Alimentazione influisce sul rendimento nello studio: i consigli del dott. Currenti

Mangiare bene per sentirsi meglio e prevenire gravi dismetabolismi come il diabete e non solo: tutto questo ha un’importanza tale da poter dire che l’alimentazione è essa stessa prevenzione.

Che ruolo ha la nutrizione nella prevenzione delle malattie? Esiste una correlazione tra alimentazione e rendimento nello studio? Le diete vegetariane, vegane o fruttariane riescono ad apportare un valido contributo nutrizionale all’organismo? E ancora, quali sono le conseguenze dei “salti di pasto”, dei digiuni e di tante altre abitudini alimentari scorrette? Per far luce su questi argomenti, ai microfoni di LiveUnict, il dott. Walter Currenti, nutrizionista e dottorando in Neuroscienze presso la cattedra di Alimentazione e Nutrizione Umana diretta dal Prof. Fabio Galvano, presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania.

“La nutrizione ha un ruolo assolutamente fondamentale nella prevenzione di quelle che, oggigiorno, vengono definite “patologie del benessere”, quali il diabete, i tumori, le patologie cardiovascolari e alcune patologie neurodegenerative e autoimmuni”. Nel caso in cui una patologia fosse conclamata, certamente, sarebbe un’illusione quella di credere che una sana alimentazione possa portare alla completa remissione della malattia. Se si trattasse, invece, di una patologia che non si è ancora manifestata o è ancora all’esordio, mangiare in modo corretto potrebbe addirittura evitare il ricorso alla terapia farmacologica vera e propria. Questo può essere applicato per alcune dislipidemie lievi o per alcuni pazienti obesi affetti da diabete di tipo 2 nei quali, un calo ponderale di circa il 15-20% riduce o esclude il ricorso all’uso di farmaci orali.

“Quando oltre ad avere una suscettibilità genica verso una patologia – afferma il dott. Currenti – aggiungiamo il sovrappeso, carenze di micronutrienti, errata ripartizione dei macronutrienti, ridotti introiti di sostanze antiossidanti, junk food e alimenti ad elevato contenuto di interferenti endocrini, è chiaro che apriamo le porte verso l’insorgenza della malattia”.

“L’uomo è ciò che mangia” aveva affermato il filosofo Feuerbach, espressione largamente verificabile nella vita di tutti giorni. Basta pensare a quanto si diventa facilmente irritabili quando si ha fame oppure all’indolenza in cui sprofondiamo dopo un lauto pasto. Il dott. Currenti, però, dissente e precisa: “Non me ne voglia Feuerbach, ma dal punto di vista scientifico “l’uomo è ciò che assorbe”. A differenza di quanto si facesse decenni addietro, l’attuale scienza dell’alimentazione non è più incentrata solo sul calcolo delle calorie, ma tiene in gran considerazione anche il valore qualitativo degli alimenti assunti: “Bisogna considerare il suo contenuto di macro\micronutrienti e di composti bioattivi, che a sua volta varia in relazione ai metodi e i tempi di cottura e di conservazione, all’abbinamento all’interno dello stesso pasto con un altro cibo o anche semplicemente l’ordine in cui vengono ingeriti gli alimenti. A complicare tutto ciò, si aggiunge la flora batterica, il corredo enzimatico, i geni, lo stato nutrizionale ossidativo e ormonale dell’organismo ricevente l’alimento”.

Reiterando nel tempo un regime alimentare scorretto, tra le gravi malattie verso cui si può andare incontro, vi è il diabete, patologia che per l’incidenza che sta avendo, è candidata a diventare nei prossimi vent’anni la principale causa di disabilità e di mortalità. Si tratta, oltretutto, di un male subdolo che, in particolare nei giovani, riesce a rimanere velato per anni in una condizione che, fino a poco tempo fa, era considerata benigna, ma oggi viene vista con certezza come “l’anticamera del diabete”: il pre-diabete.

“È una condizione clinica caratterizzata da una glicemia a digiuno superiore alla norma – spiega il ricercatore – ma non così elevata da permettere diagnosi di diabete. Si stima che nei pazienti pre-diabetici la progressione a diabete tipo 2 avviene nel 30-40% dei casi in 3-8 anni. Ma non dobbiamo essere pessimisti: il Diabetes Prevention Program, uno studio clinico randomizzato condotto su 3200 pazienti pre-diabetici, ha dimostrato che si può realmente scongiurare il diabete semplicemente con un’attività fisica settimanale pari a 150 minuti e una dieta ipocalorica bilanciata che conduca a un calo ponderale maggiore o uguale del 7% del peso corporeo”.

“Chi ha un familiare diabetico – continua – deve sicuramente porre molta attenzione, ma non mi sento di circoscrivere il rischio solo a questi individui; con certezza un regime alimentare scorretto può aumentare il rischio, indipendentemente dalla familiarità. Alcuni studi, infatti, mostrano che il rischio di diabete di tipo 2 aumenta linearmente con l’aumentare del BMI e della circonferenza vita”. A proposito di diabete, tra i consigli del dott. Currenti , oltre a quello di evitare gli zuccheri semplici, ci sono soprattutto i seguenti: se si è riscontrata una glicemia a digiuno tra 100 e 125 mg/dL, rimisurarla ogni 6-12 mesi; se si ha un genitore o un fratello diabetico tipo 2, misurare la glicemia una volta l’anno dopo i 30 anni; se si soffre di pressione alta, trigliceridi fuori norma, colesterolo HDL basso e/o acido urico fuori norma, misurare la glicemia annualmente.

