E’ morto Giorgio Faletti, stavolta il male del secolo ha ucciso lui: “L’uomo è uno e nessuno”

“L’uomo è uno e nessuno.
Porta da anni la sua faccia appiccicata alla testa e la sua ombra cucita ai piedi e ancora non è riuscito a capire quale delle due pesa di più. Qualche volta prova l’impulso irrefrenabile di staccarle e appenderle a un chiodo e restare lì, seduto a terra, come un burattino al quale una mano pietosa ha tagliato i fili”.

A volte la fatica cancella tutto e non concede la possibilità di capire l’unico modo valido di seguire la ragione è abbandonarsi a una corsa sfrenata sul cammino della follia. Tutto intorno è un continuo inseguirsi di facce e ombre e voci, persone che non si pongono nemmeno la domanda e accettano passivamente una vita senza risposte per la noia o il dolore del viaggio, accontentandosi di spedire qualche stupida cartolina ogni tanto”.

Con questo incipit si apre il libro “Io uccido“, tra i best seller di Giorgio Faletti che hanno riempito le librerie di molti di noi. Malato da tempo di tumore, l’artista nativo di Asti è morto quest’oggi all’età di 63 anni all’ospedale Molinette di Torino. Artista poliedrico, cantante, scrittore, cabarettista, comico e attore, non ha mai posto limiti di fronte alla sua grandissima dote che madre natura gli ha fornito.

Indimenticabile la figura del “professore carogna” interpretata nel film “Notte prima degli esami“, must per tutti i maturandi di ogni genere ed età: “L‘importante non è quello che trovi alla fine di una corsa… l’importante è quello che provi mentre corri“; “Vedi Molinari, quando una cosa ti interessa veramente, devi correre e andartela a prendere. Io quando mi sono innamorato di mia moglie ho viaggiato tutta la notte in macchina per venire a Roma a dirglielo, e due giorni dopo, ho dato l’ultimo esame all’università, e ho pure preso 30“.

Non ha mai guardato in faccia a nessuno, schietto e diretto come non mai, anche quando si presentò sul palco di Sanremo spiattellando davanti a tutta Italia che la “mafia è una montagna di merda” con la sua “Minchia signor tenente”, canzone che descriveva appieno la situazione delle forze dell’ordine nel sud Italia all’inizio degli anni ’90. Con quella canzone vinse il premio della critica ed arrivò secondo in classifica finale nella più famosa kermesse della canzone italiana. Era malato, il fisico non reggeva più, e l’ultimo messaggio postato sul suo blog recita “Spettacoli annullati“:

Stava lavorando ad un nuovo libro, dal titolo provvisorio “Figli di”, un thriller che raccontava la storia di un allievo della Scuola Superiore di Polizia.

«Purtroppo a volte la vita ci mette molto più ingegno e molto più impegno nel mettere i bastoni fra le ruote piuttosto che nell’aiutare gli essere umani a realizzare i propri desideri. In questo momento sono all’estero, dove mi sto curando per un guaio di salute piuttosto rilevante e che spero si risolva nel migliore dei modi».

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