Come mostrato dai dati divulgati a novembre 2015 dall’Istituto Superiore della Sanità, l’infezione da HIV, soprattutto tra i giovani, è in lieve aumento. Tra le cause, non solo la scarsa prevenzione, ma anche una maggiore resistenza del virus al Tenofovir, uno dei maggiori farmaci anti-retrovirali utilizzati; a dimostarlo sono diverse ricerche indipendenti condotte tra Londra, Belgio e Svezia.
Il dottor Ravi Gupta, dell’University College di Londra, ha condotto uno studio su 2000 pazienti africani, affetti dal virus, riscontrando una resistenza al Tenofovir del 60%. Il dottor Gupta ha aggiunto che questa resistenza non riguarda solo l’Africa, dove c’è una scarsa distribuzione del farmaco, ma anche l’Europa dove la resistenza al Tenofovir è pari al 20%.
Nel febbraio 2015 il team del Ku Leuven Laboratory for Clinical and Epidemiological Virology in Belgio, guidato dalla dottoressa Anne-Mieke Vandemme scopre l’esistenza di un ceppo molto più aggressivo,ricombinante di tre diversi ceppi, capace di evolversi entro tre anni dall’infezione, contro i 5-10 anni di media.
A conferma di questi dati lo studio del team svedese dell’Università di Lund, guidato dalla dottoressa Angelica Palm, delinea il profilo di un virus dinamico e variabile nel tempo, su cui ancora molto è da scoprire.
Sul fronte della prevenzione invece, l’ultima innovazione è costituita dall’anello vaginale, presentato al Croi (Conference on retrovirus and opportunist infections). L’anello, in silicone, contiene un farmaco antiretrovirale, la dapivarina, che ostacola la replicazione del virus ed è stato sperimentato nell’Africa subsahariana su un campione di 4500 donne, deteriminando una riduzione delle infezioni tra il 27 e il 31%. L’anello è risultato più efficace nelle donne meno giovani, ha il vantaggio di permettere alle donne di difendersi dall’infezione in maniera autonoma nel caso in cui il partner non utilizzasse il preservativo ed è efficace per 5 anni. Ulteriori studi dovranno essere condotti per verificare la relazione tra efficacia dell’anello e vita sessuale delle pazienti.
Fonti: Journal of Infectious Disease EBioMedicine
The Lancet Infectious Disease