Un team di studenti di Ingegneria è al lavoro per creare un’auto a consumi ridotti che possa eguagliare le avversarie europee e portare in alto il nome dell’Ateneo alla competizione internazionale promossa da Shell dal 1939. Siamo stati al polo tecnologico per parlare con alcuni di loro e farci raccontare meglio le loro idee.
La Shell Eco-Marathon da diversi anni permette a migliaia di ingegneri di ogni angolo del mondo di mettersi alla prova e gareggiare insieme su importanti circuiti internazionali. Scopo della competizione? Riuscire a coprire la maggiore distanza consumando la quantità minore di carburante e progettando vetture moderne, tecnologiche ma, soprattutto, eco. Tra le fila dei partecipanti non solo team di professionisti dell’ingegneria e della meccanica, ma anche squadre di studenti universitari volenterosi, pronti a imparare, migliorarsi e vivere appieno quest’esperienza unica e altamente formativa. Un gruppo di ragazzi di Ingegneria rappresenterà anche quest’anno il nostro Ateneo, LiveUniCT è stato al Polo Tecnologico per incontrare alcuni di loro e farsi raccontare meglio il progetto.
“Il gruppo è formato, più o meno, da quaranta studenti di diversi corsi di laurea di Ingegneria”, ci informa subito Antonio Gurgone, team leader, “abbiamo ragazzi di Ingegneria Gestionale, Meccanica magistrale e Industriale che chiaramente sono il braccio portante del progetto, strutturato sulla base di un tirocinio formativo autogestito”. La squadra può, tuttavia, contare anche sul costante supporto tecnico di aziende esterne, sia locali che estere, che offrono la propria esperienza nel settore nella formula spesso della sponsorizzazione. “Chiaramente”, spiega ancora Gugone, “si tratta di un supporto telefonico, considerata la mancanza in Sicilia di aziende leader”. Fondamentale è, inoltre, il sostegno del professore Rosario Lanzafame, ordinario di Macchine e Sistemi Energetici, al quale i ragazzi possono rivolgere le proprie domande e dubbi, cercando di sbagliare e, dunque, di imparare il più possibile.
Scopo fondante del contest Shell, infatti, è appunto investire su giovani volenterosi, pronti a mettersi in gioco, a fallire e ripartire da zero in nome di un progetto di squadra. “Shell, in questo modo”, continua Antonio Gurgone, “fa anche un’ottima campagna di ricerca di giovani menti, se consideriamo che la competizione è aperta anche ai licei, andandosi a scontrare la realtà liceale con quella universitaria e spesso il risultato è equivalente. Basti pensare che lo scorso anno una delle micro categorie della competizione è stata vinta da una scuola superiore italiana, con cui abbiamo stretto un ottimo rapporto”. Sebbene una bella dose di sano spirito di competizione, il contest è, infatti, di natura del tutto goliardica e contraddistinta da una collaborazione reciproca tra i team partecipanti.
All’interno dei laboratori del Polo Tecnologico, quindi, il team di studenti dell’Università di Catania è già all’opera per progettare, mettere a punto e costruire da zero un veicolo che sia in grado di soddisfare i severi criteri imposti da Shell, dalla sicurezza di freni, motore, abitacolo all’efficienza del motore, dal raggio di sterzata alla massa e alla sicurezza del pilota. “Etna Revo 2.0”, questo il nome della vettura, “è una scommessa che presto diventerà tangibile”, continua Gurgone. “Grazie all’aiuto di un’azienda stiamo lavorando alla prototipazione di uno stampo in vetroresina che andremo a fare noi studenti e poi tramite diversi processi chimici realizzeremo una scocca in fibra di carbonio autoportante. Questa rappresenta una grande innovazione perché non abbiamo a che fare con il classico telaio in tubolari in alluminio, mentre un’ulteriore novità sarà il sistema interamente elettronico. Il pilota dovrà, quindi, soltanto salire in macchina, premere start mentre la macchina farà il resto. Avremo, inoltre, una trazione elettrica tramite due motori ruota e l’alimentazione ibrida”.
Rispetto al modello in concorso lo scorso anno i punti di forza, secondo Gurgone e il suo gruppo, saranno molti. Al posto di un differenziale meccanico si opterà, infatti, per uno elettronico per la trasmissione della coppia sulle ruote, mentre la struttura della macchina sarà altamente aerodinamica, realizzando anche dei cerchioni in fibra di carbonio anziché in alluminio e passando da una massa di circa 220 kg a una di circa 160 kg. “Andare a Londra, creare un’auto con le nostre mani e che rispetti i criteri richiesti da Shell è già una vittoria, per la quale ringraziamo il Rettore Basile e il Direttore Generale Bellantoni, i quali hanno creduto in questo progetto. Il nostro desiderio, però, è quello di riuscire a percorrere tutti i 350 km del percorso con un litro di benzina”.
“Al di là del risultato, però”, ci tiene a specificare, concludendo, Giulia Carmeni, nel team da circa tre mesi, “la parte più gratificante è la collaborazione che si è già instaurata tra noi, nonostante il grosso del lavoro debba ancora arrivare. È bello poter esprimere la propria idea, essere ascoltati e confrontarsi con gli altri e vedere il proprio progetto realizzarsi. Nessuno di noi qui è un professore, non sappiamo tutto, ma siamo pronti a metterci in gioco, competere con realtà molto diverse da noi e migliorarci”.
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