Valentina Carnelutti è un’attrice, sceneggiatrice e doppiatrice dal grande talento. A soli sedici anni calca per la prima volta il palcoscenico partecipando alla messa in scena de La confessione di Walter Manfré, ed è subito amore. Recita poi in The Story of a Soldier di Peter Sellars e in Mal de Viver e La Maladie de la Mort, per la regia di suo padre, il grande Francesco Carnelutti. Dopo altre esperienze formative che la portano a Parigi, New York e Città del Messico, si stabilisce a Roma e comincia a lavorare nel cinema. Al cinema ha lavorato in film di registi nazionali ed internazionali, tra cui Marco Tullio Giordana in La meglio gioventù, Giovanni Veronesi ne Il mio West, Antonello Grimaldi in Caos calmo, e Paolo Virzì in Tutta la vita davanti. Ha conquistato il grande pubblico anche con il personaggio di Veronica Colombo, da lei interpretato in Squadra Antimafia, di quest’ultima fa parte dalla quinta stagione. Presto ( il 23 novembre) la vedremo in tv su Rai1 con “Un Mondo Nuovo” diretto da Alberto Negrin.
Com’è nata la sua passione per la recitazione? Quando ha capito di voler fare questo lavoro? Ha influito il fatto che suo padre fa il suo stesso lavoro?
Ho letto su un mio diario da piccola che avrei voluto fare il clown da grande, per divertire le persone… e certo la dimestichezza con il mestiere l’ho avuta da sempre, grazie a mio padre, all’educazione che ricevevo. Ma la scelta è arrivata guardando indietro: a un certo punto mi sono resa conto che facevo questo e che è quel che mi rende felice, è il luogo e non luogo in cui mi sento nel giusto e utile, in cui tanta vita acquista un senso più ampio. Ma è una decisione che si rinnova di continuo.
Ha avuto un modello di riferimento per i suoi studi di recitazione?
Ho incontrato molti maestri e a ciascuno devo qualcosa, così come sono in debito con i miei genitori e con le mie figlie per avermi indicato strade emotive speciali e per avermi fornito materiale che sarebbe sufficiente a sfamare centinaia di personaggi. Ho studiato in diversi paesi e collaborato con attori diversi, se
ripenso a ciascuno di loro posso individuare nei nostri incontri elementi preziosi che ancora porto con me. Negli ultimi anni lavoro e studio con Juan Carlos Corazza grazie al quale il criterio per affrontare il lavoro anche nella sua evoluzione professionale più alta si affina.
Ha preso parte a progetti cinematografici importanti come “La meglio gioventù” di Giordana, “Tutta la vita davanti” di Virzì, “Il mio west” di Veronesi e “Caos Calmo” di Grimaldi, qual é il film che le é rimasto più nel cuore? Ci racconta qualche aneddoto?
Non c’è n’è uno che prevalga, ciascuno appartiene a un periodo della vita particolare e di ciascuno serbo ricordi significativi. Però un piccolo aneddoto che fa sorridere relativo al Mio West ce l’ho: si tratta dell’immagine della mia seconda figlia che allora aveva tre anni in braccio a David Bowie che lo convince a mangiare dei fingo infilandoglieli direttamente in bocca.
In un film si accorciano le distanze all’improvviso, quello che era fino a un giorno prima un musicista irraggiungibile diventa il compagno di giochi di un bimbo.
La meglio gioventù è nel cuore per essere stata la prima esperienza lunga e
decisiva perché da allora le persone leggendo il mio curriculum non facevano più la faccia stralunata di fronte ai titoli mai sentiti dei film indipendenti che avevo interpretato… ma davvero a ciascun film appartiene un pezzo di vita degno di amore e rispetto, che mi ha fatto crescere e da cui ho imparato passi che oggi mi permettono di ballare.
Con quale regista le piacerebbe tornare a lavorare? E da chi altro invece le piacerebbe essere diretta?
