“Assassinio a Venezia”: Poirot e il caso del libro “manomesso” dal film

Il detective Hercule Poirot è tornato al cinema con "Assassinio a Venezia": ecco la recensione del film e le differenze con il libro.

Tra i film più attesi del 2023 c’è anche un grande ritorno al cinema: si tratta del detective Hercule Poirot, che è approdato nelle sale da qualche giorno con un nuovo caso. Il film in questione è “Assassinio a Venezia”, arrivato nelle sale italiane insieme a un altro grande ritorno: infatti, il lungometraggio è rientrato nel progetto “Cinema in Festa”, l’iniziativa che permette di vedere i film nelle sale con un biglietto unico di 3,50 euro.

Secondo quanto riportato dal sito di settore “MyMovies.it“, il nuovo film con Poirot protagonista ha dominato gli incassi dei cinema italiani nel weekend, superando di poco. Ecco quindi la storia raccontata nel film, la recensione e le differenze con il libro dal quale è stato tratto il soggetto.

Assassinio a Venezia: la trama

La storia di “Assassinio a Venezia” è ambientata nel 1947 a Venezia, dove Hercule Poirot, detective belga noto in tutto il mondo per i suoi successi investigativi, si è ritirato “in pensione”. L’uomo ha deciso di riposarsi e di non avere più a che fare con i casi irrisolti perché disilluso dal mondo e dall’umanità dopo i due conflitti mondiali. A proteggerlo ha una guardia del corpo italiana che allontana tutti coloro i quali sono alla ricerca del suo aiuto da detective. Tuttavia, un giorno viene raggiunto da una sua amica, Ariadne Oliver, scrittrice di gialli che gli chiede di accompagnarla ad una festa di Halloween dove si svolgerà una seduta spiritica.

A svolgere la seduta sarà Joyce Reynolds, una medium chiamata dalla padrona di casa, Rowena Drake, ex cantante lirica, per mettersi in contatto con la figlia morta suicida in casa dopo aver rotto il fidanzamento con lo chef Maxime. L’autrice è infatti decisa a smascherare la medium e chiede a Poirot di aiutarla. Inizialmente, il detective belga riesce a svelare alcuni trucchi della Reynolds, ma nel corso della serata si svolgeranno diversi avvenimenti che faranno davvero sembrare la casa maledetta. L’apice si toccherà con l’assassinio della medium, avvenimento dal quale Poirot farà partire la sua nuova indagine per trovare la soluzione ai fatti apparentemente inspiegabili avvenuti a casa Drake.

Recensione del film

Kenneth Branagh torna a vestire i panni di Hercule Poirot per il terzo film con questo personaggio dopo “Assassinio sull’Orient Express” e “Assassinio sul Nilo“. Tra gli attori del cast presenti anche Kelly Reilly, Jamie Dornan e una quota italiana, rappresentata da Riccardo Scamarcio nei panni della guardia del corpo di Poirot.

Come terzo capitolo di una saga sulle vicende del detective Poirot, il film si rivela particolarmente diverso dai precedenti. Lo è nell’atmosfera, decisamente più dark con tendenza ad una sorta di “soft horror”, sostenibile anche da chi non ama i film del terrore. Inoltre, la differenza con i precedenti film del Poirot di Branagh si vedono anche nella fedeltà al romanzo, in quanto “Assassinio a Venezia” ha visto un cambio di rotta rispetto ai precedenti. Infatti, le trame dei due film precedenti ad “Assassinio a Venezia” sono molto fedeli ai romanzi dai quali sono stati realizzati, mentre l’ultimo lungometraggio presenta numerose e importanti differenze con la storia originale ideata da Agatha Christie.

