I giudici della Terza sezione hanno bocciato il ricorso presentato dai titolari di diversi locali della zona con il quale si chiedeva l’annullamento delle regole ferree riguardanti la movida. Alla luce della sentenza, bisogna davvero considerare la musica alla stessa stregua del rumore?
Una rondine non fa primavera, lo sanno benissimo i titolari dei pub palermitani. Il Tar di Palermo ha infatti respinto il ricorso presentato da una decina di locali della zona con il quale si chiedeva l’annullamento delle restrizioni imposte dal regolamento comunale sulla movida. Una vera e propria batosta dopo la parziale vittoria ottenuta al Cga lo scorso giugno. In tale occasione l’ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa aveva infatti bocciato l’articolo 6 relativo alle emissioni acustiche esterne (in quanto non vi erano specificati i limiti da rispettare): una decisione che tutto sommato lasciava integra l’impostazione del provvedimento con cui l’Amministrazione palermitana voleva regolare l’intrattenimento nei locali notturni rinviando tutto al Tar.
Peccato che per i giudici della Terza sezione: “Risultano infondate le censure mosse dai ricorrenti secondo i quali il regolamento adottato sarebbe illegittimo per non avere dettagliatamente indicato gli strumenti idonei al rilevamento delle emissioni sonore, prevista la loro periodica taratura, nonché precisati quali siano gli specifici corpi della polizia municipale ai quali è demandato il compito di verificare eventuali infrazioni. Sul punto il regolamento impugnato – aggiunge il Tar – sarebbe potuto essere più esplicito, ma non avrebbe potuto individuare limiti sonori diversi da quelli stabiliti con norme nazionali, come inevitabilmente si perverrebbe seguendo la tesi dei ricorrenti”.
Risultato? Stop alla musica acustica all’esterno (con esclusione dell’amplificazione) dall’una in poi il venerdì e il sabato; dalle 24, invece, dal lunedì al giovedì e la domenica. Insomma l’ennesima sconfitta nell’infinita battaglia dei decibel per quei pochi (ormai) locali che credono nella musica dal vivo, risorsa che se debitamente promossa potrebbe valorizzare il nostro territorio e rivelarsi un’attrattiva del cosiddetto turismo musicale.
Allo stesso tempo, pur comprendendo le esigenze dei residenti nelle zone limitrofe ai locali dove si eseguono i concerti non possiamo mettere sullo stesso piano un’arte quale la musica live e gli schiamazzi che nel cuore della notte risultano certamente inopportuni. Sentenze come questa inoltre non fanno altro che declassare la figura del musicista e dell’operatore di spettacolo non riconoscendo loro il giusto valore della professione.
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