Lavorerei volentieri di nuovo con tutti per una ragione o per un’altra, credo che tornare a lavorare insieme sia un lusso, la conoscenza regala sempre sfumature che al primo incontro non possono avere luogo. E mi piacerebbe davvero essere diretta da Emanuele Crialese, ma da molti registi che mi piacciono: Garrone, Alice Rohrwacher, Francesco Munzi per citarne solo tre.
Lei è una bravissima doppiatrice, alcune attrici da lei doppiate: Sarah Polley in La mia vita senza me, della regista catalana Isabel Coixet, Clea Duvall in Tredici variazioni sul tema di Jill Sprecher, Arta Dobroshi ne Il matrimonio di Lorna dei Fratelli Dardenne. Ben nota é l’arte dei doppiatori italiani di dare un’anima ai personaggi doppiati. Qual è il suo segreto?
Credo che una cosa che per me funziona sia il fatto di non ‘fare doppiaggio’, vale a dire che ho doppiato solo attrici magnifiche in film molto belli senza quindi sottopormi al rischio di prendere i vizi del doppiatore e mantenendo inve
in fondo un grande amore per la recitazione, un infinito rispetto per il lavoro che queste attrici fanno, dunque il desiderio di non comprometterlo. Non amo i film doppiati, e forse per questo cerco di avvicinarmi il più possibile all’originale!
La stagione 2007/2008 ha visto anche il suo debutto come autrice della sceneggiatura di Sfiorarsi, scritto a quattro mani con il regista Angelo Orlando. Qual é il mezzo migliore che predilige per esprimersi, il cinema, il doppiaggio o la sceneggiatura?
La questione non è tanto esprimermi quanto raccontare delle storie che muovano qualcosa in qualcuno. Ci sono storie che non saprei proprio scrivere da sola ma in cui magari ci sono personaggi ai quali potrei regalare qualcosa. Così come ci sono eventi di cui sento di poter parlare all’infinito, è lì che mi viene voglia di scrivere… il doppiaggio non è proprio un modo per esprimere me! al contrario credo funzioni solo se riesco ad annullarmi per lasciare viva la voce dell’attrice a cui presto la mia.
Lo scorso anno é arrivata anche alla grande platea televisiva nel ruolo di Veronica Colombo, che hai interpretato all’interno della seguitissima fiction “Squadra Antimafia 5” . In che modo affronta le contraddizioni rappresentate dal personaggio che interpreta?
Cerco di esacerbare queste contraddizioni, trovo che siano quanto di più interessante il personaggio possa offrire. Si tratta di conflitti che tutti conosciamo per qualche ragione: famiglia lavoro politica amore… il lavoro è quello di far sì che siano plausibili e credibili le cose che fa…
Le faccio i complimenti per l’ottimo accento siciliano. Come fa a studiare il suo personaggio? Pensa di avere degli aspetti caratteriali in comune con Veronica Colombo?
Grazie.
Come faccio a studiare è un capitolo che dura troppe pagine… quanto agli aspetti del mio carattere in comune con Veronica direi che coincidiamo in termini di energia vitale, che ne facciamo poi è un altro discorso…
Non posso. Ma certo la spirale cupa in cui si è infilata sarà dura da superare.
Come si è trovata a Catania durante le riprese?
Catania è accogliente e il vantaggio di girare in agosto settembre ottobre è quello di godere di un clima mite e di un mare ancora caldo. Il cibo è fantastico e l’ospitalità sacra. Se non mi avessero rapinata l’anno scorso direi che tutto è stato perfetto.
Cosa si sente di dire ai giovani attori che vogliono intraprendere questa carriera artistica?
Di leggere studiare andare al cinema andare a teatro spegnere la televisione e non accenderla per molto tempo guardarsi intorno dire e dirsi la verità alimentare la loro curiosità intraprendere un percorso di conoscenza di sé fare una vita sana e soprattutto avere ben chiare le ragioni per cui vogliono farlo.
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