Scuola

SCUOLA – Arriva “You Pol”, l’app contro il bullissimo, ma cosa ne pensano gli studenti?

Nasce a Roma, Milano e Catania una nuova app dedicata agli adolescenti italiani. Si chiama You Pol, un’applicazione dedicata ai giovanissimi che potrebbe dare uno schiaffo agli episodi di bullismo e spaccio, episodi che sembrano aver infettato sempre di più la nostra società.

È al target dei giovanissimi che quest’applicazione si rivolge, creata appositamente per coloro che tra i banchi di scuola vivono ogni giorno esperienze che li rendono gli uomini e le donne di domani. Quotidianamente i ragazzi provano momenti di vita a tratti positivi e piacevoli, ma c’è anche chi vive gli anni dell’adolescenza tra angoscia e frustrazione perché vittima di episodi spiacevoli come quelli legati a bullismo, piaga sociale che sta investendo e penalizzando i più deboli.

Se ti chiamano sfigato, se ti attaccano perché sei timido, perché non ti imponi o non ti conformi a determinati atteggiamenti, allora sei tu il bersaglio da attaccare, ed è li che i problemi si presentano. Per arrivare in soccorso di questi soggetti, mercoledì 8 novembre è stata organizzata all’istituto comprensivo Lucio Lombardo Radice di Roma la presentazione di questa nuova applicazione  – alla presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti e del capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli – attraverso la quale gli studenti possono inviare direttamente agli uffici di polizia segnalazioni riguardanti atti legati a bullismo o spaccio all’interno delle scuole. L’applicazione sarà attiva nelle città di Milano, Roma e Catania a partire da febbraio 2018.

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LiveUniCT ha chiesto a studenti e studentesse dei licei catanesi quale fosse la loro opinione a riguardo e le risposte sono state per la maggioranza positive ed entusiaste nei confronti del progetto avviato.

In particolare secondo molti ragazzi sarebbe utile avere nel proprio smartphone un’applicazione del genere, perchè lo scopo è giusto, utile. Dato interessante è che la maggior parte denuncerebbe anonimamente, considerando più importante la libertà di denunciare. Forse perchè dietro l’anonimato si nasconde un velo di paura?

Uno studente spiega chiaramente che i ragazzi molto spesso non riescono ad aprirsi con genitori o professori, ma dal momento che nessuno merita un trattamento del genere approfitterebbe dell’app per denunciare e in questo modo arginare il fattore paura attraverso l’anonimato stesso. Uno studente dichiara, invece, che se fosse vittima di bullismo preferirebbe denunciare personalmente piuttosto che attraverso l’app, ma ne incoraggia l’uso per chi non riesce a fare tale passo. Ma c’è anche chi si chiede: le segnalazioni sono davvero utili per intaccare l’individuo che costituisce la vera minaccia? Può una segnalazione far muovere davvero procedure che quasi mai vengono attivate e quindi non aiutano le vittime?

Tra dubbio, scetticismo ma anche accoglienza positiva, la speranza è che questa iniziativa possa diminuire o in qualche modo scoraggiare eventi di violenza o illegalità e rendere gli ambienti che i più giovani frequentano luoghi di vera aggregazione e non di criminalità.

A proposito dell'autore

Serena Valastro

Laureata in Lingue e culture europee, amante di cinema, musica, arte, informazione, storie. Scrivere è entrare in nuovi spazi, conoscere qualcosa di nuovo, vivere situazioni e sensazioni sempre diverse per trasmetterle a chi vuole viverle.