Il 28 marzo ricorre la giornata mondiale dell'endometriosi, malattia silente ancora poco conosciuta: l'intervista alla dottoressa Benintende.
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L’endometriosi è una patologia che ad oggi, secondo il Ministero della Salute, colpisce circa il 10-15% delle donne in età riproduttiva. Inoltre, interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficoltà a concepire. Sono ben 3 milioni di donne che hanno ricevuta la diagnosi e il picco sembra verificarsi tra i 25 e i 35 anni d’età.
Nel dicembre del 2019, in Sicilia è stata promulgata la legge “Disposizioni per la tutela e il sostegno delle donne affette da endometriosi” con l’obiettivo di affrontare e risolvere le problematiche legate a questa condizione medica. Si ha quindi una chiara e profonda comprensione da parte della classe politica e dell’amministrazione regionale sul fatto che l’endometriosi sia una patologia con cui bisogna fare i conti.
Pertanto, da una parte si garantiscono tutte le prestazioni sanitarie e dall’altra si cerca di contrastare quel fenomeno per il quale una donna è costretta a passare da un ambulatorio all’altro senza essere presa in carico o, peggio, senza essere presa sul serio. Grazie a questa legge si è creata un rete di esperti che orbita intorno sia all’ospedale Garibaldi di Catania, centro di riferimento regionale, che al Civico di Palermo. Con l’obiettivo di garantire in ogni ospedale un gruppo dei professionisti specializzati pronti a riconoscere i sintomi legati a questa malattia invalidante.
Cerchiamo di far chiarezza insieme ad un’esperta della riabilitazione del pavimento pelvico, la dott.ssa Martina Benintende. L’esperta ci spiega che: “l’endometriosi provoca una crescita del tessuto endometriale, generalmente presente solo a livello uterino, ma che in questi casi si svilupperà anche sulla superficie di altri organi: ovaie, tube, intestino, vagina e vescica”.
E a seconda dell’estensione e della gravità delle lesioni: possiamo distinguere 4 stadi differenti:
“Le donne con endometriosi profonda presentano un aumentato del tono dei muscoli del pavimento pelvico– afferma la dottoressa Benintende – e di conseguenza le contratture, che possono formarsi a livello perineale, potrebbero essere una delle possibili cause alla base della sintomatologia dolorosa. I muscoli pelvici là dove presentano lo stato infiammatorio cronico reagiscono aumentando la propria tensione come una reazione naturale di difesa al fine di proteggere l’area dal dolore”.
“La paura di provare sofferenza crea così un’ulteriore contrazione preventiva dei muscoli vaginali – prosegue la dottoressa –, che aumenta il dolore stesso creando così un circolo vizioso. Il dolore delle volte è così forte da ridurre la qualità di vita della donna, fino al punto di poter cadere in uno stato depressivo. Pertanto è consigliabile invitare la paziente a sostenere un percorso di terapia psicologica in modo tale da aiutarla a riconoscere la patologia e soprattutto a conviverci”.
Purtroppo la diagnosi non sempre arriva subito. Come evidenziato dalla Dott.ssa Benintende, nella maggior parte dei casi si ha una diagnosi dopo circa 7 o 10 anni. Anni in cui le donne sono costrette a vivere questa condizione invalidante. Aggiungendo che spesso sono gli stessi professionisti a non riconoscere subito il quadro clinico, e questo non fa altro che aggravare le condizioni della paziente.
Secondo quanto dichiarato dall’esperta Benintende, i sintomi che spesso caratterizzano questa malattia, ci comunica che tra i più frequenti vi è il dolore pelvico cronico durante le mestruazioni. Ma può essere presente anche la dispareunia, quindi dolore alla penetrazione, e la dischezia, quindi difficoltà nell’evacuazione. E in alcuni casi si può arrivare all’infertilità.
“Nell’endometriosi ogni trattamento è personalizzato in base alla storia clinica della paziente – dichiara la specialista riguardo i vari trattamenti per fronteggiare la malattia –, ma anche in base a quello che emerge dalla valutazione svolta dallo specialista. Nella riabilitazione del pavimento pelvico è possibile intervenire mediamente diversi approcci: l’utilizzo di tecniche di terapia manuali, esercizi terapeutici come ad esempio d’esercizi propriocettivi, esercizi di respirazione, elettroterapia, utilizzo di device come massaggiatori vaginali o dilatatori. Ogni approccio, che viene proposto alla paziente, tiene sempre in considerazione lo stato doloroso con cui si presenta la persona. Insieme al trattamento è necessario spiegare perché si è giunti alla scelta di quel trattamento specifico. Credo quindi che per la paziente possa essere molto utile capire che cosa avviene nel suo corpo e come sia possibile aiutarla”.
Ciò che appare fondamentale è di non sottovalutare i campanelli d’allarme che il nostro corpo ci fornisce. E non è normale vomitare, svenire o rimanere interi giorni a letto per il dolore mestruale. Le mestruazioni dolorose non sono mai normali, non si ha solo una bassa soglia del dolore. Durante le mestruazioni si può avere un fastidio, che non deve essere dolore e non deve essere invalidante. Qualsiasi donna, che in questo momento si trovi in questa condizione invalidante, abbia la consapevolezza che tutto quello che prova non è solo nella sua testa.
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