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“Il silenzio è dolo”, la musica a sostegno dell’antimafia. Intervista al promotore Ismaele La Vardera

L’iniziativa “Il silenzio è dolo” a sostegno dell’antimafia coinvolge il territorio siciliano e nazionale. A sostenere il promotore Ismaele La Vardera, tra gli altri, vi è anche Marco Ligabue, attraverso il suo nuovo singolo, che porta lo stesso nome del progetto. Per capirne di più abbiamo intervistato Ismaele.

Alzare la voce contro la mafia non è mai semplice. È semplice essere contro la mafia, discuterne, ma alzare davvero la voce e agire concretamente non lo è affatto. E se qualcuno riesce a distruggere quel muro di omertà che da sempre ammala la nostra società, è senz’altro una persona coraggiosa. Dovrebbe essere normale ergersi a difesa della legalità, dell’antimafia, eppure ciò che dovrebbe essere normale, per noi è qualcosa di straordinario. Un esempio di azione concreta contro la mafia, proviene da Ismaele La Vardera, giovane ventunenne palermitano, promotore del recente progetto “Il silenzio è dolo”, da cui è nato anche un video, nuovo singolo di Marco Ligabue in collaborazione con Lello Analfino, Othelloman, e Valeria Grasso. 

Data l’importanza del progetto, Live Unict, ha intervistato lo stesso Ismaele per approfondire le vicende che stanno attorno all’iniziativa e la struttura della stessa, sperando che questa testimonianza possa coinvolgere sempre più giovani, affinchè lo stesso coraggio sia un elemento non di pochi, ma di molti e, chissà, un giorno, di tutti.

Il silenzio è dolo” non è soltanto un video virale, una canzone di denuncia, ma è anche un progetto complesso che mira a ristabilire la legalità in territorio regionale e nazionale. Procedendo a ritroso, come nasce esattamente questo progetto? Qual è stata la vicenda che ha determinato la sua nascita?
«Si tratta di un progetto articolato, che sta avendo diversi ambiti d’influenza. Più che ristabilire la legalità vogliamo concretamente accendere i riflettori lì dove il silenzio la fa da padrone. Sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso un video, un gesto virale come quello di strapparsi lo scotch dalla bocca e una raccolta firma sulla piattaforma change.org. Conobbi Marco Ligabue casualmente a Palermo nel mese di ottobre 2014, ero reduce di un servizio di denuncia nel noto programma tv Le Iene. Avevo portato in auge la mia terra per fatti oscuri, in me si era acceso il desiderio di far andare alla ribalta il mio paese, la mia regione per una notizia positiva. Fu questa la premessa che mi spinse a chiedere a Marco di scrivere un pezzo. Sfida che il rocher di Correggio ha accettato con entusiasmo, coinvolgendo Lello Analfino, Othelloman, e Valeria Grasso testimone di giustizia.»