L’alimentazione ha una notevole influenza sulla nostra vita a 360 gradi, dunque, come dice lo stesso dott. Currenti, influisce anche sul nostro rendimento nello studio: Elevati intake di grassi saturi e zuccheri semplici sono associati ad un deterioramento delle funzioni di apprendimento e memoria poiché vanno a minare l’integrità dell’ippocampo. Carenze di vitamine e minerali, in particolare tiamina, vitamina E, vitamina B, iodio e zinco, hanno dimostrato di ridurre le capacità cognitive e la concentrazione. Anche una carenza di ferro potrebbe influenzare negativamente la cognizione, tramite una riduzione della trasmissione dopaminergica. Uno studio australiano, invece, ha rilevato un’associazione tra un’alimentazione ricca in frutta, cereali integrali e vegetali particolarmente quelli rossi e gialli, con migliori risultati universitari”.

Sono proprio i giovani, inoltre, ad essere spesso la categoria più aperta ad abbracciare regimi alimentari alternativi come la dieta vegana, vegetariana o fruttariana, talvolta, addirittura, nella variante crudista. Su questo argomento Currenti afferma: “L’uomo per questioni evolutive e di sopravvivenza è a buon ragione un essere onnivoro!”. A questo, aggiunge che le attuali evidenze scientifiche indirizzano verso una dieta che sia onnivora, ma senza trascurare la parte “green”: dare quindi ampio spazio a frutta e verdura e mangiare proteine di origine vegetale per sostituire, in parte, le proteine animali, che non devono essere eliminate del tutto. “Ritengo – aggiunge – che seguire una dieta rigidamente vegetariana, e in particolar modo vegana, sia una scelta giustificabile solo da un punto di vista etico. Questi due modelli alimentari possono essere seguiti ma, in particolare il secondo, deve essere sotto stretta supervisione di un medico e di un nutrizionista che dia le corrette indicazioni per non incorrere in alcun tipo di carenza. Per esempio, la dieta vegana necessita di una integrazione di vitamina B12. Scordatevi di essere vegetariani o vegani mangiando pasta e pane raffinati con insalata verde! Rischiosi per la salute e senza validità scientifica invece i regimi fruttariani e crudisti”.

Spinti soprattutto dal desiderio di perdere peso in fretta, tra i giovani e non solo tra questi, è abitudine molto diffusa, quella di consumare pasti estremamente leggeri o addirittura di digiunare per molte ore. Su questo argomento il dott. Currenti rassicura: “Da alcuni studi si evince che un digiuno intermittente potrebbe avere effetti benefici migliorando la nostra flora batterica, regolando i ritmi circadiani, migliorando la funzione mitocondriale, attivando l’autofagia. È bene precisare che un protocollo di digiuno, per essere efficace, deve essere intermittente, alternando fasi appunto di assenza di cibo a fasi in cui vi è una graduale reintroduzione dell’alimentazione, poiché un’astensione dal cibo eccessivamente prolungata condurrebbe a malnutrizione e ad un vero e proprio danno metabolico. Pensare di digiunare per poi compensare con pasti ipercalorici di cibo spazzatura non farebbe altro che farvi peggiorare la composizione corporea”.

Sull’abitudine di saltare la colazione, invece, la scienza è severa. “Saltare la colazione è il primo passo per aumentare il rischio di condurre un’intera giornata alimentare disastrosa – afferma in conclusione Currenti – cominciare, infatti, un giorno senza aver spezzato il digiuno notturno porta spesso ad avere un calo di energie a metà mattinata con conseguenze sui livelli di attenzione, memoria e vitalità. Solitamente per compensare, il saltatore di colazione ricorre a spuntini calorici alle macchinette o a pranzi abbondantissimi che poi determinano sonnolenza e fiacchezza postprandiale. Per di più, uno studio recentissimo pubblicato sull’American journal of Clinical Nutrition ha comparato gli effetti di saltare la colazione rispetto a saltare la cena. È emerso che i pazienti che saltavano la colazione avevano elevati valori di insulina postprandiale con una contemporanea elevata ossidazione dei grassi; ciò sta a testimoniare che in questi soggetti si era instaurata una sorta di inflessibilità metabolica che nel lungo termine potrebbe causare infiammazione e alterazione dell’omeostasi glicemica”.

Avere delle abitudini alimentari corrette, pertanto, significa non sono prendersi cura di sé nell’immediato presente ma soprattutto tutelare il propria salute da gravi patologie che potrebbero incidere in modo negativo sulla nostra vita futura.

Simona Lorenzano

Cresciuta ad Agrigento, terra in cui ha respirato la grecità a pieni polmoni, consegue la maturità presso il Liceo Classico Empedocle. La passione per la salute e il benessere la spingono a laurearsi in Infermieristica a Catania. Scrive su Live UniCT sin dal primo anno di università e continua a coltivare il suo amore per la scrittura, la musica e le discipline umanistiche. Per citare Plinio il Vecchio: “Non lasciar passare neanche un giorno senza scrivere una riga”.

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