A pochi giorni dalla finale per lo scudetto, le giocatrici dell'Ekipe Orizzonte raccontano a LiveUnict il loro campionato, le occasioni mancate e i traguardi raggiunti.
L’anno d’oro dell’Ekipe Orizzonte si è chiuso con una dolorosa sconfitta in finale contro le giocatrici venete del Plebiscito Padova. Un secondo posto in serie maggiore sarebbe stato motivo di festeggiamenti per gran parte delle squadre, ma non in questo caso, non alla fine di un campionato pieno di promesse, il trionfo nella Coppa Italia e un terzo posto agguantato nella Coppa dei Campioni, giocata dalle migliori squadre europee.
Anche il genitore meno appassionato di sport potrebbe decantarvi gli anni d’oro (o per meglio dire rosa) della nazionale italiana, la stessa che nel 2004 ad Atene ha conquistato il gradino più alto del podio, gli anni delle catanesi che dominavano la scena e facevano sognare, con i loro record imbattuti e i nomi indimenticabili. Negli ultimi anni, però, la squadra si è dimostrata meno brillante di quanto non fosse stata in passato, ma il confronto con un simile mostro sacro dello sport sarebbe ingiusto, soprattutto in un momento di transizione che ha visto tante vecchie glorie congedarsi per far spazio a nuove leve, non soltanto provenienti da squadre con storie meno illustri ma anche dal campionato under 15.
Ma questo, finalmente, era il loro anno. Quello dei sogni, del ritorno alla gloria e che ha tenuto col fiato sospeso gran parte dei catanesi, anche quelli che per lo sport solitamente non provano alcuna attrattiva.
“Quest’anno come non mai era l’anno in cui avremmo potuto fare tutto con una facilità estrema. La classifica finale parla chiaro infatti”, dice Claudia Marletta, classe ’93, un vero talento che indossa la calotta dell’Orizzonte da ormai 7 anni.
E infatti l’Ekipe Orizzonte nell’ultima giornata di campionato aveva messo tra sé e la seconda classificata tredici punti di stacco. Una garanzia di portare a casa lo scudetto in molti altri sport, ma non nella pallanuoto. “Non mi piace giocare nel Final Six perché non credo che così la squadra più forte vinca il campionato – ammette Sabrina van der Sloot, attaccante olandese in Italia da appena un anno – Credo che giocare al meglio di 3 o 5 sia più giusto.”
Nessuna delle giocatrici intervistate ha tentato di trovare una giustificazione all’obiettivo mancato. La delusione è tanta e il boccone amaro da mandar giù. “Credo che le ultime partite di campionato siano state una rappresentazione fedele di ciò che vogliamo ottenere come squadra e come vogliamo giocare, ma non tanto nelle ultime [Final Six] – queste le parole di Ashley Johnson, portiere della squadra dal passaporto statunitense, considerata una delle più promettenti a livello internazionale – Ci siamo lasciate sfuggire alcune ottime opportunità che di solito non ci saremmo lasciate sfuggire. E questo ci ha penalizzate.”
Scavando più a fondo, però, si scopre anche la vera essenza dello sport di squadra, quell’orgoglio che rende ogni giocatore un individuo e parte del tutto al tempo stesso. “Abbiamo una squadra di altissimo livello”, spiega Roberta Grillo. Lei gli anni trascorsi in Orizzonte non li ha contati, ma ricorda cosa si provava a guardare quella squadra da fuori quando era una ragazzina e cosa significa trovarsela come avversaria.
“Abbiamo quattro giocatrici nella nazionale italiana, il portiere migliore al mondo e una giocatrice nella nazionale olandese – conclude Grillo, ma non prima di un’ultima osservazione sulla finale appena giocata – Chiudiamo quest’anno con l’amaro in bocca, consapevoli di aver perso quello che di più bello possa esistere nella pallanuoto. Ma so anche che i campioni più grandi sono quelli che si rialzano più forti di prima dopo ogni sconfitta, e io so con certezza che la mia squadra è composta da vere campionesse.”
C’è sempre il prossimo anno, ma in casi come questo può avere dell’ironico. La speranza è che la squadra non torni a ripeterlo alla fine del prossimo campionato, per il quale si è data un unico obiettivo: vincere tutto.
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