La musica, dunque, ancora una volta si presenta come strumento valido di denuncia. Quanto è stato importante presentare  presso la sala stampa di Montecitorio “Il silenzio è dolo”, nuovo singolo di Marco Ligabue?
«Abbiamo avuto modo di avere un pubblico tecnico, giornalisti che potessero dare ampia risonanza a questa iniziativa. Devo dire che sono state decine le testate nazionali, i tg, i blog, che non si sono fatti sfuggire la notizia.»
Che importanza riveste, tra gli altri, l’appoggio per tale progetto del giudice Nino Di Matteo?
«L’appoggio al progetto del giudice Di Matteo è qualcosa di straordinario per noi. Prima dell’uscita del videoclip, io e Marco andammo a trovare il Pm nel suo ufficio durante una mattinata di intenso lavoro per lui. Nonostante i mille impegni ci accolse con grande garbo. Una volta esposto il progetto decise di appoggiarci girando il videoclip che ad oggi è stato visionato da oltre 60 mila persone. Un appoggio importante per noi, segno che stavamo andando verso la direzione giusta.»
All’interno del tuo primo libro “Le piccole cose fanno la differenza – il silenzio è dolo” quali argomenti vengono trattati in specifico?
«Cerco di affrontare la legalità da un punto di vista diverso, ossia di un ragazzo ventunenne che si è trovato in una situazione più grande di lui. La legalità vista in gesti che dovrebbero essere ordinari, normali, piccoli grandi gesti che fanno la differenza.»
L’iniziativa, di cui tu sei promotore, pian piano abbraccia più zone, più territori. Anche Ragusa, provincia in cui vivo, attraverso varie associazioni sta appoggiando il progetto. Di certo questo è un segnale positivo: mostra che il tuo è un lavoro importante ed efficace. Come si intende avviare la collaborazione tra i vari territori e le varie associazioni?
«Il mio incontrare tantissimi coetanei è un privilegio che porto avanti da 3 mesi. In provincia di Ragusa fui ospite la prima volta in un incontro a Santa Croce organizzato dal consigliere Luca Agnello, poi a Vittoria ospite dell’associazione Antiracket, poi sempre a Vittoria dal circolo Mazzini, e per l’ennesima volta dal liceo classico scientifico. Su Ragusa stiamo attivando una fitta rete di collaborazioni con l’associazione nazionale verità scomode (A.NA.VE.S), realtà che ho l’onore di presiedere. Sono previste diverse manifestazioni grazie anche all’associazione consorella Youpolis
Quali sono le iniziative concrete che intendono debellare l’equazione sicilia= mafia e più in generale abbattere quel sistema corrotto e illegale che riguarda tutto il territorio nazionale?
«Concretamente bisogna distruggere il cancro della corruzione, bisogna inasprire le pene per chi corrompe e si fa corrompere. Noi con A.NA.VE.S stiamo cercando di fare luce su alcune verità scomode di cui nessuno vuole parlare proprio perchè scomode ai furbi e che danneggiano i cittadini. I nostri presidi presenti in tutto il territorio nazionale hanno come obiettivo quello di recepire segnalazioni, soprusi, nefandezze. Le più scandalose saranno oggetto di opportune inchieste, cercheremo di dare voce a chi non ha voce. Peppe Germano nella qualità di vicepresidente nazionale sta già definendo diversi contatti di rilievo sul territorio nazionale al fine di fare una rete di reti. Insomma tutto per tirare a galle le verità scomode.»
Il tuo coraggio è da ammirare, da elogiare ma anche e soprattutto da imitare. Cosa ti senti di dire ai giovani che vorrebbero darti una mano o a chi apprezza il tuo lavoro ma preferisce restare fermo ad aspettare che qualcun altro cambi la società al posto suo, perché in fondo crede che nulla possa cambiare?
«Nessun elogio. In questo paese chi fa il proprio dovere è visto come una sorte di eroe, mi viene da sorridere se chi fa il proprio dovere in questo paese malato diventi eroe. Eroicizzare la normalità è un lusso che non possiamo permetterci. Ai giovani da giovane dico di non abbassare la testa nascondendosi sul luogo comune “tanto nulla cambia”. Se nulla cambia e tu non fai nulla per cambiare quel tutto, tu sarai parte di quel non cambiamento. Io non penso di cambiare il mondo, e nessuno è in grado di farlo, ma partendo dalle piccole cose qualcosa si può cambiare e tanti piccoli gesti creano una rivoluzione.»
Per avere maggiori informazioni riguardo al progetto ed essere aggiornati sulle iniziative, potrete visitare i seguenti siti:
Rita Vivera

Rita Vivera nata a Comiso (RG) il 17/06/1990, attualmente studia Giurisprudenza presso l'Ateneo di Catania. Determinata a perseguire i suoi obiettivi, tra lo studio di un diritto e un altro, ama scrivere in particolare di attualità, di politica e di musica.

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Rita Vivera

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