Maturità 2016 – Alla terza prova ad aiutare gli studenti sono stati…i professori

Anche questi esami di maturità stanno volgendo (e per alcuni sono già volti) al termine. Come ogni anno, essi rappresentano sempre un’ottima occasione per discutere e riflettere sullo status quo dell’istruzione italiana. Al pari di referendum ed elezioni politiche, infatti, anche la Maturità 2016 è oggetto di sondaggi ed analisi, in particolar modo riguardanti le prove scritte. A raccogliere alcuni di questi dati ci ha pensato il portale Skuola.net, che ha intervistato circa 1000 maturandi, collezionando opinioni, statistiche e rivelazioni sulla terza prova, svoltasi lo scorso 27 giugno.

Si è trattato di una prova abbastanza semplice, forse la più semplice degli Esami di stato di quest’anno, a giudicare da quel 37% di studenti che ha dichiarato di averla trovata in linea con le proprie aspettative, e di quel 28% per i quali essa è stata anche più semplice di quello che pensavano. Una facilità derivata anche da un altro dato decisamente più importante, quello che riguarda il 25% dei maturandi, 1 su 4, i quali sono riusciti agevolmente a copiare. Di questi, solo il 16% ha deciso di rischiare facendo uso di smartphone e, quindi, di Internet, nel bel mezzo della prova, mentre due su cinque si sono mantenuti old style, affidandosi agli intramontabili biglietti e “pizzini”. La grande maggioranza dei ragazzi, però, ossia il 44%, ha creduto fermamente nella collaborazione e nell’aiuto reciproco, copiando il compito passato loro direttamente dai compagni.

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Sempre parlando di “contributi esterni” all’esecuzione dell’esame, dai dati emerge un’altra nota che ai più rigorosi potrà apparire un po’ stridente, seppur anch’essa per nulla nuova. Che i ragazzi tentino di copiare e si diano da fare in tutti i modi in questo senso è, infatti, storia vecchia. Quello che appare un po’ più strano è che il 50% di loro abbia dichiarato di essere stato aiutato direttamente dagli insegnanti.

Ma di che tipo di aiuto parliamo? Si va da una maggiore clemenza nella formulazione dei quesiti a piccoli suggerimenti, fino ad arrivare ad aiuti concreti e significativi. Sul primo punto non è possibile fare prediche particolari, dato che la terza prova, a differenza delle precedenti prove scritte, non viene dettata dal MIUR e può essere diversificata nelle modalità e negli argomenti trattati da Commissione a Commissione. Di conseguenza, quest’anno la terza prova si è mantenuta come classico test a crocette soltanto per 1 maturando su 5, mentre il 31% degli studenti si è trovato di fronte ad una prova di tipologia mista contenente oltre alle crocette anche quesiti a risposta aperta breve; il 27% ha invece svolto quesiti a risposta singola, ed, infine, il 16% è stato sottoposto a domande con trattazione sintetica dell’argomento.

Per quanto riguarda i suggerimenti diretti, nella maggioranza dei casi sembra non si sia trattato di risposte alle domande, ma più che altro di consigli su come formulare la risposta corretta, con una minoranza dei ragazzi che ha parlato, invece, di aiuto concreto.

Infine, e qui si va in un territorio un po’ più frastagliato, materie e tracce d’esame, in quanto, come già detto, non ministeriali, vengono decise dagli stessi insegnanti, con tutto ciò che questo comporta. In termini numerici, sempre secondo Skuola.net, sono circa due studenti su cinque quelli che conoscono le discipline selezionate prima dell’esame. Il sito Studenti.it si è invece prodigato nel riportare testimonianze di vario tipo in merito a fughe di informazioni, più o meno volontarie, da parte degli insegnanti a favore degli studenti, verificatesi anche molto tempo prima della data della prova. A queste dichiarazioni si associano, però, quelle di altri poveri malcapitati che di informazioni e anticipazioni non ne hanno vista nemmeno l’ombra. Un quadro, quest’ultimo, che se magari non conferma una totale mancanza di onestà e di aderenza ai regolamenti da parte dei docenti, di certo fa riflettere su come il sistema permetta, invece, una sicura ed insensata diseguaglianza fra diversi studenti, classi e scuole.

Insomma, la situazione fotografata da sondaggi e statistiche di quest’anno non appare troppo lusinghiera nei confronti dell’Esame di maturità, definendolo sempre più come una prova che, da gradino formativo e culmine di un percorso, si è evoluta, negli anni a poco seria e, a tratti, ridicola formalità, incarnazione di un sistema educativo che, ancora una volta, fatica nel fornire concretezza agli studenti, non soltanto in termini di istruzione vera e propria, ma anche per quel che riguarda principi di etica e correttezza che possano guidarli nelle loro vite future.

Daniele Di Stefano

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Daniele Di Stefano

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