Analisi del fabbisogno della 30 professioni sanitarie assistenziali: fino al 2035 saranno necessari 100mila operatori sanitari in più e i medici saranno sufficienti a rimpiazzare quelli in pensione. Notizie meno liete per i farmacisti che rischiano un’alta disoccupazione.
Dalle Federazioni e dalle associazioni sanitarie è emerso che nei prossimi vent’anni saranno necessari 100mila professionisti sanitari tra infermieri, tecnici sanitari, della riabilitazione fisioterapisti ecc. La situazione, tuttavia, varia da settore a settore. Al momento si stima che le richieste maggiori saranno rivolte agli infermieri. In generale medici riusciranno ad impiegarsi occupando i posti dei loro predecessori che andranno in pensione. Per effetto dei troppi laureati in farmacia, invece, nei prossimi vent’anni più di 60mila farmacisti rischiano di rimanere disoccupati.
A fare il check-up della situazione sono state Regioni e ministero della Salute. Anche se si è accertata una crescita della domanda in quasi tutte le professioni sanitarie fino al 2035, le Regioni camminano comunque con i piedi di piombo e i posti disponibili nelle Università saranno gli stessi o addirittura più bassi (in alcuni casi anche -50% rispetto al dati delle professioni). I medici, inoltre, richiedono meno iscritti ai corsi di laurea e più posti per alcune scuole di specializzazione.
Le proiezioni elaborate, non riguardano dunque solo il prossimo anno accademico ma spaziano fino ai prossimi vent’anni e oltre alle 5 professioni principali si estendono a tutte le altre professioni sanitarie(sia quelle triennali sia quelle magistrali). Queste, inoltre, mostrano il lavoro che si è attuato e si sta attuando in Italia in seno alla Joint Action europea. Le analisi sono state ottenute a partire dall’offerta per arrivare al fabbisogno futuro reale sulla base dell’epidemiologia e della demografia: in calo la popolazione pediatrica che va da 8,6 milioni nel 2015 a 7,9 nel 2035 mentre cresce il numero di anziani da 13,2 milioni del 2015 ai 18,3 nel 2035.
A fronte dei dati raccolti, si può capire che allo stato attuale l’equilibrio non si raggiunge in nessuna delle professioni sanitarie e come si è detto il modo di vedere delle professioni non coincide con quello delle Regioni che devono stabilire il numero dei posti. Non si può negare che il lavoro della direzione generale delle professioni del ministero della Salute abbia svolto un lavoro notevole che ha permesso di avere un quadro chiaro circa il fabbisogno lavorativo disponibile nei prossimi anni. Ecco nel dettaglio gli andamenti delle tre professioni maggiori in termini di numeri.
Medici. Le stime originano dalla riduzione degli organici per effetto del turn over in stallo e della revisione della rete ospedaliera. Tra dipendenti e convenzionati si conta un numero di disoccupati che oscilla tra i 10mila e le 16mila. Situazione critica per i neolaureati che ambiscono alla specializzazione: nell’anno precedente sono state 13.800 domande e 6.300 posti disponibili. Bisogna, inoltre, considerare che il progresso scientifico e il trasferimento delle competenze ad altre professioni, potrebbero far decrescere ulteriormente le richieste di personale medico. Di qui, dunque, la richiesta della FnomCeO di ridurre gli accessi a medicina, portandoli a 8.400 unità e al contempo aumentare i posti disponibili nelle scuole di specializzazione per tamponare il numero di studenti già laureati rimasti fuori.
Infermieri. La Federazione Ipasvi stima che nei prossimi 13 anni le richieste di infermieri saliranno da 370 mila a 440 mila nei servizi pubblici. Questo sarebbe imputabile all’aumento dell’età media della vita che vede l’aumento delle malattie croniche e delle richieste di assistenza a domicilio. Da questo nasce la richiesta di 18.516 posti nei corsi di laurea per l’anno accademico 2017-2018. Anche se il personale sanitario in questione lavorerebbero sia nel Ssn sia nelle strutture private, per evitare eventuali esuberi nei servizi pubblici (nel 2025-2030 potrebbero raggiungere 45-50.000 infermieri), le Regioni probabilmente garantiranno per l’anno a venire circa 12-14mila iscrizioni.
Farmacisti. Sulla base delle analisi fatte dalla Fofi si stima che continuando così nel 2040 ci sarebbero più di 60mila farmacisti in esubero. Il fabbisogno annuo sarebbe di circa 1.300 unità mentre l’offerta ammonterebbe a più di 2.500 unità ogni anno. Anche se si azzerasse il numero degli iscritti per il 2017-2018, si avrebbe in ogni caso un surplus di 8.000 professionisti nel 2035 e di più di mille nel 2040. Secondo la Fofi i farmacisti attivi al momento sarebbero 69.600 e nei prossimi vent’anni si potrebbe garantire impiego ad un massimo di 3.000 laureati.
I futuri criteri di scelta delle Regioni non sono più semplicemente basati sulle disponibilità didattiche dei corsi di laurea, ma sul reale rapporto tra domanda e offerta a livello lavorativo. Analisi che dovrebbero indirizzare di studenti del futuro a scelte ancor più consapevoli e oculate.
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