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Catania nel fumetto di Zerocalcare: “San Cristoforo foresta contro il deserto”

Catania e il suo quartiere di San Cristoforo protagonisti del nuovo fumetto d'inchiesta di Zerocalcare! La realtà del Decreto Caivano e le voci inascoltate.

Zerocalcare approda sulle pagine del settimanale Internazionale, e con il suo stile inconfondibile in grado di mescolare ironia e crudezza è riuscito nuovamente a raccontare una realtà senza filtri ! Protagonista anche la nostra città di Catania con il suo quartiere San Cristoforo, ma nulla di bello da leggere. Al centro si pongono gravi e delicati problemi, forse problemi che per molti degli abitanti dei quartiere sono all’ordine del giorno e in poco tempo sono diventati quotidianità da affrontare, con cui fare i conti e spesso con la quale convivere. Il racconto, racchiuso in sole 40 pagine, è perfettamente in grado di raccontare una realtà diverse, così vicina a noi e forse fin troppo ignorata.

Il progetto di Zerocalcare

Di cosa parla il fumetto d’inchiesta di Zerocalcare? Parla di un quartiere, parla dei quartieri in tutta Italia, parla del nostro Paese, racconta ingiustizie, di voci e bisogni inascoltati, di promesse non mantenute, di traffici illeciti, di disperazione, ma anche di resistenza e speranza. Parla di chi un piano B non ce l’ha.

Il numero 1603 pubblicato sulle pagine dell’Internazionale, descrive e tocca punti fondamentali di una piccola realtà, dividendo i temi in blocchi distinti: i luoghi , il crack, la legalità, l’occupazione, il doposcuola, il deserto e la foresta. Il protagonista, o meglio il punto di partenza, è uno dei sei quartieri italiani selezionati dal governo per l’applicazione del cosiddetto “modello Caivano”, si sta parlando del Quarticciolo, periferia est di Roma, dove l’autore ha raccolto le voci di chi vive il territorio ogni giorno, residenti e attivisti che cercano, con ogni mezzo a disposizione, di contrastare il degrado e trovare soluzioni concrete.

Il modello Caivano, di cosa si tratta

8 novembre 2023, giorno in cui il Decreto Caivano è stato approvato. Nasce così pochi anni fa un provvedimento pensato per affrontare: criminalità minorile, disagio giovanile e povertà educativa. Il decreto prende il nome dal comune campano di Caivano, ma le sue misure si estendono a tutto il Paese. Si parte con uno dei punti più fondamentali, l’obbligo scolastico. I sindaci e i dirigenti scolastici avranno infatti un ruolo più attivo nel monitorare la frequenza degli studenti. Proprio per questo se un giovane dovesse accumulare troppe assenze ingiustificate, i genitori potranno rischiare fino a due anni di carcere. A questo si aggiunge la sospensione per il reddito di inclusione, che verrà eliminato per tutte le famiglie che non garantiranno l’istruzione dei propri figli. Non si parla solo di educazione ma anche di regole più rigide per la criminalità minorile, una migliore sicurezza digitale un piano differenziamento degli asili nido, dedito ad aumentare i posti disponibili.

San Cristoforo e Catania

Come già accennato nelle prime pagine vengo come descritti i luoghi in cui si attuerà il modello Caivano: Rozzano (Milano), Orta Nova (Foggia), Rosarno (Reggio Calabria), Palermo con il suo Borgo Nuovo e di Catania con il quartiere San Cristoforo. Queste aree urbane spesso vengono etichettate come invivibili, luoghi da cui si cerca di fuggire piuttosto che rimanere. Il degrado, lo spaccio di droga, le occupazioni abusive e la marginalizzazione sociale sono problemi evidenti, ma dietro questa realtà si nascondono dinamiche ben più profonde. Si tratta di cause politiche, cause economiche, fenomeni gentrificazione. Se da un lato alcune zone vengono riqualificate e valorizzate, dall’altro questo processo spesso lascia indietro le fasce più deboli della popolazione, aumentando le disuguaglianze sociali e favorendo la diffusione di attività illecite.

Un altro aspetto cruciale è il ruolo del mercato globale della droga, che trova terreno fertile proprio nelle periferie abbandonate, dove l’assenza dello Stato diventa un vuoto pericoloso. Anziani e giovani, privi di supporto e opportunità, si trovano spesso senza alternative. E ancora si parla della situazione dei migranti spesso abbandonati a se stessi e facili prede della criminalità organizzata. Infine c’è il sistema scolastico, dove troppo spesso, gli studenti provenienti da contesti difficili vengono etichettati come “falliti” fin dalla giovane età, negando loro la possibilità di costruire un futuro diverso da quello che sembra già segnato.

Tuttavia, per ottenere un cambiamento reale, non basta scrivere leggi e regolamenti su carta. È necessario scendere nelle loro strade, ascoltare gli abitanti, comprendere la quotidianità in cui ogni giorni sono costretti a vivere.

La vera visione del Decreto

Al centro del fumetto d’inchiesta il problema della tossicodipendenza e dello spaccio nei quartieri è una realtà complessa, spesso accompagnata da episodi di violenza che aggravano il senso di insicurezza tra gli abitanti. Si evince come  molti residenti percepiscano il Decreto Caivano come una misura puramente repressiva, capace solo di spostare il problema altrove senza affrontarne le cause profonde. Inoltre, si mette in evidenza come la politica e i media siano più concentrati nell’individuare chi spaccia, piuttosto che nel comprendere il percorso delle droghe, il loro meccanismo di diffusione e il motivo per cui finiscono proprio nei quartieri più vulnerabili. “Vengono qua per fare la passerella, lo spot”, “lo fanno ogni tot, e ogni volta pare lo sbarco in Normandia. Arrivano centinaia bloccano per tutti ori quartiere ripeto non una sola parola legalità. Non esiste distinzione, è tutto uguale come fossero degli automi”.

Focus anche sull’importanza di interventi strutturali nei quartieri, ma nella realtà i problemi più urgenti restano ignorati: negozi chiusi, case che cadono a pezzi, servizi pubblici inesistenti, fogne malfunzionanti. La cosiddetta riqualificazione sembra solo di facciata, e le richieste dei residenti continuano a rimanere inascoltate. I veri aiuti concreti, quelli che fanno la differenza nella vita quotidiana, non arrivano dallo Stato, ma dalle parrocchie del territorio e dai gruppi di volontari. Ogni giorno, queste realtà organizzano palestre popolari, doposcuola e ambulatori, offrendo supporto a chi ne ha più bisogno. Tuttavia, il loro lavoro viene spesso ostacolato o addirittura cancellato in nome di una visione più ampia della legalità. Zerocalcare racconta come molti di questi doposcuola, gestiti da volontari, vengano chiusi e sgomberati poiché situati in edifici occupati. Ed ecco che in nome di qualcosa in apparenza più grande si elimini i pochi passi avanti fatti dalle comunità. “Fare un deserto e riempirlo di polizia non ha mai risolto niente “. Senza ascolto non vi sarà nessun tipo di riqualifica.

Ilaria Santamaria

Laureata in lettere e futura filologa comparatista. Ad occupare il mio tempo libero lunghe passeggiate sotto il sole e una buona lettura di un classico.

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Ilaria Santamaria

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