Sappiamo effettivamente cosa siano gli istituti superiori di eccellenza e conosciamo, nello specifico, la realtà del nostro “gioiellino” catanese?
“La scuola superiore catanese nasce quindici anni fa per volere dell’allora rettore Rizzarelli e il suo primo direttore fu il professore Rimini, tra l’altro mio maestro. Il nostro istituto s’inspira al modello della rinomata Normale di Pisa: l’idea portante che ci caratterizza è quella di riuscire ad avere una struttura in cui quello che conta è ESCLUSIVAMENTE il merito. Altro elemento principale è laresidenzialità che i ragazzi vivono all’interno della nostra struttura. I nostri allievi infatti, pur provenendo e pur facendo esperienze diverse in corsi di laurea differenti, si ritrovano a vivere un continuo scambio, una proficua contaminazione di saperi dovuta al fatto che sono costantemente sottoposti a seminari, incontri serali condotti da personalità di alto respiro, non solo italiani ma anche internazionali, dei diversi scenari, oggetto di studio. I ragazzi DEVONO seguire corsi aggiuntivi interdisciplinari (per esempio, si sceglie annualmente un corso, mettiamo quello di retorica, e nonostante io allievo, studi fisica, devo obbligatoriamente seguirlo, a vantaggio di una personale preparazione eclettica che oltrepassi il profilo specifico del percorso di studi che affronto) per conseguire un’unitarietà di saperi, avere una maggiore apertura mentale, sostenuta da ulteriori corsi specifici, settoriali del proprio corso di laurea. Terzo elemento caratterizzante la nostra scuola è il precoce avvio dei ragazzi all’attività di ricerca. Introdotta fin dai primi anni, gli allievi sono costantemente seguiti da un tutor, un docente dello stesso corso di studi, a cui viene affidato il singolo studente, che lo supporta, lo guida e lo consiglia lungo tutto il suo percorso di studi. In più, altro importante sostegno è costituito dall’associazione ALUMNI, formata dagli ex alunni della scuola superiore, i quali, particolarmente affezionati, hanno il piacere di tornare qui per raccontare la loro esperienza ai nuovi arrivati, organizzando seminari informativi in cui condividono la propria storia e il loro successivo trionfo professionale. E’ ovvio che il nostro successo sia in gran parte dovuto al fatto che gran parte degli studenti, se non tutti, appena diplomati e usciti dalla nostra scuola trovano IMMEDIATAMENTE il loro posto occupazionale nel mondo del lavoro. Si tratta di persone brillanti, molti di loro, questo va detto, lavorano all’estero, ma altri tornano in Italia.
Diritti e doveri di uno studente della Scuola Superiore Catanese.
“Oltre l’ordinario percorso universitario nelle proprie università, c’è l’obbligo di partecipare ai nostri diversi seminari di formazione, di cui accennavo poc’anzi ; poi bisogna mantenere una media superiore ai ventisette trentesimi, non bisogna prendere voto più basso di ventiquattro o fallire un esame, bisogna essere perfettamente in corso con gli anni previsti al conseguimento della laurea. Chi dovesse infrangere le regole perde il diritto di stare in questa scuola. In compenso i nostri ragazzi godono di vitto e alloggio, dal prossimo bando di iscrizione, totalmente gratuito, sono coperte tutte le spese per il tutor, per i corsi e tutte le attività organizzate all’interno della scuola, inoltre abbiamo una biblioteca interna fornita di tutti i libri usati in università e nel caso qualcuno mancasse provvediamo prontamente per fornirlo. Altro vantaggio è la fitta rete che si viene a creare a scuola: infatti, grazie all’autorganizzazione da parte degli allievi stessi, si entra in contatto con le altre realtà delle scuole di eccellenza italiane. La scorsa settimana, per esempio, abbiamo avuto ospiti i ragazzi della Sant’Anna di Pisa, della Galileiana di Padova … al fine di promuovere nuove iniziative da portare avanti insieme. Come possiamo ben vedere, la nostra è una scuola di alta formazione, è un fiore all’occhiello che va coltivato e rilanciato.”
Qual è la situazione economica della scuola?E’ vero che in passato la scuola rischiava la chiusura a causa di mancanza di risorse economiche? E quali provvedimenti sono stati presi dal vostro istituto per far fronte ai numerosi tagli all’istruzione fatti in passato, e quali saranno presi per fronteggiare i nuovissimi appena annunciati da Crocetta?
