Uno studio condotto dall’University2Business ha dichiarato l’ignoranza studentesca sulle più rinomate tecniche digitali e le aziende, per arginare il problema, sono costrette a finanziare da sé i propri operatori.
Le aziende costrette a formare con proprie risorse i futuri lavoratori, anche se neolaureati. È questa la triste realtà emersa dallo studio Il futuro è oggi realizzata da University2Business, società del gruppo Dgital360, in collaborazione con Enel Foundation.
Le motivazioni sono da imputare allo scarso apprendimento di materiale digitale, decisamente attuale e ormai indispensabile per strutture e personale nelle aziende.
Su un campione di 2.161 studenti, analizzando l’offerta formativa sul tema delle principali università italiane e indagando il punto di vista di 251 manager delle principali imprese italiane, sono emerse difficoltà sulle competenze digitali dei candidati. Termini ormai d’uso quasi quotidiano, sicuramente alla portata di tutti, come mobile advertising, cloud, fatturazione elettronica o big data, erano sconosciti ai soggetti esaminati e il 60% di loro non ha mai sentito parlare di blockchain, Internet of Things o Industria 4.0.
Meglio sembra essere invece la situazione fra gli studenti universitari: uno studente su cinque ha un’esperienza concreta nella gestione di progetti digitali: circa il 38% ha già venduto online, il 26,9% gestisce una sua pagina Facebook, appena l’11,4% ha un canale YouTube e il 9,8% un proprio sito o blog online. Così come passi in avanti sono evidenti nelle competenze per lo sviluppo di software: 4 studenti su 10 comprendono l’importanza di queste competenze, mentre il 16% è in grado di sviluppare programmi informatici (solo il 10% due anni fa) e il 29% sta imparando (era il 20% nel 2015).
Un passo in avanti in questa direzione si è tentato adottando l’alternanza scuola-lavoro, incentivata dalla riforma Renzi-Giannini, che prevede la dimensione esperienziale dello studente fin dai tempi scolastici.
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