Parla Nino, dopo ore di fila, neo-proprietario dell’atteso iphone5

«L’ho pagato in contanti messi parsimoniosamente da parte da un anno a questa parte». Esordisce così Nino Pino, 30 anni, il giovane amante Apple che finalmente con soddisfazione stringe tra le mani il suo iPhone5.

Lui è la nostra cavia.

Sì, nelle ultime ore, infatti, è boom di critiche rivolte a coloro i quali si son messi in fila la scorsa notte, davanti ad un centro Apple, per acquistare (o più maniacalmente solo ammirare), il nuovo gioiellino.

Tanti i perché che gironzolano nelle teste dei comuni mortali, rimasti letteralmente senza fiato alla vista di file clamorose che occupano le bacheche dei principali social network. Parola dunque a Nino.

«Perché la fila durante la notte? Oltre a voler evitare di dover aspettare settimane per averlo, l’attesa è per molti metà del divertimento. Si crea una sorta di community, sia fisica tra chi aspetta, che virtuale, tra quanti seguono da casa foto, video e blog di chi è in fila».

Si, ma: perché???

«Le motivazioni sono varie. C’è chi lo ha atteso tanto, magari perché non ha preso il 4S (quindi 2 anni). La cosa fondamentale da capire è che l’Apple, oltre ad essere l’azienda più ricca al mondo, e quella col logo che vale di più al mondo (il secondo logo è quello delle olimpiadi), crea coi propri clienti una forte fidelizzazione. I prodotti Apple sono belli, semplici da usare, duraturi, performanti. L’utente instaura una sorta di rapporto col suo device Apple: non si tratta semplicemente di un computer o di uno smartphone, ma del mio amato computer e del mio amato smartphone».

Non è un po’ da superficiali?

«No. L’approccio di solito è una sorta d’innamoramento che poi diventa fiducia. Lo guardi, lo tocchi (vetro ed alluminio piuttosto che plastica fanno molta differenza), lo usi facilmente e funziona perfettamente. Oggi, poi ci puoi parlare (Siri) e puoi fare in modo che tutta la tua vita digitale sia sincronizzata automaticamente su ogni tuo dispositivo pressoché all’istante: rubrica, calendario, note, e-mail, foto, documenti. Qualsiasi cosa tu fai su di un dispositivo Apple passa automaticamente a tutti gli altri che possiedi, grazie ad iCloud. Questo spiega la voglia di volerlo possedere – anche in una maniera quasi erotica, fin dal day-one».

Un vero e proprio amore allora?

«Beh, sì. Io personalmente sono utente Apple da 12 anni, quando praticamente nessuno sapeva in Italia cosa fosse, benché sia stata la Apple a commercializzare il primo personal computer al mondo alla fine degli anni ’70. Ho avuto un iMac G3 antracite, un iMac G5, e adesso l’ultimo modello Intel i7; due iPod Classic, 2 Time Capsule (Wi-Fi router con hard disk per il backup) 2 iPad e, adesso 3 iPhone».

Ti va di raccontarci lo scenario della scorsa notte?

«Certo, c’erano persone all’Apple Store di Catania che sono arrivate ieri alle 4 dalla Calabria. In 100 hanno dormito fuori dal centro commerciale, è stato una specie di happening da quello che ho saputo: foto, filmati, auto della RedBull che distribuivano lattine e mettevano la musica. So persino di gente che nei paesi più poveri hanno offerto un rene per averlo, letteralmente, ho visto un annuncio on-line. Chiaramente è da persone poco sane, superfluo dire che disapprovo fortemente».

E la tua nottata come è stata?

«Ho preso il mio bigliettino e mi son messo in fila in paziente attesa per il mio turno: 4 ore. Stanotte ho provato a prenderlo durante la notte bianca organizzata allo Store della 3, ma è stato impossibile: i pochi dispositivi arrivati erano prenotati e consegnavano solo se lo si prendeva con abbonamento vincolante».

A chi dice che siete delle pecore, cosa ti senti di rispondere?

«Gli utenti Apple prima dell’arrivo dell’iPhone erano quelli che andavano controcorrente, che volevano l’alternativa quelli che “pensavano differentemente”, come da vecchio slogan con tanto di faccione di Einstein. Non metto in dubbio che alcune persone lo vogliano come status symbol, ma per quanto mi riguarda no, non mi sento assolutamente toccato da questa provocazione!»

Federica Campilongo

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Federica Campilongo

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