“Le problematiche economiche delle università italiane sono già note a tutti. E’ triste constatare come, indipendentemente dalla crisi economica che è sotto gli occhi di tutti, gli altri Paesi, a differenza dell’Italia, di fronte a una tale situazione continuino a promuovere la formazione, la ricerca e l’istruzione. Non si taglia il futuro, sul futuro si investe. In Italia ciò non accade, la questione finanziamento è un grosso problema. Per quanto riguarda la situazione economica della nostra scuola, noi non abbiamo problemi da questo punto di vista: certo, è ovvio che non possiamo permetterci degli sprechi, sprechi non verranno fatti ma saranno trovati i fondi per continuare a promuovere ESCLUSIVAMENTE la meritocrazia. La scuola, tengo a puntualizzare, deve trovare finanziamenti propri, specifici per questo tipo di esperienza che offriamo e continuiamo a portare avanti. E’ chiaro che l’istituto, pur facendo parte dell’ateneo, non possa competere con altre parti dell’ateneo stesso per il recupero delle risorse. Le fonti di finanziamento sono ad hoc e posso dire che ho già iniziato a lavorare a questo punto, ma sono ancora presidente da meno di un mese quindi ho chiaramente bisogno di tempo.”
Nell’ultima domanda, la mia preferita, chiedo:
Perché sempre più ragazzi valutano direttamente la scelta di “migrare” verso le università del Centro Nord Italia, bypassando e snobbando la realtà catanese? Cosa li spinge a preferire altri atenei, fuori dalla Sicilia? La convinzione di trovare lavoro più facilmente fuori, il luogo comune ormai rimasticato alla nausea, di carenze di servizi, stutture inadeguate, docenti non all’altezza, nepotismo, leggende metropolitane che ingigantiscono e danno un’immagine sbagliata della nostra realtà universitaria…? Tutti questi sono solo pregiudizi consolidati nella mentalità collettiva, o in fondo, un minimo di verità c’è e se c’è qual è, dal suo punto di vista?
“Ci sono molteplici aspetti che vanno presi in considerazione: primo fra tutti è la nostra incapacità (almeno finora) come sistema universitario di riuscire a far capire ai potenziali studenti le eccellenze che all’interno delle università catanesi sono effettivamente presenti. Troppo spesso “L’erba del vicino è più verde della mia”, troppo spesso si pensa che andando fuori si trovi qualcosa di migliore. Io ho studenti sparsi in tutto il mondo (Boston University, Brown University, Cambridge, Imperial College …) e tutti confermano che la realtà catanese non ha nulla da invidiare alla realtà universitaria, non solo italiana, ma internazionale. Il vero problema è che io sto parlando di studenti che hanno vissuto questa realtà, molto spesso perdiamo gli studenti prima ancora che questi abbiano avuto la possibilità di entrare in contatto con quella che è la vera realtà universitaria catanese e questo è un problema di comunicazione. A questo punto, ricollegandomi alla scuola superiore catanese, mi domando, Le domando e domando a tutti i nostri lettori: chi, prima di leggere il nostro articolo, sapeva cosa fosse l’istituto superiore universitario di Catania e quanti ne verranno a conoscenza dopo la lettura dell’intervista? Io non voglio dire che “va tutto bene”, ma a Catania, dentro le nostre università, ci sono delle punte di eccellenza, tra l’altro non isolate, che non hanno nulla da invidiare alle migliori università del mondo. E’ chiaro che non è ovunque così, non si può dire che il nepotismo non esista, non metto la testa sotto il cuscino, ma “non si può neanche buttare il bambino con l’acqua sporca”. A questo si aggiunge, senza voler fare il classico piagnisteo meridionale, che la realtà industriale del Sud è ben diversa da quella nordica. E’ ovvio che se esco dal Politecnico di Milano la possibilità di entrare nel mondo del lavoro è maggiore. Tuttavia, io penso che nel momento in cui si creano professionalità, al di là del luogo in cui si siano laureate, c’è la possibilità di trovare lavoro. La scuola superiore è un caso a sé, qui abbiamo l’un per mille, ma è pur sempre un esempio che mostra come chi esca da qui sia un talento che è stato ben coltivato e che ha dinanzi a sé mille porte aperte.
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