Sciopero scuola 31 ottobre: sarà un Halloween all’insegna di proteste, quello di quest’anno, a fronte dei tagli previsti dalla Legge di bilancio presentata in Parlamento nei giorni scorsi. Lo sciopero generale è stato proclamato da Flc Cgil con manifestazioni presìdi e flash mob in 40 città italiane. Aderiscono anche Fisi e Cub Sur, da Cib Unicobas e Unicobas Scuola e Università. Incroceranno le braccia il personale della scuola, dell’università e degli enti di ricerca, accademie e conservatori e Istituti Aninsei (Associazione Nazionale Istituti non Statali di Educazione e di Istruzione).
Il punto cardine della protesta è la richiesta di un contratto giusto e un lavoro stabile, tutto il contrario di quanto previsto nella Legge di bilancio che non prevede risorse aggiuntive per i rinnovi contrattuali 2022-2024. I finanziamenti disponibili, infatti, restano quelli già previsti che consentano di coprire appena 1/3 dell’inflazione del triennio (cioè aumenti del 5,78% a fronte del 18% circa di inflazione). Viene, inoltre, imposto un taglio lineare del 25% del turn-over a tutte le amministrazioni pubbliche.
Tagli anche nel personale, con una riduzione drastica: 5.660 di docenti dell’organico dell’autonomia e 2.174 unità di personale Ata. Con ciò, c’è il rischio di peggiorare ancora le già gravi condizioni in cui si svolgono le attività scolastiche.
Tra le altre motivazioni, si va ad aggiungere quella relativa alla card del docente. Per questa misura si prevede, infatti, un ridimensionamento. La card verrà estesa anche al personale supplente annuale con nomina al 31 agosto, escludendo gli oltre 140 mila docenti precari con nomina al 30 giugno. L’ importo di 500 euro annui sarà destinato a essere ridotto annualmente.
Nella nuova Legge di bilancio eppure i fondi stanziati non mancano. Ci sono, infatti, 122 milioni destinati alla valorizzazione del sistema scolastico ma non pervenuti i modi in cui questo processo dovrà avvenire. I sindacati si chiedono, dunque, perché questi fondi non siano stati dedicati al miglioramento dell’offerta formativa, ampiamente tagliato in questi anni per compensare il lavoro aggiuntivo del personale docente e per sanare l’incomprensibile esclusione del personale Ata. Ancora una volta, si prevede uno scenario privo di prospettive per il precariato.
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