UNIVERSITÀ – La lettera della prof.ssa Baldry a Renzi: “Il Governo riconosca i nostri diritti”

Si alzano le proteste contro il Governo Renzi. Questa volta a manifestare sono i professori universitari. Riportiamo la lettera, rivolta a Renzi e ai ministri Giannini, Madia e Padoan e pubblicata su corriere.it, della prof. Anna Costanza Baldry, associata nel Dipartimento di psicologia della Seconda università degli studi di Napoli.

Egregio Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Onorevoli Ministre Stefania Giannini e Marianna Madia e Ministro Pier Carlo Padoan,

Nella legge di stabilità di fine anno scorso non è più stato reiterato per il 2016 il blocco delle classi e degli scatti stipendiali della Docenza, rimasto in vigore per cinque anni, dal 2011 al 2015, ma il problema è che non vengono riconosciuti gli effetti giuridici del quinquennio 2011-2015, con ripercussioni sugli stipendi, sulla pensione, sul TFR. Invece per tutti gli altri dipendenti pubblici stesse misure di blocco sono cessate dal 1° gennaio 2015 e sono stati riconosciuti gli effetti giuridici del periodo 2011-2015, con una discriminazione assurda, ingiusta e immotivata della nostra dignità, perché passa il messaggio, neanche troppo subdolo, che la Docenza universitaria è spesa improduttiva da tagliare. Sembra un atto di denigrazione verso l’università pubblica italiana e chi la porta avanti e la tiene in piedi.

Perché fate questo?  Presidente, lo chiedo a lei, e ai ministri competenti. Nessuno chiede aumenti di stipendi né restituzione, né arretrati per il quadriennio 2011-2014 ma almeno riconoscerci gli effetti giuridici del lavoro svolto.

Qui non è una questione di soldi, anche se non si capisce perché siamo gli unici per il 2015 ad essere stati ancora bloccati. So bene che c’è chi sta peggio, non ha neanche un lavoro, o prende pochissimo. Nessuno rivuole indietro quello che è stato il nostro contributo al risanamento pubblico e quindi il blocco per 5 anni: lo abbiamo fatto, con sacrifici, ma consapevoli che ci fosse questo «bisogno».

La questione qui è un’altra e più grave per molti aspetti. E mi domando e domando: ma tutti quelli che oggi ci governano, si sono scordati che sono divenuti chi sono anche grazie ai loro studi, al lavoro dei loro docenti, e a un sistema, quello universitario, che viene ora penalizzato? Addirittura la ministra Giannini, ora fuori ruolo, è docente universitaria; non sente il dovere e la spinta ancora più forte di fare propria questa difesa di diritti perchè li dovrebbe conoscere in prima persona?

L’essere stati nominati ministri mette forse in una botte di ferro?  Oppure l’essere stati nominati ministri indica assicurare che i diritti vengano rispettati e i doveri portati avanti, di tutto il comparto che si rappresenta? Questo siete chiamati a fare. Siamo una categoria coscienziosa e non ci mettiamo a fare scioperi o a chiudere l’università perché gli studenti non devono pagare colpe non proprie. Siamo pubblici ufficiali e non vogliamo e non possiamo interrompere un pubblico servizio scendendo per strada con fischi e cortei. Ma qui è in atto una discriminazione, un disconoscimento di competenze e funzioni.

C’è un movimento in Italia di diversi docenti universitari che sta protestando contro questa ingiustizia: abbiamo così scelto di sospendere temporaneamente la Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) prevista dalla cosiddetta «legge Gelmini». Non perchè siamo contrari alla valutazione: ben venga il merito, l’ho sempre sostenuta ed è l’unico criterio che mi appartiene.

Alla VQR è legata una cospicua parte del fondo di funzionamento ordinario. La gran parte dei colleghi ha partecipato alla valutazione, il 90% circa. Io no, e con me altri.Ci asteniamo temporaneamente per rivendicare quello che ci è stato usurpato. Il governo riconosca i nostri diritti giuridici sugli anni in cui abbiamo lavorato e poi potrà valutare quanto sono stata attiva e meritevole, io docente, e quindi i vari atenei. Altrimenti è un paradosso oltre a un’ingiustizia che sa di offesa.

Ribadisco, non si tratta di una protesta economica, ma morale ed etica, oltre che giuridica. Non è un braccio di forza contro i nostri direttori o tanto meno i nostri rettori. Anche loro sono colleghi e questa protesta li riguarda: invece di richiamarci all’obbligo della VQR con implicite o esplicite pressioni o velate ‘minacce’, dovrebbero fare propria questa richiesta nelle sedi opportune.

Chi si astiene, si dice, penalizzerà il proprio Ateneo a cui verrà tolta una parte dei finanziamenti, perché risulterà inattivo. Ma non lo siamo. Io sono una docente attiva, super attiva: ho numerose importanti pubblicazioni nazionali e internazionali indicizzate, quindi faccio ricerca, ottengo finanziamenti con progetti nazionali e internazionali, lavoro per la terza missione con protocolli e collaborazioni con tutto il territorio nazionale e internazionali per rendere sempre più sinergica la collaborazione fra mondo Accademico e contesto sociale e istituzionale. Faccio didattica, tanta, supervisiono laureandi, molti, dottorandi, cerco di trasmettere ai giovani, alle prossime generazioni la passione, la competenza, l’impegno e la costanza per raggiungere i propri sogni e traguardi che vogliamo far credere possibili.

Chi ha studiato, fatto sacrifici, per poter fare questo meraviglioso lavoro, come me è perché è nato e spinto da un moto perpetuo di curiosità, di voglia di conoscenza, di cambiamento, di fare ricerca, appunto. Non si diventa minimamente ricchi a fare i docenti universitari né si ha potere o chissà quale tornaconto per chi lo fa in maniera coscienziosa e umile. Ma è un onore che porto avanti con rispetto e dignità.

Lei, Presidente del Consiglio, e gli altri ministri, dovreste avere, avete l’obbligo morale, professionale, giuridico e politico di sanare questa situazione. Non ci vuole un gran che. Solo la volontà e poco più. Ne andrebbe della dignità di questo governo, dell’Italia e delle generazioni future, oltre che di chi oggi porta avanti l’università Italiana.

Anna Costanza Baldry

Professore associato
Dipartimento di Psicologia, Seconda Università degli Studi di Napoli
Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana

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