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In Italia corsi di Laurea a numero chiuso, ma possibilità all’estero La risposta ai sogni degli studenti italiani arriva da Arad: una città a meridione della Romania

Secondo i dati forniti dall’ultima anticipazione del rapporto Migrantes – giugno 2013 – sarebbero circa 2.364.263 gli italiani che hanno scelto di migrare in Europa. Tra questi oltre 42.000 gli studenti che si rivolgono alle università estere. Romania e Albania, le più gettonate. Questa richiesta crescente si è verificata in seguito all’entrata in vigore della legge 264 del 2 agosto 1999, la quale limita l’accesso ad alcuni corsi di laurea in Italia, in specie, quelli magistrali in medicina e chirurgia, odontoiatria, veterinaria e ramo sanitario in genere. Questo limite costringe ogni anno un numero altissimo di studenti ad andare a studiare all’estero, spostando altrove le proprie risorse economiche e mentali.

A raccontarci la sua esperienza diretta con questo sistema, è Simone Di Stefano.

Lo studente ha, difatti, scelto la Romania per raggiungere i suoi obiettivi professionali, sotto consiglio degli amici e dopo aver fatto accurate ricerche su internet.

Simone ha ventisei anni, è originario di Catania e si appresta a frequentare il III anno di medicina e chirurgia all’Università privata Vasile Goldis – fondata nel 1990 in onore di uno dei padri ideologi del regno della Romania – la quale accoglie 1.600 studenti, di cui circa 600 soltanto italiani.

Per accedere alla Vasile Goldis, Simone, come altri italiani e studenti di varie etnie, ha sostenuto un test di natura scientifica più un test di lingua inglese, pagando una retta annua di circa 3.600,00 euro. Una cifra esosa che Simone ha pagato per non incontrare le stesse tribolazioni date da un accesso limitato in Italia. Simone sostiene che l’eccessiva ed arbitraria selettività delle università italiane stia alla base delle falle nel sistema sanitario nazionale. Crede che una possibile soluzione al problema per gli studenti sia auto finanziarsi, scegliendo di investire le proprie risorse nel settore medico, nel caso specifico, come avviene in Romania, nelle università private. Lì, i corsi di laurea in medicina e chirurgia hanno una durata di sei anni per giungere a un livello formativo competitivo con quello degli altri Paesi europei – all’interno dei quali il titolo è riconosciuto – e mira fin dal primo anno ad una preparazione altamente pratica.

Arad, la piccola cittadina in cui è sita l’università, è ricca di aree naturali. Al suo interno, oltre agli studenti locali, sono presenti varie etnie: asiatici, turchi, africani, italiani, francesi… un concentrato poliedrico in continuo arricchimento in una città che fa da sfondo ad un incessante crocevia d’idee e crescita culturale.

Pregiudizi diffusi, tendono a ritenere la preparazione conseguita in facoltà estere inferiore a quella ricevuta in facoltà italiane, come se la “fuga di cervelli” fosse il risultato dell’incapacità di entrare in quelle nostrane per mancanza di merito. La verità è che lo stesso studente che non è riuscito ad entrare in una facoltà a numero chiuso italiana, non perché poco preparato, ma per un sistema mal funzionante e male organizzato che non concede la possibilità di dimostrare le proprie capacità, riceverà, all’estero, una preparazione addirittura superiore (a parlare sono le statistiche) a quelle di uno studente medio in una qualunque facoltà italiana. Le nostre facoltà, sia per sistema organizzativo e burocratico, che per preparazione e formazione accademica, non sono competitive con gli standard europei e mondiali.

Dopo la laurea magistrale, Simone spera di poter tornare nella propria terra, conseguire la laurea specialistica in dermatologia e poter esercitare presto la professione da lui agognata, nel suo paese, forte delle conoscenze acquisite all’estero.

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