
Il caos della mobilità penalizza la didattica: al Nord classi più affollate e mancanza di docenti. Sono 2,5 milioni gli studenti che hanno cambiato professore e la discontinuità didattica può essere molto negativa.
Mai visto, in tutta la storia, un caos così. Fatti i conti, i maestri e i professori che hanno cambiato cattedra quest’anno sono stati oltre 250 mila. Il triplo del solito. E gli studenti che hanno subito il carosello impazzito di uno o più docenti due milioni e mezzo: uno su tre. Un incubo. La prova d’un andazzo che pesa come un macigno: prima dell’interesse degli studenti, da noi, vengono quelli degli insegnanti. L’opposto di quanto sosteneva Tullio De Mauro: “La scuola è degli alunni, non dei docenti e dei dirigenti. È per gli alunni e per le loro famiglie che la scuola vive ogni giorno; e ogni giorno tutto il personale scolastico opera nella scuola soltanto perché ci sono loro. È questa la centralità della scuola”.
Chissà se nella seconda liceo del Classico Giacomo Leopardi di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) non arriverà l’ennesimo insegnante d’inglese. “Speriamo di no, almeno l’ultima è stata quella con cui abbiamo fatto l’unico compito in classe del triennio”, afferma Cristina Delli Carri, 17enne marchigiana, la quale sostiene che quando manca il professore o continuano a cambiarlo viene meno il diritto allo studio per i giovani.
A Pordenone all’inizio del corrente anno scolastico sono stati firmati 250 contratti per le supplenze annuali: ciò ha preannunciato che ogni due mesi circa gli insegnanti cambieranno, con conseguenze disastrose per la didattica. Come può un alunno imparare da una frammentarietà di insegnamento e di metodo? Come potrà un alunno adeguare a plurime situazioni un idoneo metodo di studio?
Si auspica dunque un’attenzione rivolta a questa situazione, una maggiore stabilità del corpo docente che possa impartire un’educazione continua e volta ad una migliore istruzione.
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