
foto archivio
Brutte notizie per chi viaggia in autostrada: la Corte costituzionale ha bocciato i continui rinvii degli aumenti dei pedaggi autostradali disposti negli ultimi anni dal Governo. Con la sentenza n. 147 del 14 ottobre 2025, i giudici della Consulta hanno stabilito che le sospensioni delle tariffe per il quadriennio 2020-2023 violano tre articoli fondamentali della Costituzione: art. 3 (uguaglianza), art. 41 (libertà d’impresa) e art. 97 (buon andamento della PA).
La decisione non porta aumenti immediati ai caselli, ma rappresenta un cambio di direzione che potrebbe rendere presto più caro viaggiare sulle autostrade italiane. Ecco cosa sapere.
La Corte costituzionale ha giudicato illegittimi i rinvii sistematici degli aggiornamenti tariffari previsti per le società concessionarie delle autostrade, operati in attesa di una revisione dei Piani economico-finanziari (PEF). Secondo i giudici, queste proroghe – spesso giustificate con “ragioni di pubblico interesse” – hanno alterato gli equilibri contrattuali tra Stato e concessionari.
La Corte ha sottolineato che il blocco prolungato ha finito per danneggiare l’iniziativa economica privata, minando la sostenibilità finanziaria delle società che gestiscono le autostrade. In altre parole, lo Stato non può sospendere a tempo indefinito l’applicazione di clausole contrattuali già previste, come l’adeguamento annuale dei pedaggi a inflazione, investimenti e qualità del servizio.
La sentenza della Consulta riguarda il caso specifico del Raccordo autostradale Valle d’Aosta (RAV), ma apre la strada a effetti a catena su tutto il sistema autostradale italiano. Anche se non scatta subito un aumento automatico dei prezzi al casello, la decisione impone al Ministero delle Infrastrutture (MIT) e all’Autorità di regolazione dei trasporti di rivedere il meccanismo di aggiornamento tariffario.
Le società concessionarie avranno ora la possibilità di richiedere l’applicazione retroattiva degli aumenti sospesi negli anni precedenti, il che potrebbe generare contenziosi legali con lo Stato. Ogni aumento futuro dovrà comunque essere valutato e approvato dalla competente Autorità di regolazione.
Per gli automobilisti italiani -studenti fuori sede, pendolari, lavoratori- la notizia preannuncia un possibile aumento dei pedaggi nei prossimi mesi, soprattutto nelle tratte gestite da concessionarie che hanno subito il blocco degli adeguamenti tariffari. Non si tratta di rincari immediati, ma la strada è ormai spianata per una revisione al rialzo dei prezzi, specie se accompagnata da un’inflazione ancora alta e da investimenti infrastrutturali in corso.
Nel frattempo, i viaggiatori dovranno tenere d’occhio le comunicazioni ufficiali di MIT e concessionarie, poiché ogni autostrada potrebbe avere tempistiche e modalità diverse per l’eventuale aumento.
La sentenza della Consulta segna un punto fermo anche sul piano giuridico: il rispetto degli accordi tra Stato e privati non può essere modificato arbitrariamente per ragioni politiche o di convenienza economica. Il legislatore, sottolineano i giudici, non può utilizzare il potere normativo per disattendere contratti già in vigore, né imporre proroghe infinite in nome dell’interesse pubblico.
Questo principio potrebbe avere ripercussioni anche in altri settori regolati da concessioni pubbliche, ponendo limiti più stringenti all’intervento dello Stato in ambito economico.
” Non basta legare gli aumenti dei pedaggi agli investimenti realizzati dai gestori, e quel che serve realmente è un efficace sistema di indennizzi in favore degli automobilisti in caso di disservizi”. Le tariffe autostradali devono essere effettivamente parametrate alla qualità dei servizi resi sulla rete, e gli aumenti dei pedaggi devono essere concessi solo laddove si registra un concreto miglioramento di tutte le performance in favore degli utenti – spiega il Codacons – Rimane aperto il problema dei cantieri perenni e dei continui lavori in corso che, anche in estate e nel pieno degli esodi, creano file interminabili e disagi per gli automobilisti. In tal senso occorre introdurre indennizzi diretti e automatici in favore degli utenti delle autostrade proporzionati ai disservizi subiti, creando maggiore equità, trasparenza e correttezza nel settore”.
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