I dati Agenas sui ticket sanitari regionali fa emergere problemi nella riscossione delle tasse fra Nord e Sud. I siciliani e i campani pagano meno rispetto a tutti.
Sconvolgenti i dati raccolti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) sui ticket sanitari. Il divario fra Nord e Sud sui soldi incassati dalle regioni per i ticket si fa preoccupante e rende lecito porsi alcuni interrogativi sulle esenzioni o finte tali.
Il Veneto è la prima regione, che paga più di tutti in Italia, con una media di 36.2 euro all’anno per contribuente contro gli 8.7 euro pagati da un siciliano.
Un “problema” che riguarda l’intero Sud Italia: Campania e Sicilia non arrivano ai 10 euro a testa in media di spesa sanitaria, mentre Puglia e Calabria li supera di poco. Il lecito sospetto è che le regioni meridionali godano di troppe esenzioni, per patologia, invalidità o reddito-età (riguardante quest’ultimo chi ha meno di 6 o più di 65 anni e un reddito familiare sotto i 36mila euro). E poi ci sono i falsi esenti, di certo presenti (e scoperti) sul nostro territorio. La prescrizione dei farmaci fa emergere un altro mal vizio che danneggia la sanità pubblica: molte medicine vengono prescritte a nome di un solo membro familiare, per beneficiare dell’esenzione, anche se non servono personalmente al soggetto.
I conti sono dunque differenti fra Nord e Sud: la Campania incassa 56 milioni di euro contro i 159 milioni dell’Emilia Romagna, che, da notare, ha oltre un milione di abitanti in meno.
Un ultimo dato emerso è la diminuzione complessiva delle prestazioni sanitarie specialistiche, ovvero visite ed analisi. In totale, sia nella sanità pubblica che in quella privata, le visite specialistiche sono diminuite quasi del 10%.
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