Infine, una terza distinzione tra le precedenti pellicole e “Assassinio a Venezia” sta nella resa finale del film: questo perché l’ultimo capitolo non brilla come i precedenti. In molti momenti sembra trattarsi più di una serie di esperimenti che di un prodotto finito, partendo dall’alternarsi dei generi e delle tecniche cinematografiche utilizzate. Dai momenti classici di stasi e dialoghi si passa a tecniche di cinema come il jumpscare e la suspense di angoscia tipiche degli horror, sebbene il film non rispecchi mai totalmente questo genere. In conclusione, “Assassinio a Venezia” sembra arrivare in sordina rispetto agli altri due film, presentandosi come un’idea interessante ma con un risultato non di particolare rilievo.

Assassinio a Venezia: le differenze con il libro

Se è vero che Poirot ha sempre un’indagine da portare a termini nei suoi film, per “Assassinio a Venezia” è presente anche un caso da risolvere per il pubblico. Infatti, per tutti coloro i quali si sono chiesti a quale romanzo sia ispirato il nuovo capitolo delle vicende di Poirot, la risposta è presto detta: si tratta di “Poirot e la strage degli innocenti”, pubblicato in lingua originale con il titolo “Hallowe’en Party”. Tuttavia, come anticipato, il film differisce dal libro circa nel 98% del totale.

Non a caso, nella nuova edizione del libro, pubblicata in occasione dell’uscita del film nelle sale con il nuovo titolo di “Assassinio a Venezia” la prefazione vede lo sceneggiatore Michael Green genuinamente mettere le mani avanti e “scusarsi” con i fan di Agatha Christie per aver “manomesso” la storia originale nel film, il quale appare più come una storia a sé che come un adattamento cinematografico. Infatti, va precisato, lo stesso Green confessa di aver commesso un vero e proprio “omicidio” ai danni del libro cambiando la storia nel film con Branagh.

Ma quali sono le differenze più importanti tra libro e film? La prima è evidente, in quanto presente già nel titolo: Venezia del 1947 è l’ambientazione del film, mentre quella del libro è Woodleigh Common, paesino vicino Londra, nel corso degli anni Sessanta. Inoltre, nel libro vi è una festa di Halloween ma nessuna seduta spiritica, e Joyce non è una medium adulta ma una ragazzina di tredici anni. 

Allo stesso modo, altri personaggi sono totalmente diversi tra libro e film: in particolare, in quest’ultimo appaiono meno personaggi rispetto alla versione letteraria, alcuni riportano i nomi degli originali letterali ma non ne rispecchiano le caratteristiche mentre il personaggio interpretato da Scamarcio è assente nel libro. Sempre in tema di personaggi, anche nel libro avviene più di un omicidio, ma la versione cinematografica differisce totalmente in termini di dinamica da quella letteraria. Oltre questi aspetti, anche le tempistiche sono differenti: mentre nel libro la vicenda e gli interrogatori di Poirot occupano più giorni, il film vede la trama esaurirsi prima dell’arrivo del giorno.

Tenendo conto di quanto presentato, è possibile concludere che il film non risulta essere uno dei migliori dell’anno né della trilogia del Poirot di Branagh. Tuttavia, una nota dovuta per gli amanti di Agatha Christie e per chi ha letto il libro al quale il soggetto del film è ispirato è certamente di considerare la storia letteraria e quella cinematografica come due prodotti distinti. Ciò è necessario per evitare di lasciarsi influenzare troppo negativamente nella valutazione del film. Per chi invece ha solo visto il film, il consiglio è senza dubbio quello di dedicarsi alla lettura del breve romanzo di Christie al quale la pellicola è ispirata: sarà divertente e persino illuminante scoprire quanto può essere differente il risultato delle due versioni svelando, alla stessa maniera del detective Poirot, tutte le alterazioni evidenziate nel film.


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Martina Bianchi

Giornalista pubblicista con una laurea magistrale in Global Politics and Euro-Mediterranean Relations e una triennale in Scienze e Lingue per la Comunicazione, coltiva l'interesse per il giornalismo scrivendo per LiveUnict dal 2018 e coordinando la redazione da maggio 2022. Appassionata di lingue straniere, fotografia, arte e viaggi, ama scrivere di attualità, con un particolare interesse per i diritti e la storia.

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Martina Bianchi

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