a piedi alcuni e altri in macchina e siamo arrivati fino ad una delle vie in cui fanno la Fiera O’ luni. Arrivati lì ci guardavamo intorno per cercare di capire chi avesse potuto prendere i telefoni. Una delle ragazze ad un certo punto si avvicina a due ragazzi per chiedere qualcosa e incredibilmente vede il suo cellulare ad uno di questi ragazzi. La ragazza si è messa a piangere e ha gridato a noi che aveva trovato il suo telefono.”

“Il ragazzo che poteva avere circa 27 annirivela Alessiostava cercando di vendere il cellulare della ragazza ad un extracomunitario, stava trattando con lui.” I ragazzi si sono così avvicinati e hanno chiesto conferma alla ragazza se fosse il suo telefono. Avendone avuto conferma, allora strappano il telefono di mano all’autore del furto, che vorrebbe concludere la storia lì. Ma c’è un altro telefono che manca e i ragazzi desiderano averlo indietro. Il ragazzo  colto nel fatto affermava peró di non averlo in suo possesso e che quello appena recuperato dai ragazzi derubati lo aveva acquistato poco prima da un altro.

Storia poco credibile alla quale i ragazzi non hanno dato credito, insistendo per la restituzione del secondo cellulare. “Noi eravamo 5 contro di lui – precisa lo studente di Giurisprudenza – per questo siamo riusciti a non farlo allontanare. Gli abbiamo sottratto anche la carta d’identità, che aveva addosso e abbiamo chiamato i carabinieri. I carabinieri sono venuti ma ci hanno detto che potevano fare ben poco perché il documento dell’autore del furto non provava nulla, occorreva che noi andassimo a fare la denuncia in caserma.”

L’autore del furto ha allora intimato ai ragazzi di non fare alcuna denuncia, dicendo che sarebbe andato a recuperare anche il secondo telefono. Come dichiara Alessio, infatti poco dopo 15 minuti circa l’autore del furto è tornato dicendo che aveva recuperato il telefono da un altro, lo stesso che sosteneva di avergli venduto il primo cellulare. Tuttavia, il presunto ladro, secondo quanto raccontato dal ragazzo agli studenti, voleva 30 euro in cambio per restituire il secondo cellulare.

Chiaramente, i ragazzi non hanno ceduto all’estorsione, che il vero autore del furto stava cercando di fare loro al fine di ricavare qualcosa dal furto andato male. Alla fine, il gruppo di studenti gli ha proposto di andare a recuperare il telefono, promettendogli in cambio la restituzione della carta d’identità e dieci euro, che poi in realtà non gli hanno mai consegnato.

“Alla fine della vicenda, una delle ragazze era intenzionata a fare comunque la denuncia ma in realtà non sono andati a farla. Tornati in aula studio, abbiamo mostrato la foto dell’autore del furto, scattata alla carta d’identità dello stesso alla guardiola d’ingresso, in modo tale che se dovesse ripresentarsi, possa essere notato o bloccato”– conclude Alessio.

Un episodio spiacevole quello avvenuto ieri, nei locali del Dipartimento di Giurisprudenza, ma che porta a riflettere ancora una volta sul problema dei furti in università e sulla questione della sicurezza degli oggetti personali che gli studenti talvolta lasciano incustoditi nelle aule studio, così come nelle aule e nei corridoi dei diversi dipartimenti Unict.

Non è la prima volta che gli studenti del Monastero dei Benedettini hanno denunciato il furto e la scomparsa di oggetti personali e di valore. Diverse denunce sono state fatte per segnalare furti che sono avvenuti nella sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche. Il più delle volte però i furti non si risolvono bene: diversamente da quanto avvenuto nel caso dei ragazzi dell’aula di Roccaromana, che hanno potuto recuperare i cellulari grazie all’applicazione di geolocalizzazione, solitamente per gli studenti ritrovare i propri oggetti smarriti o rubati è quasi del tutto impossibile.

Avere più cura dei propri oggetti personali, quanto meno per quanto riguarda quelli di valore, come smartphone, pc, tablet è dovere degli studenti, ma non si esclude che un migliore sistema di sorveglianza e di controllo potrebbero riuscire a scongiurare eventi simili.

A proposito dell'autore

Sofia Nicolosi

Sofia Nicolosi nasce a Catania il 16 settembre 1997. Laureata in Relazioni internazionali, sogna di poter avere un futuro nel giornalismo e nella comunicazione in ambito europeo e internazionale. Dopo la scrittura e lo storytelling, le sue grandi passioni sono i viaggi e lo sport. Tra i temi a cui è più legata: i diritti umani e i diritti sociali, l'uguaglianza di genere e la difesa ambientale.
Contatti: s.nicolosi@liveunict.com