UNICT – Autismo e non solo, la referente per il CInap: “C’è la disabilità, ma nessuno sconto a livello didattico”

Un servizio poco noto, ma i cui uffici lavorano tanto e i servizi realizzati sono indispensabili per alcuni studenti dell’Università degli Studi di Catania. LiveUniCT è entrata all’interno del Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata (CInAP) che eroga servizi per la disabilità e i disturbi specifici dell’apprendimento per parlare con la Dott.ssa Egle Giardina e conoscere meglio questo centro, i suoi servizi e le possibilità che offre agli studenti, non solo a quelli con disabilità.

Dott.ssa Giardina, il CInAP nasce nel 2006, prendendo il posto di quello che era chiamato Centro Servizi per le Problematiche delle Disabilità, prima chiamato Sezione Disabili dell’Ufficio Diritto allo Studio, fondato nel 1999. Quasi 20 anni di lavori, ma la vostra realtà rimane spesso conosciuta solo dagli utenti, meno dagli altri studenti universitari. Ci potrebbe chiarire quali sono i servizi che offrite agli studenti universitari con disabilità?

Il Cinap offre dei servizi pratici. All’inizio della propria carriera, ogni studente con disabilità viene incontrato da uno psicologo e ne avrà uno come punto di riferimento durante l’arco di tutta la carriera universitaria e con lui concorda il progetto formativo individualizzato: un piano di intervento che può prevedere uno o più servizi di assistenza. Questo piano non deve essere confuso con il piano di studi dello studente che è identico a quello dei suoi colleghi. Gli altri servizi sono: il tutorato part-time e didattico; il servizio bus che è offerto ai ragazzi con disabilità al 100% ed è a loro disposizione quotidianamente; il servizio navetta, che è come un taxi a prenotazione, che quando possibile, si occupa del trasporto da e per le sedi universitarie. Entrambi i servizi sono pagati dal Cinap. Altri servizi offerti dal Cinap sono il  il Counseling orientativo per la scelta universitaria e quello psicologico, il servizio Placement e il Counseling sociale.  Ed ancora: il tutorato specialistico settimanale ed il servizio di interpretariato dall’italiano al LIS per i ragazzi sordi. 

Secondo la Sua esperienza, c’è qualche differenza tra i percorsi didattici degli studenti disabili e non? Forse a livello di relazioni con i docenti?

Le differenze ci sono, c’è una disabilità e bisogna tenerla in considerazione, ma non c’è nessuno sconto a livello didattico. L’unica cosa che lo studente disabile può fare, ma lo può richiedere anche un qualsiasi studente, è la suddivisione della materia. Ovviamente per gli studenti che hanno difficoltà a scrivere o leggere, c’è un tutor che scrive e legge per loro. È un tutor che non conosce il contenuto della materia. La scelta del tutor da affiancare è a discrezione del professore, solitamente viene scelto un membro della commissione. Comunque bisogna tenere conto del contesto. E’ chiaro che ad un ragazzo cieco viene più semplice fare il compito in braille o in caratteri più grandi, se il professore insiste per uno scritto. Il ragazzo autistico per esempio, siccome molte volte ha difficoltà nella gestione dell’ansia, è chiaro che chiederà assieme al tutor la possibilità di fare l’esame per primo o per ultimo, insomma non lo facciamo stare tutta la giornata in attesa che arrivi il suo momento. Sono degli accorgimenti facili. In questo è fondamentale la figura del peer-tutor, che spiega ai docenti quali sono le esigenze del ragazzo, per esempio uno studente autistico, specie se intelligente, visto dall’esterno può sembrare strafottente e bizzarro. Non viene inquadrata come una persona che ha un percezione diversa del mondo.

Da qualche tempo l’Università di Catania offre ai suoi studenti l’opportunità di prestare servizio di assistenza nell’attività didattica agli studenti disabili e/o con Disturbi dello Spettro Autistico. A Suo parere che impatto ha questo servizio sugli studenti che ne possono beneficiare? Secondo Lei, gli studenti universitari che desiderano assistere i colleghi disabili devono avere particolari inclinazioni?

Il tutorato part-time, che viene svolto dagli studenti universitari, risulta  utile soprattutto per le matricole, che escono da un sistema didattico tutto individualizzato e personale e all’università si ritrovano in un contesto più grande. Per quanto riguarda gli studenti che forniscono l’assistenza, a noi interessa che conoscano i contenuti delle specifiche materie, poi  faranno una formazione ad hoc presso il CInAP. Durante il corso, insegniamo ai tutor di evitare di lavorare sulla base di stereotipi e, piuttosto, imparare a chiedere al collega che assistono in cosa possono essergli utili. Insomma: entrare in contatto con lo studente, aldilà della sua patologia, tanto che i tutor non conoscono la patologia dello studente, se non per grandi aeree.  Altri contenuti del corso di formazione sono le regole comportamentali da tenere con gli studenti che assisteranno. Per esempio, come gestire le ore da dedicargli, o le chiamate al telefono, infatti alcuni studenti, hanno problemi nella gestione delle relazioni e potrebbero chiamarli ad orari non consoni. L’importante è stabilire le regole in modo chiaro. Gli aspetti positivi  dell’esperienza di assistenza sono evidenti soprattutto per chi in futuro vuole intraprendere la strada dell’insegnamento o vuole fare il sostegno a scuola. È una buona opportunità per mettersi alla prova. Comunque c’è un certo impegno da garantire. Parliamo di 200 ore, in cui il carico emotivo è elevato. Ci sono dei casi anche molto difficili da affrontare sul piano umano: ci sono stati studenti che sono deceduti ed è un esperienza forte.

Dott.ssa, come esperta che lavora da tempo con studenti universitari autistici, secondo Lei a Catania l’interesse nei confronti di questa fascia di popolazione va crescendo? Sono previste delle novità in questo campo?

Sì, questo interesse è testimoniato dalla nascita presso l’Asp di Catania del “Centro Per l’Autismo”, voluto sia dal Dott. Fichera, il direttore dell’Asp di Catania, che dal dott. Scifo che all’Unità Operativa di Neuropsichiatria di Acireale.  Il centro presenta la novità dell’uso di mediatori robotizzi, che aiutano i ragazzini autistici ad imparare ad approcciarsi all’altro. Nel caso dell’università non abbiamo il robot, ma i ragazzi che arrivano qui sono già fortemente socializzati. Comunque, una novità che interessa direttamente gli studenti è che noi, come Cinap, ci stiamo impegnando per far si che l’esperienza di tutorato part-time costituisca credito formativo e forse già nel prossimo bando ci sarà quest’opportunità per gli studenti dell’Università di Catania.

 

Chiara M. Emma

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Chiara M. Emma

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